Ultimo appuntamento con le birre fatte in casa prima della pausa estiva; le temperature attuali sconsigliano la spedizione di bottiglie e mi tocca dunque attingere dal frigorifero gli ultimi due esemplari recapitatemi prima del caldo estivo. Ringrazio quindi Andrea Di Taranto, homebrewer nato a Forlì ma oggi residente a Bologna, che vi avevo presentato un paio di mesi fa con due birre.
Homebrewer dal 2013 con l’aiuto e gli incitamenti della sorella, sostituisce rapidamente i kit on l'E+G e poi passa all’All Grain a fine 2014: si procede al ritmo di una cotta al mese da venti litri e le bottiglie vengono anche iscritte ai primi concorsi. In una pentola da 40 litri sono effettuati sia mash che bollitura, dopo la filtrazione con un semplice filtro zapzap; travasi, ossigenazione e controllo delle temperature avviene manualmente. Andrea mi confessa l’amore (condiviso) per il Belgio e per le saison, ed è proprio da qui che oggi partiamo.
Ammetto di aver stappato la bottiglia con poco entusiasmo: il nome scelto (Hey Guys!) ma soprattutto la descrizione (smoked farmhouse ale) non erano il miglior biglietto da visita. Le parole “saison” e “affumicato” per me sono incompatibili, almeno in teoria: la realtà si è invece rivelata sorprendentemente diversa. La ricetta elaborata da Andrea prevede malti Pils e Vienna, malto di farro, fiocchi di frumento e malto di frumento affumicato: quest’ultimo (usato tradizionalmente nelle Grodziskie) è stato scelto per donare alla birra un profilo meno invadente dei classici malti Rauch o Peated; il luppolo utilizzato è Hallertauer Mittlefruh. Ma una saison si fa col lievito e i primi tentativi con il Wyeast French Saison si sono rivelati poco soddisfacenti; Andrea ha preferito virare sul Sigmund's Voss Kveik della Yeast Bay. Dalla Vallonia, terra d’origine delle saison, ci spostiamo quindi in Norvegia dove kveik identifica il ceppo di lievito che ogni fattoria si tramanda(va) di generazione in generazione. Per sottolineare la diversa origine geografica del lievito la birra è stata quindi deifnita “farmhouse ale” anziché “saison”.
Il suo colore è arancio pallido e forma un'esuberante testa di schiuma pannosa che obbliga ad una lunga attesa per riuscire a comporre il bicchiere. Al naso c'è pulizia ed una buona complessità: i profumi di arancia, di frutta a pasta gialla, limone e mela Golden sono affiancati da una leggera affumicatura e dal carattere rustico del lievito. Il risultato è convincente anche se l'affumicato, forse mischiandosi alla componente fenolica del lievito, tende in alcuni passaggi a richiamare vagamente la plastica bruciata rovinando un po' l'eleganza dell'aroma. Al palato c'è una carbonazione un po' troppo aggressiva anche per una saison, ma basta agitare un po' la birra nel bicchiere per riportarla su livelli accettabili. C'è un bel carattere fruttato, ricco di arancia e pesca, che a tratti ricorda la frutta candita; la birra è comunque ben bilanciata da una gradevole acidità e da una buona secchezza. L'affumicato entra in scena negli ultimi momenti della bevuta, accompagnandosi alle note amaricanti terrose del luppolo. Con un'ottima intensità ed un buon livello di pulizia la Hey Guys" di Andrea è una saison/farmhouse nella quale il lievito lavora piuttosto bene e che si beve con grande facilità. Avrei solo due appunti da fare: il primo riguarda alla componente zuccherina, secondo me un po' eccessiva. Riducendola la birra risulterebbe più snella e il ritmo di bevuta sarebbe ancora maggiore, incrementandone il potere dissetante. Il secondo riguarda la (tanto da me temuta) affumicatura: il suo livello è perfetto, percepibile senza essere invadente, si tratta solo di lavorare sull'accoppiata fumo-fenoli per scongiurare quell'effetto "plastica affumicata" che in alcuni tratti mi sembra di percepire.
Come faccio sempre per le birre prodotte in casa, ecco la valutazione su scala BJCP: 40/50 (Aroma 9/12, Aspetto 3/3, Gusto 16/20, Mouthfeel 4/5, impressione generale 8/10).
La seconda birra è una diretta discendente della Belgian IPA chiamata Mr. Peterson che avevo bevuto lo scorso maggio: Andrea ha voluto far rifermentare alcune di quella bottiglie (cinque, per la precisione) con fondi recuperati da una bottiglia di Bang Bretta del Birrificio Italiano. Il resto della ricetta, ricordo, annovera malto Pils, una piccola percentuale di Vienna, fiocchi di frumento, luppoli Challenger e Marynka per l'aroma, Saaz per l'amaro, lievito Wyeast 3522.
Di colore arancio torbido, questa Brett Belgian IPA forma una cremosa e compatta testa di schiuma bianca dall'ottima persistenza. Le note funky e rustiche dei brettanomiceti danno subito il benvenuto al naso: sudore, cuoio e polvere, qualche accenno di formaggio. Ad ingentilire un po' il bouquet olfattivo arriva qualche profumo di fuori bianchi e di polpa d'arancia: in una ipotetica bevuta alla cieca il primo pensiero andrebbe subito ad una bottiglia di Orval con un paio d'anni di vita alle spalle. Mouthfeel perfetto e rispettoso del DNA belga: vivaci bollicine, bevuta snella, corpo medio. Il gusto ripropone senza grandi divagazioni quanto espresso dall'aroma: pane, miele e qualche accenno biscottato fanno da contraltare al lavoro dei lieviti selvaggi. La componente brettata/rustica non si porta fortunatamente dietro le "puzzette" che a volte la contraddistingue e, con un finale terroso e leggermente erbaceo riporta di nuovo alla mente l'Orval. Più che di Brett Belgian IPA mi piacerebbe quindi incasellarla nel filone delle Belgian Ale generosamente luppolate: secca, attraversata da una piacevole acidità, è una birra che si beve con grande piacere e interesse. Per il mio gusto cercherei solamente di far emergere una maggior componente fruttata per conferirle un'ulteriore complessità/profondità e, sopratutto, aggiungere qualche ulteriore elemento che possa dialogare con il funky dei brettanomiceti.
Questa la valutazione su scala BJCP: 41/50 (Aroma 9/12, Aspetto 3/3, Gusto 16/20, Mouthfeel 5/5, impressione generale 8/10).
Personalmente ritengo il Belgio il vero banco di prova per un birrificio e, quindi, anche per un homebrewer; sono rimasto davvero molto ben impressionato da queste due birre. Entrambe con un buon livello di pulizia e di gestione del lievito: oltre al ringraziamento per avermi inviato le birre ad Andrea vanno quindi anche i miei complimenti!
Il suo colore è arancio pallido e forma un'esuberante testa di schiuma pannosa che obbliga ad una lunga attesa per riuscire a comporre il bicchiere. Al naso c'è pulizia ed una buona complessità: i profumi di arancia, di frutta a pasta gialla, limone e mela Golden sono affiancati da una leggera affumicatura e dal carattere rustico del lievito. Il risultato è convincente anche se l'affumicato, forse mischiandosi alla componente fenolica del lievito, tende in alcuni passaggi a richiamare vagamente la plastica bruciata rovinando un po' l'eleganza dell'aroma. Al palato c'è una carbonazione un po' troppo aggressiva anche per una saison, ma basta agitare un po' la birra nel bicchiere per riportarla su livelli accettabili. C'è un bel carattere fruttato, ricco di arancia e pesca, che a tratti ricorda la frutta candita; la birra è comunque ben bilanciata da una gradevole acidità e da una buona secchezza. L'affumicato entra in scena negli ultimi momenti della bevuta, accompagnandosi alle note amaricanti terrose del luppolo. Con un'ottima intensità ed un buon livello di pulizia la Hey Guys" di Andrea è una saison/farmhouse nella quale il lievito lavora piuttosto bene e che si beve con grande facilità. Avrei solo due appunti da fare: il primo riguarda alla componente zuccherina, secondo me un po' eccessiva. Riducendola la birra risulterebbe più snella e il ritmo di bevuta sarebbe ancora maggiore, incrementandone il potere dissetante. Il secondo riguarda la (tanto da me temuta) affumicatura: il suo livello è perfetto, percepibile senza essere invadente, si tratta solo di lavorare sull'accoppiata fumo-fenoli per scongiurare quell'effetto "plastica affumicata" che in alcuni tratti mi sembra di percepire.
Come faccio sempre per le birre prodotte in casa, ecco la valutazione su scala BJCP: 40/50 (Aroma 9/12, Aspetto 3/3, Gusto 16/20, Mouthfeel 4/5, impressione generale 8/10).
La seconda birra è una diretta discendente della Belgian IPA chiamata Mr. Peterson che avevo bevuto lo scorso maggio: Andrea ha voluto far rifermentare alcune di quella bottiglie (cinque, per la precisione) con fondi recuperati da una bottiglia di Bang Bretta del Birrificio Italiano. Il resto della ricetta, ricordo, annovera malto Pils, una piccola percentuale di Vienna, fiocchi di frumento, luppoli Challenger e Marynka per l'aroma, Saaz per l'amaro, lievito Wyeast 3522.
Di colore arancio torbido, questa Brett Belgian IPA forma una cremosa e compatta testa di schiuma bianca dall'ottima persistenza. Le note funky e rustiche dei brettanomiceti danno subito il benvenuto al naso: sudore, cuoio e polvere, qualche accenno di formaggio. Ad ingentilire un po' il bouquet olfattivo arriva qualche profumo di fuori bianchi e di polpa d'arancia: in una ipotetica bevuta alla cieca il primo pensiero andrebbe subito ad una bottiglia di Orval con un paio d'anni di vita alle spalle. Mouthfeel perfetto e rispettoso del DNA belga: vivaci bollicine, bevuta snella, corpo medio. Il gusto ripropone senza grandi divagazioni quanto espresso dall'aroma: pane, miele e qualche accenno biscottato fanno da contraltare al lavoro dei lieviti selvaggi. La componente brettata/rustica non si porta fortunatamente dietro le "puzzette" che a volte la contraddistingue e, con un finale terroso e leggermente erbaceo riporta di nuovo alla mente l'Orval. Più che di Brett Belgian IPA mi piacerebbe quindi incasellarla nel filone delle Belgian Ale generosamente luppolate: secca, attraversata da una piacevole acidità, è una birra che si beve con grande piacere e interesse. Per il mio gusto cercherei solamente di far emergere una maggior componente fruttata per conferirle un'ulteriore complessità/profondità e, sopratutto, aggiungere qualche ulteriore elemento che possa dialogare con il funky dei brettanomiceti.
Questa la valutazione su scala BJCP: 41/50 (Aroma 9/12, Aspetto 3/3, Gusto 16/20, Mouthfeel 5/5, impressione generale 8/10).
Personalmente ritengo il Belgio il vero banco di prova per un birrificio e, quindi, anche per un homebrewer; sono rimasto davvero molto ben impressionato da queste due birre. Entrambe con un buon livello di pulizia e di gestione del lievito: oltre al ringraziamento per avermi inviato le birre ad Andrea vanno quindi anche i miei complimenti!
Nel dettaglio:
Hey Guys!, 33 cl., alc. 5.8%, imbottigliata 09/01/2017
Brett Belgian IPA, 33 cl., alc. 7%, IBU 50, imbott. 03/2017.
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