Una storia tormentata e complicata, quella della Brasserie Caulier; ve ne avevo già parlato un paio di anni fa, senza riuscire a fare completamente chiarezza su di un nome “diviso” a metà. Ci riprovo.
Effettivamente sembra che tutto sia iniziato nel 1842 con la fondazione di un birrificio da parte di Edmond Caulier che in seguito consolidò il proprio business acquistandone almeno altri due per poi riunirli in un unico marchio: alla sua morte, nel 1893, i suoi figli fondarono la società Caulier Frères registrando due anni dopo il marchio Brasserie Caulier. Il ventesimo secolo vide altre “incorporazioni” che portarono alla formazione della Brasserie de Ghlin, dichiarata fallita negli anni ’70. Il governo belga, per preservare i posti di lavoro, raggiunse un accordo con altri due produttori (Piedboeuf e Artois) per mantenere operativa la Ghlin ove rimase in produzione una sola birra a marchio Caulier e soprattutto la Jupiler di Piedboeuf. Nel 1993 il birrificio fu devinitivamente chiuso. Nello stesso anno Charles Caulier, discendente di Edmond, fonda la società di distribuzione bevande “Maison Caulier” commissionando una birra presso un altro birrificio, in attesa che dagli impianti di proprietà della nuova Brasserie Caulier a Péruwelz esca finalmente nel 1995 la prima “Vieille Bon-Secours”.
Se ho composto bene i tasselli del puzzle, abbiamo quindi oggi un birrificio (Brasserie Caulier) di proprietà della famiglia Caulier che non detiene i diritti del marchio “Caulier” e che quindi produce birre con altri nomi (Bon Secours, ad esempio); da quanto leggo la situazione finanziaria è di nuovo abbastanza traballante. Il marchio Caulier (e della Maison Caulier) è invece passato nelle mani della Caulier Developpement, che agisce oggi come beerfirm appoggiandosi al solito De Proef.
E’ qui che infatti viene prodotta tutta la gamma moderna “Caulier 28” (Stout, White, Pale Ale, Tripel, Brett) e la “Caulier Tradition“ (Brune, Blonde, 1842, Extra): da qualche anno la Caulier Developpement ha intensificato la promozione commerciale nel nostro paese, partecipando a diversi eventi e manifestazioni. E, last but not least, lo scorso 14 gennaio in via Flaminia a Roma è stata inaugurata la Brasserie 28 Caulier.
Una delle ultime nate in casa “Caulier 28” è la “Brett”, birra che arriva sul mercato a fine 2013 e che non lascia molti dubbi sulla sua origine: il riferimento è ovviamente sua maestà Orval. Si veste d'ambrato piuttosto carico e limpido, con venature rossastre; la generosa schiuma ocra è abbastanza compatta, cremosa e molto persistente. Al naso è evidente il lattico, affiancato dalle note selvagge e "funky" terrose e di sudore; c'è l'aspro del limone e della mela acerba, una lieve nota di solvente e il dolce di toffee e caramello. Le bollicine sono ovviamente molto vivaci, il corpo è medio, la birra risulta un po' spigolosa ma comunque piacevole al palato. Il gusto si sposta maggiormente sul versante dolce, con caramello, biscotto, zucchero e frutta candita a predominare buona parte della bevuta, poi bilanciata dall'acidità lattica che si ritaglia il suo spazio senza manie di protagonismo. Chiude amara, terrosa e lattica, con un po' di solvente ed un lieve tepore etilico, unica manifestazione di un ABV abbastanza significativo (7.5%). A due anni dalla messa in bottiglia i brettanomiceti fanno sentire la loro presenza, soprattuto all'aroma; ci sono effettivamente ricordi di una Orval un po' "stagionata", c'è la struttura di base ma mancano cuore ed anima della trappista e, soprattutto, la sua bevibilità "killer", con un risultato è discreto ma un po' freddo ed avaro di emozioni.
Formato: 33 cl., alc. 7.5%, IBU 30, lotto 2013, scad. 19/02/2016, 2.10 Euro (foodstore, Belgio)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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