martedì 14 luglio 2015

Stillwater Cellar Door

Con la Cellar Door  si  concludono gli assaggi degli esordi di Stillwater Artisanal, beerfirm statunitense fondata da Brian Strumke nel 2010: il riassunto della sua storia lo trovate qui.  Dopo la Stateside Saison, la birra del debutto, arriva Celllar Door che verrà poi seguita a breve dalla Existent. E’ a maggio (2010) che Strumke annuncia sul proprio blog di aver terminato la sua seconda birra, disponibile inizialmente solo in casks e kegs a partire da giugno. Una birra volutamente pensata per i mesi più caldi dell’anno che viene prodotta con frumento e malti chiari tedeschi, lievito saison, luppoli Citra e Sterling e l’aggiunta di salvia bianca.  Le bottiglie non tardano ad arrivare, prima nel formato 75 e più tardi in quello da 35,5: l’etichetta è al solito opera del fidato amico, grafico e tatuatore Lee Verzosa, che per l’occasione realizza un fumante foro di proiettile su quella che potrebbe essere una porta di legno. L’etichetta riporta anche che si tratta di una “Wheat Ale”, e Ratebeer l’incasella tra le birre di frumento (Blanche/Wit); non sapendo la percentuale effettiva di frumento utilizzato, per BeerAdvocate rimane una saison. 
La sostanza parla di una birra dorata e dalla limpidezza un po’ inquietante per quella che vuole essere una “Farmhouse Ale”: da manuale invece la schiuma, bianca, fine e cremosa, dall’ottima persistenza. 
L’aroma è pulito ed elegante, con una discreta intensità composta da banana, miele, zucchero candito, pera, sentori floreali, salvia ed una delicatissima speziatura che richiama il pepe bianco ed il coriandolo. La piacevolezza del bouquet olfattivo è invece lasciata alla soggettività del bevitore: personalmente non impazzisco di gioia quando la banana incontra la salvia.  Detto questo, Cellar Door è una birra ben fatta e pulitissima anche al palato, con un corpo medio ed una discreta carbonazione a renderla vivace senza compromettere una generale sensazione di morbidezza e rotondità. Il gusto corrisponde quasi in pieno all’aroma ed è molto ben bilanciato tra le note di pane e di miele, la banana e la pera, lo zucchero e la frutta candita: l’inizio è dolce ma la chiusura è abbastanza secca con un amaro di buona intensità nel quale sono protagonisti salvia, erbe officinali e qualche leggera nota terrosa.  Birra ben fatta e che si beve con grande facilità, nella quale troverete un carattere elegante e molto poco rustico, nonostante l'utilizzo del termine "farmhouse ale" che tanto va di moda adesso negli Stati Uniti.
Formato: 35.5 cl., alc. 6.6%, lotto 267:14, scad. non riportata, pagata 5.40 Euro (beershop, Italia)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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