Questo post potrebbe iniziare con un copia ed incolla di quanto scritto quattro mesi fa, ad Ottobre 2013, in occasione della Maltus Faber Imperial. Evidentemente non sono fortunato con le bottiglie del birrificio genovese, o forse sono state entrambe prodotte in un anno (quale ?) non particolarmente felice per il birrificio. Copia ed incolla, dicevo, ecco qui: "la costanza produttiva dovrebbe essere una priorità per ogni birrificio, al di là delle inevitabili tolleranze dovute alle caratteristiche delle materie prime utilizzate che possono sensibilmente variare di raccolto in raccolto. Quando bevo un'ottima birra di solito ne parlo con entusiasmo, elogiandola, senza lasciarmi sfiorare dal dubbio che si tratti di una bottiglia "miracolata" (ovvero il contrario del tanto abusato concetto di "bottiglia sfortunata"). Dopotutto la bottiglia "in forma" dovrebbe essere la norma, non l'eccezione, pur non dimenticando i diversi fattori (distribuzione, stoccaggio) indipendenti dal controllo di chi la birra l'ha prodotta. Viceversa, quando ciò che verso nel bicchiere ha degli evidenti problemi o difetti, il primo pensiero che mi viene in mente è quello della "bottiglia sfortunata". Soprattutto se hai comprato quella bottiglia proprio perché altre persone ne hanno parlato bene, te l'hanno consigliata, o magari ha raccimolato qualche premio in qualche concorso (qui il discorso sarebbe da ampliare, ma non è questa la sede adatta). La scelta "editoriale" di questo blog è di scrivere comunque di quello che c'è nel bicchiere in quella specifica occasione, nel bene e nel male. Dopotutto la birra l'ho pagata (spesso anche ad un prezzo non esattamente economico) e questo blog, dal numero di lettori tutto sommato modesto, non ha lo scopo di pubblicizzare o promuovere gratuitamente o a pagamento nessun prodotto". E, aggiungo oggi, neppure di denigrarlo o di parlarne male apposta.
Fatto sta che mi tocca raccontare di un'altra bottiglia sfortunata; prima di entrare nel dettaglio, ecco il palmares della Extra Brune di Maltus Faber: seconda classificata a Birra dell'Anno 2007 (cat. Birre ad alta gradazione), Terza classificata a Birra dell'Anno 2008 (cat. Birre ad alta gradazione) e "cinque stelle con etichetta" nella Guida alle Birre d'Italia 2011 di Slow Food Editore. Al di là di questi premi, è stata soprattutto la lettura di questo post sul blog di In Birrerya a spingermi all'acquisto. Letto, fatto, e bottiglia a riposo in cantina per un paio di anni; versione "potenziata" della semplice "Brune", la ricetta della Extra Brune prevede, tra l'altro, otto diversi tipi di malto, cinque chili di zucchero candito per ogni cotta ed un ceppo di lievito trappista.
All'aspetto ricorda effettivamente una trappista, presentandosi di quel color marrone (tonaca di frate) abbastanza torbido, non particolarmente invitante ma abbastanza familiare per chi ha stappato qualche Rochefort e Westvleteren con qualche anno sulle spalle; la schiuma, grossolana e beige chiara, è di dimensioni modeste e si dissolve molto rapidamente. Al naso c'è un trionfo di smalto per unghie, solvente; l'intensità diminuisce leggermente dopo qualche minuto, ma rimangono comunque sentori di mela verde e, molto lontani, quella uvetta, quei datteri e quella prugna disidratata che immagino sarebbero invece dovuti essere la caratteristiche principale dell'aroma. L'ossidazione è netta anche in bocca, con note di cartone bagnato, una marcata astringenza e l'assenza quasi totale di bollicine. Anche qui c'è solo qualche remoto ricordo di uvetta e prugne, un finale un po' salmastro ed un retrogusto praticamente assente, se si eccettua un lieve tepore alcolico, peraltro assolutamente innavertibile (10% ABV) sino ad allora. Qualcuno potrà dire: ha senso descrivere una bottiglia con evidenti problemi e così lontanamente distante da quella che dovrebbe essere? Prendetela come una sorta di nota informativa, da consumatore a consumatore, nel caso vi capitasse tra le mani una bottiglia dello stesso lotto. La Extra Bruna rimane comunque sulla mia wishlist, e spero vivamente di trovarla, alla prossima occasione, nello splendore in cui merita di essere bevuta.
Formato: 33 cl., alc. 10%, lotto 134, scad. 12/2014.
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