Oggi è normale sentir parlare di collaborazioni tra i birrai italiani e quelli che si trovano magari in un altro continente; pensate però che la prima collaborazione italiana con l’estero risale soltanto al 2008, quando il Birrificio Italiano e gli inglesi di Thornbridge realizzarono assieme la birra al ginepro SuJu, sfruttando anche il fatto che in quel periodo al birrificio inglese lavorava l’italiano Stefano Cossi. Agostino Arioli e Cossi replicano l’esperienza l’anno successivo con un barley wine chiamato Sparrow Pit dedicato all’omonimo paesino del Peak Distrisct sulla strada per Thronbridge nel quale gli italiani si sono persi più volte; il progetto originale prevedeva poi che la birra venisse affinata per dodici mesi in due botti diverse: in Italia ex-Ramandolo, in Inghilterra ex-Nyetimber.
Nel 2013 la Sparrow Pit viene replicata con una ricetta modificata assieme al birraio americano Rich Tucciarone, esperienza decennale all’hawaiana Kona Brewing Company e attualmente in procinto di aprire il proprio brewpub Mountain Tap Brewery in Colorado. Secondo quanto riportano le logorroiche note dell’etichetta, che fanno ancora riferimento alla una ricetta originale “realizzata assieme ad un amico birraio” (Cossi, ndr) si tratta sempre di un “classico” barley wine d’ispirazione inglese al quale sono state aggiunte “importanti” quantità di luppolo tedesco Polaris. Se non erro è stato eliminato l'invecchiamento in legno; ratebeer la classifica direttamente (e un po’ assurdamente, devo dire) tra le Double/Imperial IPA.
Nel bicchiere oggi proprio la Sparrow Pit edizione 2013, di colore ambrato un po’ torbido con velatura arancio; la schiuma ocra è un po’ grossolana, scomposta e poco persistente. L’aroma presenta una buona intensità che permette d'apprezzare le note di caramello/toffee, frutta secca (mandorla, albicocca), uvetta e datteri, miele; la componente etilica non si nasconde, e benché ci sia grande pulizia il bouquet non (mi) regala particolari emozioni.
Nonostante l'importante gradazione alcolica (10%) il corpo è medio e, grazie ad una consistenza oleosa e a poche bollicine, è un barley wine che scorre piuttosto bene. Il gusto ricalca in fotocopia l'aroma, districandosi tra caramello, biscotto, uvetta e frutta secca per una bevuta dolce ma molto ben attenuata e bilanciata da una leggero amaro finale terroso ed erbaceo. Ogni tanto fa capolino qualche lieve ossidazione, mentre al palato l'alcool è piuttosto evidente, scaldando senza lesinare qualche leggera bruciatura che rende alla fine la birra meno morbida di quello che potrebbe essere; il retrogusto è dolce e caldo, con frutta sotto spirito e caramello. A poco più di due anni dalla messa in bottiglia questa Sparrow Pit non sembra essere invecchiata benissimo e mostra già segni di cedimento; la presenza etilica è importante ma non è supportata da un'adeguata profondità e complessità. Pochi elementi in gioco, sebbene disposti con cura, non sono bastano ad allontanare una leggera sensazione di noia che accompagna il lento sorseggiare.
Formato: 75 cl., alc. 10%, lotto 2013, scad. 10/01/2016, 11.00 Euro (foodstore, Italia)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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