lunedì 16 dicembre 2019

DALLA CANTINA: Birra del Carrobiolo O.G. 1085 Una Botte e Via 2015

Se non erro è la birra che ha dato il via alle sperimentazioni con il legno del birrificio Piccolo Opificio Brassicolo del Carrobiolo – Fermentum: quella O.G. 1085 che oggi è stata rinominata semplicemente Tripel ma che sino a qualche anno fa era chiamata con il valore di densità del mosto prima della fermentazione. Correva l’anno 2012 ed il birrificio guidato dal birraio Pietro Fontana si trovava ancora all’interno dei suggestivi ma poco pratici locali del convento in piazza Carrobiolo a Monza. La tripel, la cui ricetta originale prevedeva malto d’orzo, segale, grano saraceno, avena, frumento, luppolo Perle, Saaz e Fuggle era finita a riposare per tre mesi in botti che avevano ospitato Pedro Ximenez di Williams & Humbert. Nacque così la O.G. 1085 Pedro Fontenez 2012: pochissime bottiglie che avevano però impressionato molto positivamente i fortunati che erano riusciti ad assaggiarla. 
Nel 2014 il birrificio si è trasferito nella vicina piazza Indipendenza inaugurando il nuovo brewpub con cucina annessa: il vecchio impianto è rimasto attivo all’interno del convento per un paio di anni prima di essere venduto e i locali sono stati adibiti a cantina consentendo di ampliare il numero degli affinamenti in botte.  La Tripel O.G. 1085 è così finita prima in botti che avevano ospitato Marsala e poi in quelle di altri vini a seconda della disponibilità: Amarone della Valpolicella, Barolo, Morellino di Scansano.  Il nome scelto per questa serie? Una botte e via. Nelle botti di grappa ci sono poi finite una imperial stout ed una pils (La Spada nella Botte). E pochi giorni fa è stato presentato BarriC, progetto a quattro mani al quale partecipano, oltre a Fontana ed a Matteo Bonfanti, birraio del Carrobiolo, anche Gianriccardo Corbo (“naso, competenza e bocca fine”) e Stefano Andretta (grafica e comunicazione. Un ulteriore passo in avanti negli affinamenti in legno: birre acide.

La birra.
La O.G. 1085 Una Botte e Via 2015 nasce dopo un affinamento di tre mesi in botti ex-barolo. La stappo due anni dopo la data di scadenza, ma il suo colore arancio è giovane e luminoso: la schiuma biancastra non è molto generosa ed è un po’ scomposta. Vino, legno, agrumi e albicocca candita, zucchero candito, una delicata speziatura: a quattro anni dalla messa in bottiglia l’aroma è uno splendido mix di freschezza e qualche nota funky brettata. Al palato le bollicine sono ancora vivaci e la bevuta sorprende per la sua giovinezza: il dolce della tripel (biscotto, frutta candita) è perfettamente bilanciato dall’asprezza delle note vinose,  da una lieve acidità e dalla timida presenza amaricante finale che richiama il Curaçao. Un delicato alcol warming accompagna in sottofondo l’intero percorso senza mai alzare la voce.  Birra e botte interagiscono in maniera splendida, senza che quest’ultima voglia prevaricarla: carattere, complessità, pulizia e precisione. C’è tutto quel che serve per volare in alto, anche due anni dopo la data di scadenza.
Formato 37,5 cl., alc. 9.5%, lotto i1504, scad.  12/2017

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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