Galeotto fu l'incontro tra Leonardo Di Vincenzo (Birra del Borgo) e Kerrie Abba e Johnny Latta di Experience It Beverages, importatore di bevande con sede a Sidney; la coppia australiana viveva in Italia ed aveva iniziato un'attività di importazione di vini italiani nell'emisfero australe, venendo poi in contatto anche con l'attivissima scena brassicola italica. Birra del Borgo è uno dei primi marchi che gli australiani decidono di aggiungere alla propria gamma. Di Vincenzo viene invitato in Australia e a partecipare ad alcuni eventi e alla Good Beer Week di Melbourne, finendo con l'innamorarsi della terra dei canguri.
Tra una pinta e l'altra, tra Di Vincenzo ed i Latta nasce l'idea di mettere in piedi un microbirrificio a Brookvale, sobborgo di Sidney situato una quindicina di chilometri a nord. L'annuncio della nascita del progetto Nomad Brewing viene dato a febbraio del 2014; nello stesso periodo un impianto Spadoni da 25 hl parte via mare dall'Italia. La burocrazia australiana rallenta un po' i piani, e la prima birra viene ufficialmente spillata a fine luglio 2014. Qualche mese dopo, in ottobre, al Salone del Gusto di Torino è già possibile assaggiare qualche bottiglia allo stand di Birra del Borgo; Di Vincenzo, che ammette di passare ormai quasi sei mesi l'anno in Australia, affida l'avviamento dell'impianto a Brooks Caretta - birraio nomade - ex di Birra del Borgo e responsabile anche della "partenza" delle Birreria a Eataly New York ed a Eataly Roma, progetti che vedono entrambi Di Vincenzo come socio.
Nomad Brewing offre al momento quattro birre disponibili regolarmente (Pale Ale, Golden Ale, IPA e Saison) più un'ampia serie di produzione stagionali, occasionali e collaborazioni.
Long Trip è il nome scelto per una Saison realizzata con malto Pale, frumento, chicchi di caffè, pepe della Tasmania e semi di Acacia Picnanta australiana.
Il suo colore è l'arancio pallido, sormontato da un'esuberante schiuma biancastra e pannosa, dalla lunghissima persistenza. Gli agrumi (soprattutto cedro e limone) danno il benvenuto al naso, molto intenso e piuttosto pulito; sono affiancati da spezie (pepe bianco, cardamomo?), fiori e sentori di miele, erbe aromatiche (alloro?). L'elevata carbonazione la rende in bocca molto vivace, mentre la consistenza watery abbinata ad un corpo medio garantisce un'ottima scorrevolezza. Il gusto è abbastanza complesso e parte con il dolce del miele e del biscotto, della frutta candita (albicocca), dello zucchero candito che formano una patina un po' appiccicosa che avvolge il palato senza mai abbandonarlo; a bilanciare c'è la nota acidula del frumento e l'amaro che si divide equamente tra il terroso e le erbe officinali. Nel retrogusto amaro fa ogni tanto capolino anche una suggestione di caffè. E' una Saison la cui lettura non è proprio immediata ma che mette in campo un'ottima intensità e un'eccellente pulizia; a mio parere indugia però un po' troppo sul dolce e si sente la necessità di una maggiore secchezza a ripulire il palato dopo ogni sorso. Viene un po' a mancare la raison d'être dello stile, quel potere dissetante e rinfrescante che costituiva il DNA di queste birre utilizzate dai contadini per rifocillarsi durante le lunghe giornate di lavoro estivo: priva di carattere rustico/ruspante, è una birra buona ed elegante che vedo più appropriata ad un comodo sorseggio a tavola in calice ed in abbinamento gastronomico, piuttosto che ad un'informale bevuta seduti per terra in mezzo all'erba di campagna.
Formato: 33 cl., alc. 6.6%, IBU 39, lotto 35, scad. 07/2016, 3.90 Euro (foodstore, Italia).
NOTA: la descrizione della birre è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglie, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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