Nel 2016 il birrificio dell’Ohio Hoppin' Frog, per il quale non ho mai nascosto il mio amore quasi incondizionato, ha festeggiato il suo decimo compleanno con un breve tour europeo che lo ha portato a collaborare con alcuni birrifici del nostro continente: i danesi della Dry & Bitter per una Baltic Porter, la beerfirm To Øl (SS Stout), gli inglesi di Siren (la piccante 5 Alarm) e i norvegesi di Lervig con la massiccia Sippin Into Darkness Imperial Stout. Ve ne avevo parlato in questa occasione.
Si tratta di una birra ispirata al Chocolate Martini, un cocktail inventato da Rock Hudson ed Elizabeth Taylor quando si trovavano a Marfa (Texas) per le riprese del film “Il Gigante”. Correva l’anno 1955 e i due attori, che vivevano in villette adiacenti, diventarono amici e si ritrovavano spesso la sera a far tardi con un bicchiere in mano. “Eravamo così giovani – ricordava Hudson – potevamo mangiare e bere tutto quello che volevamo e non sentivamo mai il bisogno di dormire. Una sera inventammo il miglior drink che mi sia mai capitato di bere, un Martini al cioccolato fatto con vodka, sciroppo di cioccolato Hershey's e Kahlúa (un liquore messicano al gusto di caffè). Non so come siamo riusciti a sopravvivere.” Anche se tecnicamente non era un Martini, la bevanda inventata quella sera divenne molto popolare a Hollywood ispirando poi la nascita di una serie di miscelati al cioccolato: moltissime le varianti che vengono oggi chiamate Chocolate Martini, quasi tutte basate su vodka e un liquore al cioccolato ai quali vengono poi aggiunti ingredienti a fantasia, come ad esempio vaniglia, menta, lamponi, panna.
I birrai Mike Meyers (Lervig) e Fred Karm (Frog) si trovarono a Stavanger, Norvegia, per realizzare Sippin' into Darkness, una imperial stout con aggiunta di lattosio, fave di cacao e vaniglia: la birra (12%) prodotta sugli impianti di Lervig è arrivata nei negozi europei a luglio 2016, mentre la sorella americana (10%) prodotta in Ohio fu presentata a metà ottobre. Entrambe le versioni sono poi finite ad invecchiare in botti di bourbon ed il risultato è stato imbottigliato l’anno successivo; questa volta entrambe le birre hanno la stessa gradazione alcolica (12%). Visto che avevo in cantina una bottiglia di entrambe ho pensato di fare un confronto assaggiandole contemporaneamente per vedere similitudini e differenze: il risultato è stato abbastanza netto.
Non sono riuscito ad assaggiare la Sippin' into Darkness “base” prodotta da Hoppin Frog, ma quella di Lervig si spingeva pericolosamente in un territorio a me poco gradito, quello “pastry”, essendo dominata da vaniglia e cioccolato al latte. La sua versione barricata prosegue ovviamente in questa direzione. Il suo vestito è quasi nero e la schiuma si dissolve immediatamente: al naso dominano vaniglia e cioccolato al latte, oscurando praticamente ogni altro elemento. I profumi sono intensi ma poco eleganti: immaginate di scartare una merendina. Il corpo è pieno, le bollicine sono poche ma riescono comunque e dare fastidioso pizzico. La bevuta è fortunatamente un po’ più variegata: l’asse vaniglia-cioccolatte è parzialmente interrotto dalla frutta sotto spirito e nel finale arriva un po’ di bourbon ad “asciugare” una birra che a me risulta quasi stucchevole. Non c’è tuttavia una gran profondità, la pulizia non è impeccabile e l’effetto merendina è sempre dietro l’angolo. A qualcuno magari piacerà molto, ma una sorta di infuso alla vaniglia non è la birra che fa per me.
In Ohio sembrano pensarla come il sottoscritto e la versione Barrel Aged realizzata da Hoppin’ Frog è di tutt’altra pasta. Basta guardare come la birra si presenta nel bicchiere: nera, sormontata da una bella testa di schiuma cremosa e dalla buona persistenza. In evidenza al naso troviamo bourbon e i cosiddetti dark fruits (prugna, uva passa di Corinto, frutti di bosco): in secondo piano emergono cioccolato, tabacco, vaniglia, fico caramellato. L’intensità non è molto elevata ma questa “mancanza” è compensata da un bel livello di finezza ed eleganza. Splendido il mouthfeel: pieno, denso ed oleoso, la carbonazione è media ma non disturba affatto. In bocca Sippin' Into Darkness di Hoppin’ Frog è inizialmente ricca di melassa, dark fruits, liquirizia e cioccolato ma il bourbon prende progressivamente il comando delle operazioni portando l’equilibrio necessario in un’imperial stout nella quale torrefatto e caffè sono praticamente assenti. Nel retrogusto affiorano piacevoli ricordi di vaniglia e cioccolato. Un’interpretazione completamente differente rispetto a quella di Lervig: qui è la componente birra a dominare lasciando il resto in secondo piano. Nel bicchiere c’è tutto il DNA delle imperial stout di Hoppin’ Frog: una birra potente e dura, ben marcata dal passaggio in botte. Il livello è piuttosto alto e la “gara” è vinta in partenza, per quel che mi riguarda.
Decidete voi cosa preferite bere: se amate il genere pastry la versione di Lervig fa per voi, se invece avete voglia di bere una birra virate su quella prodotta negli Stati Uniti.
Nel dettaglio:Lervig Sippin' Into Darkness Barrel Aged, 33 cl., alc. 12%, lotto 10/01/2018, scad. 10/01/2028, 9-10 Euro
Hoppin' Frog Sippin' into Darkness Bourbon Barrel-Aged, 65 cl., alc. 12%, lotto e scadenza non riportati, 19-20 euro
NOTA: Prezzi indicativi (beershop). La descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Bell'articolo! Non ho avuto l'opportunità di assaggiare la hoppin ma posso immaginare! Per quanto riguarda la Lervig devo dire che alla spina (nel 2018 al woodscrack) Era tutta un'altra cosa! Pastry ma mooolto meglio amalgamata. In bottiglia invece, con due anni sulle spalle e più esperienza da parte mia, mi è sembrata anche a me poco azzeccata. Di lervig un'altra alla spina che ho apprezzato molto (e che aveva meno Pastry di questa) era la coconuts barrel.
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