giovedì 27 luglio 2017

Vander Ghinste Cuvée des Jacobins

Nel maggio 1892 Remi Vander Ghinste, allora sessantaduenne, acquista per il proprio figlio ventitreenne  Omer una fattoria  nel villaggio di Bellegem, dintorni di Kortrijk: come spesso accadeva a quel tempo nelle fattorie veniva anche prodotta la birra. Omer sposa nel 1900 Marguerite Vandamme, figlia di un birraio di Kortrijk:  la sua consulenza è preziosa per migliorare l’unica birra prodotta chiamata Ouden Tripel  (oggi VanderGhinste Oud Bruin), mentre  Marguerite si occupa  di allestire un café facendo incidere il nome del marito su tutte le vetrate. Pare che sia questo il motivo del perché tutti i discendenti di Omer Vander Ghinste portino almeno in parte il nome del padre (Omer-Jean, Omer III): evitare di dover spendere denaro per sostituire le finestre!  
Qualche anno dopo Marguerite eredita dal nonno la Brasserie Le Fort di Kortrijk, che viene chiusa nel 1911 per concentrare tutta la produzione a Bellegem; gli anni 30 vedono gli inizi delle basse fermentazioni con la nascita della Ghinst Pils e della Bockor. Gli attuali edifici della Brouwerij Omer Vander Ghinste risalgono alla ricostruzione post-bellica del 1947, con il successivo ampliamento del 1964 durante il quale la malteria fu smantellata per installare altri tini di fermentazione ed una nuova linea d’imbottigliamento. Nel 1972 si ricominciano a produrre quelle fermentazioni spontanee che erano state dismesse prima della seconda guerra mondiale; nasce il Jacobins Gueuze Lambic, ma quasi contemporaneamente (1977) il birrificio cambia il nome in Brouwerij Bockor per sfruttare il successo e la popolarità della gamma a bassa fermentazione. Negli anni ’80 arrivano la Jacobins Kriek (1983) e la Framboise (1986) ma è solo in tempi molto recenti che la produzione di birre acide a fermentazione spontanea e mista ha subito un forte aumento grazie alle richieste del mercato statunitense: nel 2012 viene lanciata la Cuvée des Jacobins, un lambic maturato 18 mesi in botti di legno e lo scorso anno il birrificio ha acquistato due nuovi Foeders da 150 hl cadauno per aumentare la capacità produttiva.

La birra.
Il termine cuvée indicherebbe l'assemblaggio di birra provenienti da diversi foeders, ma di questo non vi è nessuna evidenza. Il suo colore è un ambrato molto carico ed impreziosito da accese venature rosso rubino; la schiuma è cremosa e abbastanza compatta ma evapora abbastanza rapidamente. Il naso è piuttosto dolce, con profumi di frutta sciroppata (ciliegia e prugna), caramello e coffe, accenni di legno e di vaniglia; molto bene la pulizia, mentre la gradevolezza è un po' penalizzata da quell'eccesso di "sciroppo dolce" che sfiora la stucchevolezza. Le cose vanno decisamente meglio al palato dove dolce ed aspro si scambiano più volte il testimone dando forma ad una bevuta ricca di caramello e ciliegia sciroppata, mela acerba, visciole e ribes rosso, qualche lieve spunto acetico che a tratti s'addolcisce di note balsamiche. Ancora più in sottofondo si scorgono legno e vaniglia e nel finale c'è persino un'impensabile suggestione di cioccolato. L'alcool è impercettibile, la sensazione palatale è piuttosto morbida e "piena", se si considera la gradazione alcolica (5.5%): il risultato è una birra molto intensa e godibile, dotata di una discreta complessità, nella quale l'asprezza trova una robusta controparte dolce ad agevolare il ritmo di bevuta. Rinfrescante e dissetante quasi come la birra che Michael Jackson aveva messo sul gradino più alto del podio.
Formato: 33 cl., alc. 5.5%, scad. 01/06/2018, 2.00 Euro (drink store, Belgio)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

1 commento:

  1. Bevuta di recente mi ha lasciato alquanto sorpreso, del tutto non pervenuto il bilanciamento di sciroppo e caramello con il morso di limone e sottaceti a briglia sciolta.

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