Eccoci arrivati anche quest’anno all’appuntamento con la Duvel Tripel Hop, “sorella" più luppolata della Duvel sceglie ogni anno un nuovo luppolo da affiancare al Saaz e allo Styrian Goldings utilizzati per la “normale”. Ricordo che la Tripel Hop nasce come "one-shot" nel 2007 ospitando il luppolo Amarillo; il risultato piace a chi la beve ma alla Moortgat non intendono replicarlo; pare che ci siano volute una "campagna" su Facebook e 12.000 firme raccolte dagli appassionati belgi di “De Lambikstoempers" per convincere il birrificio a rimetterla in produzione.
Nel 2012 la Tripel Hop ritorna utilizzando il Citra, come terzo (luppolo) "incomodo”; l’edizione 2013 chiama in causa il Sorachi Ace e quella 2014 l’americano Mosaic. Lo scorso anno è invece toccato all’Equinox.
Per il 2016 il birraio Hedwig Neven sceglie il luppolo sperimentale chiamato con il codice HBC 291 e più di recente rinominato “Loral”; sviluppata dalla Hop Breeding Company (Yakima Valley) una decina di anni fa, questa varietà è stata commercializzata ufficialmente su grande scala per la prima volta proprio quest’anno, e la Duvel è uno dei primi birrifici ad utilizzarlo. Per i “test” in fase sperimentale erano invece stati coinvolti Lagunitas, Stone e Sierra Nevada, della quale vi avevo presentato un paio di anni fa la Sierra Nevada Harvest Single Hop IPA Yakima #291. La Hop Breeding Company lo descrive come una sorta di ibrido che alle note speziate, floreali e terrose dei luppoli “nobili” europei abbina quelle fruttate dei luppoli americani.
Per l’occasione la Duvel ha anche messo in vendita un “six pack” che comprende tutte le Tripel Hop realizzate sino ad ora, dando così l’opportunità di un (pericoloso, se pensate alla sua gradazione alcolica) assaggio “in orizzontale”. Dopo averle bevute siete invitati a votare la vostra preferita, che Duvel promette di mettere in vendita nel corso del prossimo anno.
Il suo colore è ovviamente il classico oro pallido velato, con una generosa testa di schiuma bianca e cremosa che tende a scomporsi abbastanza rapidamente pur mantenendo una buona persistenza nel bicchiere. Naso molto pulito ed elegante con profumi floreali (lavanda?) e fruttati: arancio e cedro, pesca gialla, albicocca, limone candito. A completamento ci sono delicate sfumature erbacee ed una leggera speziatura da luppolo nobile. DNA Duvel rispettato anche in bocca: corpo medio, vivaci bollicine, bevibilità “killer“ e alcool nascoso in modo diabolico o à la Duvel, se preferite. Pane, miele e canditi, albicocca e pesca costituiscono la spina dorsale della bevuta che relega gli agrumi in secondo piano; la secchezza è encomiabile ed il finale ospita un tocco amaricante tra l'erbaceo ed il terroso. Impressionante la velocità con la quale una birra da quasi "dieci gradi" può scomparire dal bicchiere; pulizia e precisione sono chirurgiche e paradossalmente questo pregio è anche il limite della Duvel, un po' avara di emozioni.
Detto questo, ripeto quanto detto per le versioni degli scorsi anni: birre nella grande distribuzione di questo livello e a questo prezzo (in Italia) sono una piccola manna dal cielo.
Formato 33 cl., alc. 9,5%, lotto 41002 2201, scad. 08/2017, 2.69 Euro (supermercato, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Non lo so, in Italia non l'ho ancora visto.
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