giovedì 18 febbraio 2016

Buskers Peacemaker

Nuovo appuntamento con Buskers, l’eclettico progetto “itinerante”  di Mirko Caretta (Bir&Fud, Roma) che dal 2011 realizza birre in giro per l’Italia; sul blog ne sono già transitate alcune. In questi cinque anni, secondo il database di Ratebeer, sono stati coinvolti gli impianti di Birra del Borgo (6 birre), Ducato (2), Bidu, Dada, Menaresta, Extraomnes, Birra Perugia, Foglie d’Erba, Free Lions, L’Olmaia, MC77, Opperbacco e La Casa di Cura con una birra a testa. 
Parliamo proprio di quest’ultima collaborazione realizzata a febbraio 2014 presso gli impianti a Senarica de “La Casa di Cura”, birrificio attivo dal 2013 e fondato dai soci  Luigi Recchiuti, Loreto Lamolinara, Alfredo Giugno e Tonino Ventilii: ve ne avevo parlato in questa occasione. Si tratta di una robusta Scotch Ale (Wee Heavy) prodotta con malto Maris Otter ed una piccola percentuale di torbato; impossibile non citare le solite splendide e fantasiose etichette di Buskers, realizzate al come di consueto dall’artista spagnolo Fidelius per l’occasione in collaborazione con Jezabel Nekranea. Nel bicchiere arriva con un colore che s’avvicina alla tonaca del frate, con venature ambrate e rossastre; da subito emerge il “problema” schiuma: non è gushing ma la schiuma è davvero difficile da controllare e riempie immediatamente il bicchiere obbligando ad una lunga attesa prima di poterlo completare correttamente. Al naso m’accoglie un inopportuno profumo di pera che ruba la scena a tutto il resto, almeno sino a quando la schiuma non collassa: in sottofondo frutta secca, biscotto, caramello. 
Molta schiuma è sovente sinonimo di elevata carbonazione e questa Peacemaker non fa eccezione, andando palesemente contro i dettami dello stile: il mouthfeel (corpo medio) anziché morbido risulta abbastanza ruvido e spigoloso, ostacolando inizialmente la percezione dei sapori. Ma anche dopo che le bollicine si sono calmate, la birra non splende di pulito e di eleganza; la base di biscotto e caramello/toffee è quella attesa, gli esteri al palato (prugna, datteri) sono più appropriati di quelli delll’aroma e la chiusura è amara quanto basta (frutta secca, lieve terroso) a rendere la bevuta complessivamente dolce ma bilanciata. C’è una buona secchezza ma anche una leggera astringenza finale, mentre quella sensazione di “relax” e di appagamento che vorresti provare con una robusta Scotch Ale tra le mani arriva molto (troppo) tardi, nel morbido retrogusto etilico di frutta sotto spirito. Bottiglia con qualche problemino irrisolto e  - onestamente – al di sotto degli standard delle altre Buskers bevute sino ad ora:  qui si beve discretamente, ma si deve pretendere di più.
Formato:  33 cl., alc. 7.2%, lotto 3415, scad. 07/2016, pagata 4.00 Euro.

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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