Di tanto in tanto fa sempre capolino sul blog il birrificio bolognese Statale Nove guidato dal 2008 dal birraio Filippo Bitelli; non abito molto lontano e l'occasione è ghiotta per bere sempre birra fresca. Il birrificio offre una gamma ampia che attraversa la tradizione tedesca, anglosassone e belga, ma è la Germania a farla da padrone, con interpretazioni stilistiche sempre ben fatte che convincono senza necessariamente dover sempre rincorrere la moda del momento.
Non è dunque un caso che l'anglosassone Stout di Statale Nove, chiamata John G, venga ogni tanto trasfigurata in una bassa fermentazione tedesca altrimenti detta Schwarzbier e rinominata John G Evo 3. Gli elementi in gioco sono quelli preferiti dal birrificio bolognese: la musica, visto che John G è il titolo di un brano dell'album d'esordio degli Atomic Ants a sua volta "dedicato" a John Joseph Gotti, il boss "elegante" dal 1985 al 2002 a capo della famiglia dei Gambino una delle più potenti famiglie mafiose di New York. Ma oltre alla musica nel nome (Evo 3) ci sono anche i potenti motori americani ai quali erano già state dedicate questa e questa birra.
John G Evo 3 dunque, nel nuovo formato 33 che finalmente anche Statale Nove s'è decisa ad adottare, accompagnato dalle nuove etichette. Schwarzbier che arriva nel bicchiere di color ebano scuro con intense venature rosso rubino; la schiuma è beige chiaro e, benchè non troppo generosa, è fine e cremosa ed ha una buona persistenza. Al naso i profumi di caramello e pane nero (Pumpernickel), tracce di ciliegia e di caffè (liquido) che, man mano che la birra si scalda, assume il ruolo di assoluto protagonista; bene sia l'intensità che la pulizia.
Al palato la carbonzione è davvero molto bassa; la birra ne guadagna in scorrevolezza, anche se non ne avrebbe bisogno, ma perde un po' di vivacità: leggera e "watery" quanto basta, rivela invece una bella intensità che ricalca in fotocopia l'aroma. Pane nero, cereali con il dolce del caramello in sottofondo sono la base sulla quale recitano un ruolo da protagonista tostature e caffè, sopratutto quando la temperatura aumenta. E' l'acidità dei malti scuri a stemperarle un po', prima del loro ritorno nel retrogusto abbastanza amaro di caffè e tostature. Un interpretazione piuttosto personale di una Schwarzbier, con il caffè molto in evidenza a portarla al di fuori dei parametri stilistici, se si vuole essere puntigliosi; superando la teoria, la pratica mostra una quasi "session beer" molto pulita che fa ben coesistere intensità e facilità di bevuta, un pregio che non dev'essere dato per scontato. Sfavorevole - come tutte le cosiddette "artigianali" italiane - è invece il rapporto qualità prezzo se paragonato alle sorelle tedesche: d'accordo, parliamo di due nazioni diverse ma "sessionare" a dodici euro al litro diventa impegnativo.
Formato: 33 cl., alc. 4.7%, lotto 370 imbott. 29/10/2015, scad. 29/10/2016, pagata 4.00 Euro (birrificio).NOTA: la descrizione della birre è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglie, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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