I beergeeks più attenti si saranno sicuramente già segnati sulle loro mappe la Hudson Valley, area dello stato di New York che accompagna il corso del fiume da Albany verso le luci di Manhattan: Suarez Family, Plan Bee Farm, Equilibrium, Industrial Arts, Dancing Gnome e soprattutto quella Hudson Valley Brewery che sta producendo le Sour IPA più desiderate in tutti gli Stati Uniti. Non è forse un caso che Sean Bowman, Tim Czarnetzki e Steve D’Eva abbiano scelto questa zona come base del loro nuovo progetto chiamato Foreign Objects: la loro sede è a New Paltz ma questo non ha molta importanza visto che non hanno ancora impianti di proprietà e producono appoggiandosi a birrifici in Connecticut e Pennsylvania, soprattutto alla Shmaltz Brewing Company. I tre ragazzi, tutti nati sulla costa ad Est, si erano conosciuti dalla parte opposta, a Seattle: Czarnetzki e Bowman avevano fondato nel 2011 la Urban Family Brewing e D’Eva era stato assunto come birraio. Steve proveniva dalla ristorazione e aveva lavorato come Executive Chef al birrificio Tired Hands, interessandosi alla produzione della birra, iniziando con l’homebrewer e dal 2012 aveva iniziato a farsi le ossa in alcuni birrifici prima di arrivare a Seattle. Nel 2016 Czarnetzki e Bowman vendettero la Urban Family Brewing per tornare a casa, nella Hudson Valley e Steve D’Eva iniziò a lavorare come consulente presso altri birrifici: i tre iniziarono però a gettare le basi del loro nuovo progetto Foreign Objects. Il nome si riferiva appunto al fatto che si erano conosciuti in una città nella quale non erano nati e dove, in qualche modo, si sentivano appunto dei “corpi estranei” .
Ricorda D’Eva: “l’idea iniziale era di costruire un microbirrificio agricolo su di un terreno di proprietà della mia famiglia ma i preventivi per la costruzione erano insostenibili, ci sarebbe voluta una quantità enorme di denaro. Non volevamo ricoprirci di debiti e così pensammo di fare una beerfirm: trovai dei birrifici ai quali potevamo appoggiarci con fiducia e che ci lasciavano piena autonomia nella realizzazione delle nostre ricette. In questo modo potevamo anche meglio concentrarci sugli aspetti visivi e comunicativi del nostro marchio, che io reputo fondamentali. E’ comunque importante far sapere alla gente che noi tre siamo tutti stati dei birrai che hanno passato anni a pulire il pavimento e i tini”.
Le etichette sono acquerelli abbozzati da D’Eva e realizzati poi a mano con il metodo della cianotipia dall’artista di Seattle Molly Dolan: la maggior parte delle birre hanno riferimenti astrologici o a canzoni. Foreign Objects decide di produrre inizialmente solo Ungespundet Lagers e New-American Hoppy Ales: “il termine New England IPA è ormai usato per definire birre stucchevoli e sbilanciate che cercano di emulare i succhi di frutta zuccherati. Noi non facciamo le nostre birre così: ci focalizziamo sul carattere fruttato e succoso senza sacrificare le componenti resinose o terrose dei luppoli“.
I beergeeks hanno gradito e la birra Mind/Body/Light/Sound è stata per un periodo di tempo tra le migliori 20 NEIPA al mondo secondo il popolo di Untappd. Foreign Objects ha già annunciato di volersi dotare di impianti propri: forse un brewpub a Philadelphia? Ancora non si hanno notizie precise. Le uniche certezze sono due: l’imminente apertura di una tasting room a Monroe, contea di Orange, non lontano da quegli Woodbury Outlets che spesso i turisti raggiungono in pullman da Manhattan. Birra alla spina, merchandising e lattine in vendita: perché è “cool” la fila di gente in attesa fuori dalla porta ma è soprattutto redditizio vendere direttamente al pubblico senza passare per i distributori. Il secondo annuncio riguarda la nascita di un nuovo marchio chiamato Discord Beer Company che si focalizzerà esclusivamente su quelle Sour IPA che hanno reso famosa la Hudson Valley.
Le birre.
Assaggiamo qualcuna di queste New-American Hoppy Ales che di recente sono arrivate anche nel nostro continente. La NEIPA Psychic Texture (6.7%) vede come protagonisti luppoli Simcoe ed Ekuanot; ha debuttato alla fine dello scorso settembre e si tratta quindi di una lattina che ha quasi due mesi di vita. Nel bicchiere assomiglia ad un succo di frutta alla pera, la schiuma biancastra è un po’ scomposta ma ha una discreta persistenza. Mango, lychee, papaia, melone, mandarino, cedro e pompelmo: questi i profumi che compongono un aroma pulito e ancora abbastanza fresco. La bevuta si muove sulle stesse coordinate: dolce ma non stucchevole, frutta tropicale, agrumi “zuccherati”, un finale amaro vegetale-resinoso di breve intensità e durata che però “gratta” leggermente in gola. Niente di grave: la birra è bilanciata e abbastanza pulita, non ci sono fuochi d’artificio ma è assolutamente gradevole. La sensazione palatale è moderatamente “chewy” come vorrebbe il protocollo NEIPA ma non risulta ingombrante.
Solarys è invece una NEIPA (6.8%) che non dichiara i luppoli utilizzati e che è arrivata al “batch numero 3”; la stampigliatura sulla lattina (19-924) mi fa pensare che sia la più fresca delle tre lattine nel mio frigorifero e l’aroma, fresco e molto definito, lo conferma. Davvero ottimo: mango, ananas, arancia, pesca, persino qualche suggestione di fragola. Visivamente si passa dal succo di pera a quello di pesca: dominano le tonalità arancio. La bevuta non replica le piccole meraviglie dell’aroma ma è comunque piacevole. Il fruttato è meno definito e, anche qui, il suo dolce viene bilanciato da un breve passaggio amaricante finale resinoso: non “gratta” il palato ma è un po’ brusco e la birra che sembra concludersi un po’ troppo affrettatamente. Il mouthfeel è lo stesso della Psychic Texture ma è un po’ infastidito da qualche bollicina di troppo. Peccato: dopo un ottimo inizio (aroma) la birra perde qualche colpo.
Astrologia e musica, dicevamo. In questo caso Allergic to Thoughts of Mother Earth è il titolo di un brano dei Placebo e, a scanso di equivoci, l’etichetta fa qualche riferimento diretto ai versi della canzone. Amarillo e Mosaic sono i prescelti per una NEIPA (6.5%) che ha debuttato a fine settembre e che assomiglia ad un succo di pesca. Mango, papaia, passion fruit, pompelmo, qualche strascico vegetale; questo il bouquet di frutta dolce e piuttosto matura, fresco e intenso senza essere cafone. Al palato c’è un bel carattere juicy che replica l’aroma anche se con minor pulizia: una bella spiaggia tropicale, qualche agrume, titoli di coda amaro-resinosi che scorrono velocissimi: alcool ben gestito (come nelle altre due birre), ottima bevibilità. Direi la migliore delle tre: bilanciata, pulita, priva di spigoli ma – se vogliamo essere sinceri – anche di slanci.
Tre birre abbastanza simili che si differenziano tra di loro per lievi sfumature: del resto oggi il mercato chiede continuamente qualcosa di nuovo e bisogna soddisfarlo. Si beve comunque bene e ad un prezzo tutto sommato buono, visto i tempi che corrono.
Nel dettaglioPsychic Texture, 47.3 cl., alc 6.7%, lotto #1 19-873, prezzo indicativo 7,00 euro
Solarys, 47.3 cl., alc., 6.8%, lotto # 3 19-873, prezzo indicativo 7,00 euro
Allergic to Thoughts of Mother Earth, 47.3 cl., alc. 6.5%, lotto #1 19-919, prezzo indicativo 7,00 euro
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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