Secondo appuntamento con Doctor Brew, la beerfirm polacca che vi ho presentato qualche settimana fa, fondata da Marcin Olszewski e Lukasz Lis, entrambi ex-homebrewer che nel 2013 hanno trasformato il loro hobby in una professione. Il birrificio mi gentilmente inviato alcune birre da assaggiare "in fretta": sono tutte birre molto luppolate e dalla shelf life piuttosto breve, da bere il più rapidamente possibile. Invito che raccolgo prontamente.
In Polonia la craft beer revolution si sta attualmente sviluppando a suon di luppolo: è quello che la gente chiede ed è quello che la maggior parte dei birrifici sta producendo: APA, IPA e DIPA in grande quantità, mentre prevedo che ci vorrà ancora un po' per vedere il mercato orientarsi verso altri tipi di prodotti che, anche in altre nazioni, hanno progressivamente scalzato le IPA dall'hype generale.
Eccone altri due esempi firmati Doctor Brew.
Il primo è la Molly IPA (7.1%), 95 IBU ad opera di Chinook, Centennial, Mosaic (USA), Ella e Topaz (Australia); malto Pilsner, con aggiunta di fiocchi di riso. Nel bicchiere è dorata, leggermente velata, e forma un bianchissimo cappello di schiuma cremosa e compatta, dall'ottima persistenza. L'aroma è d'intensità abbastanza modesta, ed il bouquet dei profumi è tutt'altro che entusiasmante, con sentori di pompelmo ed erbacei; c'è anche una lievissima presenza sulfurea.
Per fortuna le cose migliorano un po' in bocca, con un gusto di buona intensità che su una base maltata di pane e miele sviluppa un amaro molto intenso resinoso e vegetale, con qualche ricordo di erbe officinali. Non c'è però molta frutta, e qualche lieve nota di agrumi canditi non basta a fornire quel dolce sufficiente a bilanciare la bevuta. La pulizia è molto buona, ma la birra risulta piuttosto monotona e a lungo andare un po' noiosa, a meno che non amiate le spremute di succo verde. Bene invece la sensazione palatale: birra morbida, corpo medio, ottima scorrevolezza con poche bollicine. Si beve e la sufficienza la porta a casa, ma personalmente in un IPA oltre all'amaro vorrei che ci fossero tante altre cose a rendere interessante, piacevole e stimolante la bevuta. Peccato, perché in bocca mi è sembrata la Doctor Brew più pulita bevuta sino ad ora.
Scendiamo ora di "livello" per stappare la Sunny Ale, che su Ratebeer viene inserita tra le American Pale Ales, nonostante i 60 IBU dichiarati (Amarillo, Galaxy, Mosaic); i malti sono Vienna, Pils, Pale Ale, Monaco e frumento.
Si presenta di colore oro carico, velato, ed una generosa schiuma bianca, pannosa e compatta, dall'ottima persistenza. Anche qui l'intensità dell'aroma latita, mentre freschezza e pulizia sono un po' carenti: mandarino, arancio, qualche generico sentore dolce di frutta tropicale. Non è molto diverso il gusto, anch'esso colpevole di essere poco pulito: crosta di pane, qualche nota di biscotto, un lieve intermezzo dolce di frutta tropicale prima di un'ondata amara erbacea, resinosa e leggermente zesty che diventa protagonista della maggior parte della bevuta. C'è una buona secchezza, mentre la sensazione tattile al palato è un po' troppo pesante per una birra dichiaratamente leggera, estiva (o primaverile) da 5.2% ABV: il corpo è medio-leggero. Ci sono pochi profumi e poco equilibrio: non basta coprire tutto con una una carriola di amaro per rendere una birra piacevole e gradevole.
Due birre discrete, ma non prive di difetti e ampiamente migliorabili: sicuramente meglio la Molly, una IPA interessante e pulita che forse ha sofferto il passare del tempo dal suo imbottigliamento perdendo un bel po' del suo vigore. Ringrazio di nuovo Doctor Brew per avermi inviato le birre da assaggiare.
Nel dettaglio:
Molly IPA, formato 50 cl., alc. 7.1%, IBU 95, scad. 24/06/2015.
Sunny Ale, formato 50 cl., alc. 5.2%, IBU 60, scad. 18/06/2015.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento