Terzo e ultimo resoconto sulla birra “artigianale” portoghese, dopo i due episodi dei giorni scorsi. Partiamo da Passarola Brewing, beerfirm di Lisbona nata nell’autunno del 2014; la fondano l’homebrewer australiano residente nella capitale portoghese Robert Klacek e André Pintado, anch’egli alle prese con la birra fatta in casa. Pintado, ingegnere informatico, ha anche ricevuto le attenzioni (sic!) della stampa portoghese in quanto Top Ratebeer Rater nazionale con oltre 2000 recensioni. Il nome scelto dalla beerfirm si riferisce all’omonima “gondola volante” inventata da Bartolemeu de Gusmão nel diciottesimo secolo (1709); sebbene non siano mai state trovate prove concrete dalla costruzioni di questo pallone aerostatico, i disegni ed i prototipi realizzati da Gusmão furono utilizzati per cercare di screditare quei fratelli Montgolfier che costruirono poi davvero la prima mongolfiera nel 1783.
Quattro sono le Passarola che sono riuscito ad assaggiare, con una visione d’insieme del birrificio molto più completa rispetto a quelli che vi ho descritto nelle precedenti puntate di questo viaggio in Portogallo. Partiamo da due American IPA, senza dubbio le loro due produzioni più convincenti; Blind Date IPA, secondo Ratebeer nella top ten delle miglior birre prodotte in Portogallo, viene realizzata presso gli impianti della Post Scriptum Brewery di Trofa, ben 340 chilometri a nord di Lisbona. Malti Monaco e Pale, luppoli non dichiarati e birra che si presenta di color ambrato con una cremosa schiuma biancastra. Bottiglia purtroppo non molto fresca (scadenza ad ottobre 2016) e aroma che, benché pulito, non regala molto all’infuori dei profumi un po’ stanchi di resina e caramello. Corpo medio e poche bollicine al palato ed un gusto che guarda alle IPA della East Coast, col biscotto e il caramello dei malti a supportare la generosa luppolatura resinosa; la parte fruttata (agrumi) è quella che ha sofferto di più il trascorre del tempo, presentandosi in forma di marmellata anziché nella fragranza del frutto fresco. La birra è comunque pulita e priva di difetti, abbinando ad una buona intensità anche un’ottima facilità di bevuta; peccato non averla trovata più giovane.
Freschezza che invece valorizza in pieno una delle ultime nate in casa Passarola: si tratta della IPA Chindogu, nata lo scorso maggio e raffigurante in etichetta proprio la “gondola volante” di Bartolemeu de Gusmão. Il nome Chingodu rimanda invece "all’arte dell'inventare oggetti utili ma completamente inutilizzabili dal punto di vista pratico" del giapponese Kenji Kawakami. Nata da poco ma già nella “ratebeeriana top 20”, prodotta vicino casa, ovvero presso il birrificio di Lisbona Oitava Colina, ha un colore che si colloca tra il dorato e l’arancio sormontato da una bianca schiuma cremosa e molto persistente. Naso fresco e pulito con pompelmo e aghi di pino sugli scudi, accompagnati da accenni alla frutta tropicale. Mouthfeel gradevole, ottima scorrevolezza e gusto che ripropone gli elementi dell’aroma: contrariamente alla Blind Date, qui la luppolatura è sostenuta dal pane e dal dolce del miele dei malti, con un risultato che rientra subito nelle mie grazie. Ci sono anche pompelmo e frutta tropicale a dare forma ad un’interpretazione pulita e dignitosa di una IPA West Coast, caratterizzata da un finale abbastanza secco ed un bel retrgogusto amaro, resinoso, vegetale, pungente. Sicuramente una delle migliori birre bevute in Portogallo.
Comincia altrettanto bene la robusta (7%) American Stout chiamata Hadron Hædrɒn / Hadron Collision, con una bella livrea nera e una golosa testa di cremosa schiuma nocciola; l’aroma è molto semplice ma pulitissimo e molto elegante nei profumi di orzo tostato e di caffè in chicchi. La sensazione palatale privilegia la scorrevolezza sacrificando un po’ la morbidezza, nonostante la carbonazione sia bassa: una maggiore oleosità le avrebbe forse giovato. Il gusto convince meno dell’aroma, soprattutto per quel che riguarda eleganza e pulizia. C’è una base caramellata a sostegno delle intense tostature e dell’amaro del caffè accompagnate da note di liquirizia; purtroppo una leggera astringenza e qualche accenno di salamoia disturbano un po’ la bevuta che chiude sull’amaro delle tostature e dell’abbondante luppolatura (terra, resina) sostenute da un morbido alcool warming. Peccato per alcuni difetti che vanno un po’ a penalizzare quella che sarebbe altrimenti una buona American Stout.
Ma il vero banco di prova di un birrificio è il Belgio ed è qui che Passarola fa purtroppo un brutto scivolone. Prodotta alla Cerveja Bolina, 50 chilometri a nord-est di Lisbona, la Saison della “Pique-nique Series” altro non è che la versione estiva in bottiglia da 75 centilitri della Saison Piquenique, disponibile tutto l'anno in formato 33. L’estate e la voglia di condividere all’aperto una birra con gli amici fanno nascere questo formato più generoso con etichetta che ricorda la classica tovaglia da pic-nic. Nell'inappropriato bicchiere che avevo a disposizione è di colore arancio velato ed una bianchissima testa di schiuma bianca. Il naso non offre purtroppo molto, con gli esteri fruttati (arancia) e le note della crosta di pane sporcate dalla plastica dei fenoli; l’intensità è comunque molto dimessa per un aroma per nulla invitante. Il mouthfeel è quello (giusto) di una Saison vivace e piuttosto carbonata che scorre con grande facilità, ma il gusto si rivela tanto poco pulito quanto l’aroma. Crackers e cereali fanno fatica ad emergere, il dolce della polpa d’arancia è completamente eclissato da un finale sgraziato nel quale l’amaro terroso viene accompagnato dalla gomma bruciata; avverto anche una curiosa nota salina che ogni tanto fa capolino. Davvero difficile proseguire nella bevuta.
Scivolone Saison a parte, Passarola propone birre di buon livello ed è senz’altro uno dei nomi che vi consiglierei di cercare se avete voglia di bere birra in Portogallo.
Concludiamo in crescendo proprio con Oitava Colina, microbirrificio di Lisbona attivo solo dal 2015; si trova nel Bairro da Graça, non lontano dal Castello di São Jorge e dalla chiesa di São Vicente de Fora. Il microbirrificio non è però visitabile, se non privo appuntamento o nelle giornate di "porte aperte" che vengono organizzate di tanto in tanto. Lo fondano João Lobo e João Mendes, scegliendo un nome che fa riferimento all'ottava collina sconosciuta di Lisbona; la capitale portoghese, per creare un parallelismo con la grande Roma, fu infatti definita nel diciassettesimo secolo da frate Nicolau de Oliveira "la città dei sette colli" ignorando la collina "da Graça"che viene oscurata alla vista dal vicino Castello di San Giorgio.
Due le bottiglie che sono riuscito ad assaggiare, a partire dalla Zé Arnaldo, una Robust Porter che si presenta di color mogano scuro con riflessi rossastri ed una bella testa di schiuma nocciola, fine, cremosa e molto persistente. Al naso c'è pulizia ed una discreta eleganza fatta da cioccolato amaro, caffè, orzo e pane tostato. Corpo medio e poche bollicine al palato, con un mouthfeel che vuole prediligere la scorrevolezza; al palato c'è una buona intensità che in sostanza ripropone gli stessi elementi dell'aroma, ovvero caffè ed intense tostature bilanciate dal dolce della liquirizia, del caramello bruciato e dall'acidità dei malti scuri. Chiude ricca di caffè e torrefatto, con un lungo retrogusto amaro ed una carezza etilica; una porter abbastanza pulita e priva di difetti, che si lascia bere con piacere e senza nessuno sforzo.
Tutte le Oitava Colina raffigurano in etichetta un personaggio; se la Zé Arnaldo era "dedicata" ad Arnoldo di Soissons, uno dei tanti patroni dei birrai, la IPA della casa Urraca Vendaval chiama in causa Urraca di Castiglia, regina dal 1107 al 1112 di quella Galizia che a quel tempo incorporava anche la contea del Portogallo. Ratebeer la elegge come sesta miglior birra portoghese.
Il suo colore è tra il dorato ed il ramato con un buon cappello di schiuma biancastra, abbastanza compatta e cremosa, molto persistente. L'aroma, pulito ma soprattutto ancora fresco, disegna un elegante bouquet che include pompelmo, aghi di pino e frutta tropicale (mango, melone, passion fruit). Al palato la base maltata propone biscotto e caramello che supportano la generosa luppolatura in maniera intelligente, ovvero facendosi sentire il meno possibile. Anche la frutta tropicale predilige l'eleganza alla sfacciataggine, andando a formare una birra ben costruita e molto bilanciata che chiude abbastanza secca ed amara con un bel finale nel quale al pungente amaro della resina s'affiancano alcune note di pompelmo. La facilità di bevuta è ottima, con la freschezza che valorizza il buon livello di pulizia di questa IPA, risultata alla fine come la miglior bevuta in terra lusitana.
Nel dettaglio:
Passarola Blind Date IPA, 33 cl., alc. 6.5%, lotto 100238432, scad. 01/10/2016, 3.10 Euro.
Passarola Chindogu IPA, 33 cl., alc. 6.5%, lotto L0052, scad. 01/03/2017, 3.10 Euro.
Passarola Hadron Collision, 33 cl., alc. 7%, lotto L0050, scad. 01/01/2017, 2.99 Euro.
Passarola Pique-nique Series: Saison, 75 cl., lotto L162SP, scad. 01/01/2017, 7.99 Euro
Oitava Colina Zé Arnaldo, 33 cl., alc. 7%, lotto LO10066, scad. 01/06/2017, 3.68 Euro
Oitava Colina Urraca Vendaval, 33 cl., alc. 6%, lotto L030065, scad. 02/01/2017, 3.30 Euro
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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