Secondo appuntamento con il birrificio The Wall di Vengono Inferiore (Varese), che vi ho presentato in questa occasione. Dopo Fire Witch, la IPA della casa, ecco Mrs. White: arriva nell’estate del 2014, l’anno in cui lo stile delle White IPA (da quest'anno incluse anche tra le categorie del BJCP) ha iniziato a diffondersi nella nostra penisola, con qualche anno di ritardo rispetto agli Stati Uniti.
Ve ne avevo già parlato qui, indicando come data del primo esempio commerciale di White IPA (la Conflux Nr.2) la fine del 2010; si trattava tuttavia di una birra collaborativa (tra Deschutes e Boulevard) dalla distribuzione piuttosto limitata. I commenti entusiasti di coloro che riuscirono a berla fecero nascere un piccolo “hype” e spinsero altri produttori a cimentarsi in questo stile ibrido; la Samuel Adams Whitewater IPA della Boston Beer Company del 2011 è stata probabilmente la prima White IPA ad ampia diffusione.
Tecnicamente una White IPA dovrebbe quindi utilizzare un ceppo di lievito belga ed una luppolatura americana; "concesso" anche l'utilizzo di spezie, come spesso avviene per le wit, con coriandolo e scorza d'arancia tra quelle usate più di frequente. Potreste anche chiamarle American Wit, mentre non vanno confuse con le American Wheat, anch'esse birre di "frumento" che però prevedono un lievito americano, nessuna spezia e una luppolatura chiaramente meno intensa di quella che c'è in una IPA.
La White IPA di The Wall, se non erro, è generosamente luppolata con Columbus, Cascade e Simcoe; la ricetta prevede un ceppo di lievito americano (US-05), malto d’orzo, fiocchi di frumento e fiocchi d’avena, coriandolo e buccia d'arancia amara: una scelta che la colloca quindi a metà strada tra una White IPA ed una American Wheat.
Il suo colore è giallo paglierino, velato e sormontato da una bianchissima testa di schiuma non molto persistente, la cui trama è un po’ grossolana. L’aroma apre con le spezie (pepe bianco, coriandolo) seguite dai profumi del cedro e del limone, della scorza di mandarino; il bouquet è fresco e pulito, in un equilibrio molto ben riuscito tra la parte “white” e quella “IPA”. Spezie e generosa luppolatura convivono senza che l’una cerchi di annullare o sopraffare l’altra.
Le cose sono un pochino diverse in bocca, dove la componente IPA prende decisamente il comando delle operazioni: la bevuta si sviluppa principalmente sull’agrumato (limone, cedro, mandarino) con una leggerissima base di malto (crackers, cereali) e qualche nota dolce di agrumi canditi a bilanciare. Pulita e fragrante, la Signora Bianca scorre molto veloce dissetando e rinfrescando senza indugi: le molte bollicine le donano una bella vivacità che mantiene sempre in tensione il palato. Chiude con una bella secchezza ed un amaro elegante, di buona intensità, dove alle note “zesty” (scorza di limone, pompelmo) si affianca qualche sfumatura erbacea. Con una gradazione alcolica ai limiti della soglia di sessionabilità, è una birra che trova nell’estate la sua collocazione ideale, nonostante le minacciose figure della bella etichetta realizzata da Max Gatto evochino periodi dell'anno molto meno solari e "spensierati".
Formato: 33 cl., alc. 4.5%, IBU 30, lotto 0615, scad. 30/11/2015, pagata 4.20 Euro (foodstore, Italia).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento