Ritorna sul blog il microbirrificio di Amburgo Buddelship, che vi avevo presentato in questa occasione; operativo dal 2014 e fondato da Simon Siemsglüß, alla fine dello scorso luglio il birrificio ha anche inaugurato la propria Taproom.
La Craft Bier Revolution tedesca ha visto negli ultimi anni la nascita di molti microbirrifici/beerfirm che tuttavia non sono ancora riusciti ad entusiasmarmi (per dirla in maniera gentile), soprattutto quando si sono cimentati con stili lontani dalla propria tradizione. Buddeslhip è uno di quelli che mi hanno maggiormente impressionato, a partire dall'ottima Baltic Porter Gotland 1394.
Le birre "scure" riescono evidentemente bene a Simon Siemsglüß perché altrettanto positiva si è rivelata la bevuta dell'Imperial Stout chiamata Doktor Schnabel. Il riferimento, come mostra la splendida etichetta realizzata dall'artista Teichbot, è il medico della peste, che un tempo visitava i malati vestito da una lunga tonaca nera, un cappello a tesa larga ed una curiosa maschera a forma di becco nel quale erano contenute paglia, erbe ed essenze aromatiche (fiori secchi, lavanda, timo, mirra, ambra, foglie di menta, canfora, chiodi di garofano, aglio e, quasi sempre, spugne imbevute di aceto) che agiva da filtro tenendo lontano i cattivi odori, che un tempo si credevano essere i fattori scatenanti delle epidemie; il dottore era anche dotato di un bastone che utilizzava per visitare i pazienti senza toccarli.
La birra.
Non vi è nessuna spezia in questa Imperial Stout rispettosa del Reinheitsgebot che si presenta nel bicchiere prossima al nero, con una testa abbastanza compatta di schiuma nocciola, cremosa e dall'ottima persistenza.
Al naso c'è pulizia ed una relativa semplicità fatta di caffè macinato, orzo e pane tostato; in sottofondo liquirizia, caramello, cenere. Nonostante la buona gradazione alcolica (8%) il mouthfeel non è particolarmente oleoso o viscoso, restando fedele alla tradizione tedesca che vuole sempre privilegiare la scorrevolezza; il corpo è medio. Ottima l'intensità del gusto che mette in evidenza eleganti tostature, liquirizia e caffè, cioccolato, pane nero e caramello, un accenno di fruit cake: l'alcool scalda quanto basta in un equilibrio molto ben riuscito che coniuga perfettamente la facilità di bevuta con l'intensità, il dolce con l'amaro. La chiusura è una lunga strada fatta di caffè macinato e tostature, impreziosite da note di cenere, terrose e da un morbidissimo tepore etilico.
Imperial Stout piuttosto ben fatta con un buon livello di pulizia e soprattutto carattere, quello che spesso manca nelle interpretazioni tedesche degli stili lontani dalla loro tradizione.
La Craft Bier Revolution tedesca ha visto negli ultimi anni la nascita di molti microbirrifici/beerfirm che tuttavia non sono ancora riusciti ad entusiasmarmi (per dirla in maniera gentile), soprattutto quando si sono cimentati con stili lontani dalla propria tradizione. Buddeslhip è uno di quelli che mi hanno maggiormente impressionato, a partire dall'ottima Baltic Porter Gotland 1394.
Le birre "scure" riescono evidentemente bene a Simon Siemsglüß perché altrettanto positiva si è rivelata la bevuta dell'Imperial Stout chiamata Doktor Schnabel. Il riferimento, come mostra la splendida etichetta realizzata dall'artista Teichbot, è il medico della peste, che un tempo visitava i malati vestito da una lunga tonaca nera, un cappello a tesa larga ed una curiosa maschera a forma di becco nel quale erano contenute paglia, erbe ed essenze aromatiche (fiori secchi, lavanda, timo, mirra, ambra, foglie di menta, canfora, chiodi di garofano, aglio e, quasi sempre, spugne imbevute di aceto) che agiva da filtro tenendo lontano i cattivi odori, che un tempo si credevano essere i fattori scatenanti delle epidemie; il dottore era anche dotato di un bastone che utilizzava per visitare i pazienti senza toccarli.
La birra.
Non vi è nessuna spezia in questa Imperial Stout rispettosa del Reinheitsgebot che si presenta nel bicchiere prossima al nero, con una testa abbastanza compatta di schiuma nocciola, cremosa e dall'ottima persistenza.
Al naso c'è pulizia ed una relativa semplicità fatta di caffè macinato, orzo e pane tostato; in sottofondo liquirizia, caramello, cenere. Nonostante la buona gradazione alcolica (8%) il mouthfeel non è particolarmente oleoso o viscoso, restando fedele alla tradizione tedesca che vuole sempre privilegiare la scorrevolezza; il corpo è medio. Ottima l'intensità del gusto che mette in evidenza eleganti tostature, liquirizia e caffè, cioccolato, pane nero e caramello, un accenno di fruit cake: l'alcool scalda quanto basta in un equilibrio molto ben riuscito che coniuga perfettamente la facilità di bevuta con l'intensità, il dolce con l'amaro. La chiusura è una lunga strada fatta di caffè macinato e tostature, impreziosite da note di cenere, terrose e da un morbidissimo tepore etilico.
Imperial Stout piuttosto ben fatta con un buon livello di pulizia e soprattutto carattere, quello che spesso manca nelle interpretazioni tedesche degli stili lontani dalla loro tradizione.
Formato: 50 cl., alc. 8%, scad. 08/01/2018, 5.58 Euro (beershop, Germania)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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