Fino a pochi anni fa Londra non poteva certo considerarsi un paradiso della craft beer; tralasciando il discorso dei pub, dove qualche isola felice è sempre esistita, per i birrifici la situazione era terrificante. Basta dare un'occhiata a questa pagina della Brewery History Society per accorgersi di quante vittime ci siano state nella città che, nel diciannovesimo secolo, era la capitale mondiale della produzione di birra. Alla fine degli anni 90, l'unico superstite era la storica Fuller’s; da allora fino a pochi anni fa l'unico tentativo di produrre birra a Londra ancora in piedi è quello della Meantime di Greenwich, aperta nel 2000.
Gli inglesi, in campo musicale, hanno spesso fatto appello all concetto di "new wave"; da quella storica, a cavallo tra gli anni 70 ed 80, alla "new wave of the new wave" della metà degli anni 90. Non c'è (quasi) decennio che passa senza che si parli di una qualche nuova ondata. Senza ombra di dubbio è arrivata anche per Londra la rinascita brassicola, ovvero una new wave di microbirrifici che da qualche anno stanno cercando di riportare birra di qualità in una città con un impressionante potenziale di estimatori. Al momento ce ne sono circa venti. E' anche nata un'associazione, la London Brewers Alliance, e su questa pagina trovate l'elenco di tutti i microbirrifici in attività nella Greater London. Forse non possiamo ancora parlare di "paradiso" della craft beer, ma senza dubbio l'inferno brassicolo a Londra è terminato. La Kernel Brewery è una delle realtà più interessanti, guidata da Evin O'Riordain, un irlandese di 36 anni che ha cominciato – dicono – come homebrewer neppure tre anni fa. Ma è un viaggio “brassicolo” negli Stati Uniti, attraverso la loro craft beer revolution, a far scattare in lui la decisione di aprire un microbirrificio. Ad inizio 2010 lascia il suo impiego come venditore di formaggio al vicino Borough Market per la Neal’s Yard Dairy e, aiutato da Chrigl Luthy e Toby Munn affitta un piccolo spazio sotto le arcate della ferrovia a Bermondsey, poco lontano dal London Bridge. L’ispirazione per le birre “chiare” è dichiaratamente Americana, ma per le birre “scure” Evin rivendica l’importanza del luogo in cui ha scelto di fondare la Kernel Brewery. Con gli alti costi d’affitto del suo piccolo locale nella capitale londinese avrebbe potuto tranquillamente scegliersi una location più ampia e comoda nella tranquilla campagna nel sud inglese. Ma secondo Evin le porters e le stouts da lui brassate non sarebbero potute nascere altro che qui, in un piccolo spazio dal pavimento umido che risuona delle vibrazioni dei treni che ogni trenta secondi circa passano sopra la sua testa in direzione London Bridge, dieci ore al giorno, per sei giorni la settimana. Evin definisce oggi la Kernel come una realtà appena un po’ più grossa di un semplice homebrewer; le bottiglie sono tutte imbottigliate, incapsulate ed etichettate a mano, con etichette minimali, grezze: una semplice striscia di carta sulla quale viene “timbrata” a mano il nome della birra. E ne ha prodotte moltissime, Evin, in poco più di un anno di attività; Ratebeer ne lista già circa 90. Si tratta per lo più di piccole variazioni della stessa ricetta: decine di IPA “single hop” o con leggeri cambiamenti nel mix dei luppoli usati sono affiancate da alcune ricette dal passato (una Export India Porter che degusteremo nelle prossime settimane). Praticamente impossibile dire se vi siano birre fisse, birre stagionali o birre “one shot”. Per scoprirlo, potete andarlo a trovare: la Kernel è aperta al pubblico tutti i sabati, dalle 9 del mattino alle 4 del pomeriggio al 98 di Druid Street (Greater London, SE1 2HQ). La maggior parte delle birre prodotte dalla Kernel indicano solitamente in etichetta le principali materie prime utilizzate. La India Pale Ale CCA è infatti brassata utilizzando i luppoli Columbus, Citra ed Apollo. All’aspetto è di color arancio, velato. Schiuma leggermente ocra, fine e cremosa, persistente. Bel naso fresco ed elegante, ricco di aghi di pino e frutta tropicale (ananas, mango, polpa di pompelmo). In bocca è mediamente carbonata, corpo medio. E’ una IPA che si rivela quasi dolce, straripante di frutta tropicale e agrumi; c’è qualche nota di malto/caramello e l’amaro, vegetale, arriva solo a fine corsa, quasi sottovoce, a portare equilibrio ed a lasciare un retrogusto erbaceo con un ritorno fruttato di mango. Lo splendido bouquet olfattivo forse crea troppe aspettative in bocca, che rimangono inevitabilmente un po’ deluse; rimane comunque una IPA “tranquilla”, mediamente amara e dal gusto pulito. Avercene, così. Formato: 33 cl., alc. 6.7%, scad. 17/06/2013, prezzo 4,03 Eur.
________________
english summary:
Brewery: The Kernel Brewery, London, England.
Appearance: hazy orange color with a creamy and long lasting off-white head. Aroma: wonderful fresh hoppy aroma; rich tropical fruits (pineapple, mango), grapefruit pulp, pine. Mouthfeel: medium body, medium carbonation. Taste: there’s a caramel malty backbone here but lots of fruits (citrus and tropical). It’s almost sweet, something you would not expect in an IPA. Grassy bitterness comes only in the finish as to balance this beer. A fruity (mango) bitter grassy aftertaste follows. Overall: An IPA brewed with Columbus, Citra and Apollo hops (CCA). Its rich aroma brings lots of tasting expectations which are slightly disappointed. A soft and easy drinking IPA with not too much bitterness going on. But still a very clean, tasty and assertive beer (if you know what we mean),. Good stuff. Bottle: 33 cl., 6.7% ABV, bb. 17/06/2013, price 3.50 GPB.
Nessun commento:
Posta un commento