Berlino è stata indubbiamente una delle capitali europee più vivaci ed interessanti dell’ultimo ventennio, capace di profonde trasformazioni architettoniche che hanno seguito la caduta del muro. Dal punto di vista brassicolo non si può certo dire lo stesso: la città dell’orso non è mai stata una meta per beer-hunters e, nonostante possa vantare uno stile “autoctono” (le Berliner Weisse), a Berlino si è sempre bevuto piuttosto male. Qualcuno direbbe che è ancora così, ma negli ultimi 20 mesi il “vento del cambiamento” della craft bier revolution tedesca ha iniziato a soffiare anche nei dintorni di Alexanderplatz, con l’apertura di nuovi brewpubs, bar e beershop. Gli americani di Stone hanno scelto di costruire nella multietnica Berlino la loro succursale europea, BrewDog inaugurerà quest’anno un bar in pieno quartiere Mitte e anche due protagonisti della scena italica (Manuele Colonna/Ma Che Siete Venuti A Fa e Birrificio Lambrate) hanno annunciato la prossima apertura di un locale (in Prenzlauer Allee 198) completamente dedicato alla “craft bier”.
In questo “fermentare” non potevano certamente mancare le beerfirm ed ecco che oggi ve ne presento una; parliamo di BRLO, fondata nel novembre 2014 da Katharina Kurz, Christian Laase e Michael Lembke. Il nome del marchio (che si pronuncerebbe “Berlo”) fa riferimento all’origine slava della parola Berlino, che significherebbe “luogo asciutto in una terra bagnata”. Da quanto ho capito, l’unica dei tre soci che lavora a tempo pieno sul progetto BRLO è Katharina Kurz, diplomata all’European Business School e passata poi a lavorare nel settore dell’E-Commerce e del Digital Marketing prima di venire a conoscenza della “Craft Beer” nel corso di una vacanza in Australia nel 2013: “c’erano così tante birre diverse che non riuscivo a decidere quale comprare; lo stesso mi accade anche nei supermercati tedeschi, ma solo perché qui le birre sono tutte uguali e noiose“. Assieme al suo compagno di studi universitari Christian Laase, appassionato birrofilo ma soprattutto fondatore di alcune start-up di successo nel settore dell’IT e della comunicazione, decide di fondare la Braukunst Berlin GmbH alla quale fa riferimento il marchio BRLO; nel progetto manca ancora quella che dovrebbe essere il ruolo più importante, ovvero un birraio o qualcuno in grado di elaborare le ricette: viene assoldato Michael Lembke trentenne con alle spalle diverse esperienze in birrifici e malterie e attualmente diplomando birraio alla Technische Universität di Berlino.
L’avventura di BRLO parte con una Helles ed una Pale Ale prodotte presso la Brauerei Landsberg che si trova nei dintorni di Lipsia, a 150 chilometri da Berlino; a febbraio 2015 arriva una Baltic Porter che viene poi seguita da una Berliner Weisse. I malti provengono dalla ditta Rhön Malz, nella Bassa Franconia, mentre i luppoli sono forniti dalla Joh. Barth & Sohn di Norinberga. Le birre non sono quindi prodotte a Berlino anche se le etichette sfoggiano l’orso, simbolo della capitale tedesca e la scritta “handcrafted with Berlin love”.
Passiano alla BRLO Porter, che il birrificio descrive come un incrocio tra una “Porter inglese ed una Russian Imperial Stout”: la ricetta prevede malti Pilsener, Caramel e Roasted, una luppolatura di Herkules e Tettnanger. Il suo colore è un bel tonaca di frate con intense venature rossastre, sormontato da un compatto cappello di schiuma beige fine e cremosa, dalla buona persistenza. Il naso si compone di caramello, pane nero, ciliegia e prugna sciroppata, zucchero caramellato: pulizia e intensità sono apprezzabili, anche se nel complesso l’aroma risulta molto dolce, quasi stucchevole. Un’impressione che si conferma anche al palato, dove gli stessi elementi danno origine ad una bevuta molto dolce e ricca di “dark fruits” che le lievi note di pane tostato ed il finale leggermente amaro (terroso) non riescono a bilanciare completamente, con il palato che rimane sempre avvolto da una patina appiccicosa. L’alcool (7%) è un po’ assente facilitando molto la bevuta ma portando quell’atteso tepore piuttosto in ritardo, solo nel retrogusto, dolce e fruttato: c’è invero una gradevole sensazione morbida al palato, agevolata dalla bassa carbonazione. Non è presene una grande complessità, le tostature sono praticamente assenti e il DNA tedesco dà quasi l’impressione di avere nel bicchiere una Dunkler Bock o una Doppelbock: birra intensa e pulita che però lascia leggermente insoddisfatti se si desiderava bere una Baltic Porter.
Formato: 33 cl., alc. 7%, IBU 35, scad. 02/03/2016, 3.28 Euro (beershop, Germania)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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