Ritorna sul blog Prairie Artisan Ales, marchio ora di proprietà della Krebs Brewing (Oklahoma) birrificio sui cui impianti aveva iniziato a produrre come beerfirm dal 2012; dopo aver inaugurato il proprio brewpub (2015) e quindi aver trasformato la beerfirm in un birrificio, il fondatore di Prairie Chase Healey ha ceduto alle lusinghe di Zach Prichard, presidente di Krebs, vendendogli a giugno 2016 il marchio. Una scelta “di vita”: Healey non se la sentiva di affrontare gli investimenti necessari per aumentare la capacità produttiva di Prairie e, soprattutto, non aveva intenzione di “gestire un azienda di grosse dimensioni. Volevo soltanto continuare a fare birra”. Con parte del ricavato della vendita Healey ha messo in piedi un nuovo microbirrificio a Tulsa chiamato American Solera, concentrandosi sulla produzione di birre acide e sull'utilizzo di lieviti selvaggi.
Nel 2015 Prairie lancia sul mercato una nuova robusta (8.1%) Saison chiamata Brett C; il nome è ovviamente dovuto a quei Brettanomyces claussenii usati per la rifermentazione in bottiglia. Si tratta di una varietà di brettanomiceti più gentile dei "fratelli" Bruxellensis e Lambicus: secondo le descrizioni commerciali questo lievito dovrebbe infatti produrre soprattuto esteri fruttati anziché "puzzette" animalesche. La ricetta include anche una generosa luppolatura di Cascade, Citra ed un tocco di sale marino; la bottiglia che vado a stappare è nata nel 2015 e ha riposato per quasi un anno e mezzo in cantina.
La birra.
Accompagnata dalla solita bella e divertente etichetta realizzata da Colin Healey, la Brett C di Prairie si presenta nel bicchiere di colore dorato, quasi limpido; la schiuma è cremosa e compatta e mantiene un'ottima persistenza. L'aroma non è molto intenso ma evidenzia una grande pulizia: c'è un piacevole nota rustica e terrosa che tuttavia non ha ambizioni di protagonismo in un bouquet prevalentemente fruttato. Il tempo passato in cantina ha tuttavia trasformato in canditi e in marmellata quella che probabilmente era in origine una fragrante macedonia di frutta: al dolce degli agrumi s'affianca anche qualche note mielosa. La sensazione palatale è invece perfetta: birra che scorre piuttosto bene, vivacizzata da una elevata carbonazione. L'alcool non è in evidenza ma si percepisce tuttavia che si tratta di una saison "robusta": il gusto non di discosta di molto rispetto all'aroma, con un carattere prevalentemente fruttato che chiama in causa arancia e albicocca candita, marmellata, sostenuto da una solida base maltata (pane e miele). Il dolce è ben bilanciato da una lieve acidità e sopratutto dall'amaro finale nel quale convivono note terrose, vegetali, di pelle/cuoio ed una lievissima presenza salina.
In questa birre brettate e molto luppolate c'è un dilemma sempre difficile da risolvere: meglio berle fresche, rinunciando così al carattere "rustico" che i lieviti selvaggi dovrebbero sviluppare col tempo, o è meglio aspettare? Difficile rispondere con certezza: attendere diciotto mesi come nel caso di questa Prairie non mi è sembrata una buona scelta. Le generosa luppolatura si è portata dietro il peso dell'età (frutta candita, marmellata) che non ha sicuramente giovato alla gradevolezza della bevuta, appesantendola un po' troppo: al tempo stesso non si è neppure sviluppato un carattere "funky/brettato" così complesso da poter compensare quello che è andato "perduto". In breve: bevetela prima che potete.
Formato: 50 cl., alc. 8.1%, lotto 17315, prezzo indicativo 13.00-15.00 Euro (beershop).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.