Arriva nella primavera del 2013 la novità del Birrificio Gambolò (qui il breve profilo) chiamata Little Storm. Si tratta di una interpretazione moderna (= luppolata) di una Mild Ale inglese.
Le Mild erano birre molto popolari dal diciannovesimo secolo sino alla metà del ventesimo: secondo lo storico Ron Pattinson fu la scarsa diffusione al di fuori del Regno Unito la principale causa del declino di questo tipo di birre. Contrariamente alle Porter (alle quali le Mild "rubarono" la popolarità) e alle Pale Ale, che invece le rimpiazzarono nelle preferenze dei bevitori, le Mild non furono mai esportate in grandi quantità e non furono mai replicate all'infuori dei confini della madre patria. Una volta che l'interesse degli inglesi verso queste birre scese, i birrifici smisero di produrle in quanto non c'era neppure richiesta dall'estero.
I nuovi microbirrifici ed il CAMRA hanno prolungato l'agonia dello stile evitandone l'estinzione, ma è vero che anche all'interno della cosiddetta "craft beer" le Mild Ale che vengono prodotte sono una percentuale davvero molto piccola.
L'interpretazione di Gambolò sposta il focus dai malti (come vorrebbero le linee guida) ai luppoli, nella fattispecie Mosaic ed Amarillo. Nel bicchiere è di colore ambrato, con qualche riflesso tendente all'arancio; la birra è velata e forma una bella e compatta testa di schiuma biancastra dall'ottima persistenza.
L'aroma è pulito anche se non particolarmente intenso: s'apprezzano i profumi dolci della frutta tropicale matura (mango, papaya, ananas) con qualche lieve ricordo di toffee e di tè verde. In bocca è molto leggera, con una carbonazione medio-bassa ed una discreta morbidezza che tuttavia non riesce a trasmettere quelle emozioni di uno stile nato per essere somministrato dal cask. Al palato è però meno pulita dell'aroma: la scelta della ricetta di privilegiare i luppoli ai malti porta ad una base maltata (caramello) leggerissima, ma se la luppolatura non brilla o inzia a sentire il passare del tempo allora la bevuta ha qualche passaggio a vuoto e sfocia nel (troppo) acquoso. C'è una generale presenza dolce di frutta tropicale (mango, melone), una chiusura abbastanza secca ed un amaro di discreta intensità che si dibatte tra il terroso ed il vegetale. La bevibilità è ottima (ma con un ABV di 3.8% sarebbe inconcepibile il contrario) mentre l'intensità e la pulizia solo discrete: l'interpretazione dello stile mi sembra interessante, con la costruzione di un delicatissimo equilibrio di luppoli anziché di malti che però risulta particolarmente soggetto al deterioramento temporale. Mi piacerebbe riprovarla freschissima, appena imbottigliata.
Formato: 33 cl., alc. 3.8%, lotto 0415, scad. 12/02/2016, pagata 4.00 Euro (beershop, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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