Cierzo Brewing ha debuttato nell’agosto del 2018 ma non è esattamente un nome nuovo nella scena della birra artigianale iberica. Siamo a Caspe, piccolo comune spagnolo nella comunità autonoma di Aragona che si trova un centinaio di chilometri a sud di Saragozza: qui nel 2011 il birraio Sergio Ruiz aveva aperto assieme all’amico David Laguarda le porte del microbirrificio Populus dopo essersi cimentato tra le mura domestiche per quasi quindici anni. Il cambio di nome in Cierzo è dovuto all’arrivo di alcuni soci che hanno portato le risorse finanziarie necessarie per far partire un business plan molto più ambizioso: l’ampliamento degli impianti di Caspe e la contemporanea apertura di un brewpub, con impianto e ristorante annesso, nel centro di Saragozza.
Al progetto Cierzo partecipano i proprietari della Hoppy Craft Beer House (birreria con quindici spine e buona offerta culinaria a Saragozza) e del beershop online a lei collegato chiamato Cerveceo; i proprietari di Gourpass, importatore per la Spagna di birra artigianale canadese ed europea, i proprietari di Lupulus, un altro distributore della penisola Iberica.
Il nome scelto, Cierzo, è quello del vento tipico della valle dell’Ebro: simile al Mistral, soffia principalmente in autunno e inverno e si caratterizza per l’assenza di umidità. Come logo è stata scelta quella freccia che in meteorologia viene usata per indicare forza e direzione del vento: il logo su ogni etichetta viene orientato per rappresentare il contenuto alcolico (forza) e al livello di amaro (direzione) della birra. E’ stato ideato dalla collaboratrice e grafica Eva Felipe Coloma, autrice anche di tutte le etichette ed appassionata di birra: confessa di amare le etichette semplici e minimaliste usate da Cloudwater e Wylam. In diciotto mesi d’attività Cierzo ha già sfornato una quarantina di birre, la metà della quali appartenenti alla famiglia IPA (Session, Double, New England). Il popolo di Ratebeer, portale che da tempo s’è incamminato sul viale del tramonto, lo ha di recente eletto come miglio nuovo birrificio spagnolo del 2019. Il più frequentato Untappd lo inserisce tra i migliori dieci birrifici spagnoli.
Alla meteorologia si ispira anche il nome dell’american IPA Tronada (7.4%), un temporale che promette riversare su di voi una violenta pioggia di Citra, Simcoe, Mosaic e Ahtanum; la ricetta si completa con malto Extra Pale, frumento e fiocchi d’avena. Nel bicchiere si presenta di color oro carico, velato, con una testa di schiuma biancastra abbastanza compatta e persistente. Per una IPA inlattinata ad inizio gennaio l’aroma è davvero poca cosa: intensità bassa, qualche accenno resinoso e di agrumi. Un inizio sottotono che si riscatta solo parzialmente in bocca: la bevuta è tutt’altro che esplosiva ma per lo meno qualcosa c’è: miele e frutta tropicale danno il via ad un percorso dolce che vira progressivamente verso un amaro resinoso di discreta intensità (90 IBU ?) e durata. La chiusura non è molto secca e sul palato rimane sempre un lieve patina dolce reminiscente di frutta tropicale: è qui che l’alcool fa sentire un po’ la sua presenza. IPA che svolge il suo compitino senza sussulti evidenziando un’eccessiva timidezza: c’è un buon livello di pulizia ma per farsi notare in un mercato sempre più affollato bisogna fare di più.
Formato 44 cl., alc. 7.4%, IBU 90, lotto 08/01/2020, scad. 08/06/2020, prezzo indicativo 6.00-7.00 euro (beershop) NOTA: Prezzi indicativi (beershop). La descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa lattina e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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