giovedì 26 marzo 2020

Tempest Red Eye Bourbon Barrel


Sta facendo proprio un bel percorso di crescita il birrificio scozzese Tempest, fondato nel 2010 dallo scozzese Gavin Meiklejohn e dalla moglie neozelandese Annika a Kelso, Scozia, a poche miglia dal confine sud-orientale con l’Inghilterra. I due si erano conosciuti alla fine degli anni ’90 in Canada dove Gavin stava lavorando come cuoco;  fu l'incontro con la craft beer revolution statunitense a spingerlo verso l’homebrewing nel periodo in cui si trovava in Nuova Zelanda assieme alla futura moglie per continuare il suo percorso di chef. A Sidney frequentò un corso professionale per la produzione della birra e, rientrata in Scozia, la coppia ha aperto il gastropub The Cobbles a Kelso: nei momenti di pausa dalla cucina, Gavin continuava con l’homebrewing sotto la  spinta dalle richieste sempre più pressanti dei clienti che desideravano bere una birra fatta sul posto.   
Nell’aprile 2010, nei locali un tempo occupati da un caseificio, nacque Tempest Brewing Company: si  parte  con un impianto da 800 litri in parte costruito recuperando attrezzature usate dall’industria casearia che viene poi sostituito due volte per aumentare la produzione. Quello attuale (30 hl) si trova nella nuova sede al Tweedbank Industrial Estate di Galashiels, ad una ventina di chilometri da Kelso, inaugurata nel 2015. Partito timidamente con una piccola gamma di stili classici, Tempest ha pian piano allargato i suoi orizzonti dimostrando di voler stare al passo coi tempi: nel 2018 sono arrivate le prime lattine, prima nel classico formato in inglese da 44 centilitri e, a partire allo scorso gennaio, in quello da 33 che è stato anche accompagnato da un restyling grafico delle etichette. 
Per qualche strano motivo ho bevuto sino ad ora molte poche birre “quotidiane” di Tempest privilegiando invece quelle dal contenuto alcolico piuttosto robusto: mi prometto di esplorare al più presto il lato più’ easy del birrificio scozzese ma anche la birra di oggi picchia forte. E’ arrivata lo scorso novembre 2019 e si chiama  Red Eye Flight Bourbon Barrel: è la versione potenziata della Red Eye Flight, robusta porter al caffè (7.4%) della quale vi avevo parlato in questa occasione. Non so se quest’ultima sia ancora prodotta, il sito del birrificio attualmente non la elenca tra le birre disponibili.

La birra.
Il termine "red eye flight" viene usato in inglese per indicare quei voli aerei che partono la sera tardi, verso mezzanotte, ed arrivano a destino all’alba con una durata di solito inferiore alle sei ore, quelle che consentirebbero un normale periodo di sonno/riposo;  gli “occhi rossi” sono appunto quelli dei passeggeri stanchi e assonnati.  La Red Eye Flight Mocha Porter veniva prodotta con caffè brasiliano e polvere di cacao, mentre per la sua versione Barrel Aged (nove mesi in botti ex-bourbon) è stata utilizzata una varietà proveniente dall’isola di Sumatra (Indonesia). La ricetta si completa con malti Golden Promise, Chocolate, Monaco e Crystal, avena e frumento, luppolo Columbus, lievito California Ale: i chicchi di caffè e le fave di cacao sono state infuse all’interno delle botti e ulteriore caffè è stato aggiunto prima della messa in fusto/bottiglia.  
Non è forse completamente nera ma ci manca davvero poco: la schiuma è cremosa, fine, compatta ed ha buona persistenza. L’aroma è intenso, pulito e molto espressivo: il caffè è protagonista ma lascia che sul palcoscenico appaiano anche profumi terrosi e di tabacco, cioccolato fondente, fondi di caffè, legno e cenere, bourbon, qualche accenno di vaniglia. Difficile chiedere di più. Si potrebbe invece alzare l'asticella del mouthfeel: okay, è una imperial porter e chi crede fermamente nella differenza tra porter e stout sa di aspettarsi un po’ più di leggerezza. In effetti non ci sono particolari densità o viscosità, la birra è gradevole ma qualche carezza in più l’avrebbe resa ancor più memorabile. Il livello di questa Red Eye Bourbon Barrel è comunque elevatissimo molto elevato: senz’altro tra le migliori imperial porter/stout al caffè barricate europee che mi sia capitato d’assaggiare. La bevuta è ricca di caramello, frutta sotto spirito e bourbon, componenti molto ben amalgamate con le loro controparti amare di caffè, tostature e cioccolato fondente. L’alcool (12%) è dosato come meglio non si potrebbe: è una birra che scalda senza far male e che si sorseggia con enorme piacere. Chiude con delicate suggestioni di vaniglia e una lunghissima scia di caffè corretto al bourbon. Una sorta di KBS scozzese (non a caso usano la stessa varietà di  caffè), ma ancor più elegante e sincera: birra riuscitissima, comprare subito. 
Formato 33 cl., alc. 12%, lotto 11/2019, scad. 12/2024, prezzo indicativo 7,00 Euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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