Ultimamente ci sono più ritorni che novità sul blog, ma se devo essere sincero mi è un po’ passata la voglia di andare a cercare lo sconosciuto e preferisco affidarmi alle certezze che ormai sono tante, nel panorama italiano. E’ il caso del birrificio marchigiano MC77 guidato da Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini: nato come beerfirm nel 2012 e diventato birrificio dopo pochi mesi. Ve l’avevo presentato in questa occasione. Vincitore nella categoria “emergenti” all’edizione 2015 di Birra dell’Anno il birrificio ha vissuto inevitabili momenti di difficoltà a seguito del terremoto che ha colpito l’Italia centrale nel 2016; la produzione si è fermata per qualche mese per poi ripartire nei primi mesi del 2017 nella nuova sede di Caccamo di Serrapetrona (MC). Da allora il percorso di crescita è ripreso senza più fermarsi e ai riconoscimenti per le birre “classiche” sono arrivati anche quelli nelle categorie più alla moda, ovvero quelle luppolate e torbide altresì note come New England IPA. A Birra dell'Anno 2017 l’argento per la NEIPA Velvet Suit spezzò il dominio in categoria del birrificio Crak, vincitore di oro e bronzo.
Le birre.
Complemento ideale del “vestito di velluto” (Velvet Suit) è la ultima arrivata BowTie, ovvero il cravattino a farfalla: New England IPA fermentata con lievito Vermont e luppolata con Citra, Mosaic, Ekuanot e Simcoe. Ha debuttato nell’aprile del 2018 e all’ultima edizione di Birra dell’Anno ha conquistato il primo posto nella categoria 17 (chiare e ambrate, alta fermentazione, massicciamente luppolate in aroma, di ispirazione statunitense - New England IPA) rubando il primo posto proprio alla Velvet Suit.
NEIPA “educata”, come mi piace definirla, la BowTie di MC77 segue il protocollo “hazy” senza essere voler somigliare ad un torbido succo di frutta; la schiuma, cremosa, abbastanza compatta e dalla buona ritenzione, ne trae vantaggio. Il naso è una macedonia molto ben assortita composta da mango, papaia, ananas, cedro, pompelmo, lychee, melone e pesca; non manca qualche suggestione floreale. Un aroma fresco, pulito ed elegante, complesso: le sue componenti sono molto ben bilanciate tra loro, entrando ed uscendo di scena al variare della temperatura nel bicchiere. Al palato è delicatamente “chewy” e caratterizzata da poche bollicine: forse potrebbe esserci un po’ più di morbidezza, ma è questione di dettagli. Il gusto è un po’ meno intenso ed elegante dell’aroma ma rimane su livelli piuttosto alti: il dolce della frutta tropicale è bilanciato da un’ottima attenuazione e da un finale nel quale l’amaro resinoso fa una fugace apparizione senza affliggere il palato con quel “grattino/bruciore” che spesso queste birre si portano con sé. Alcol (6.3%) molto delicato in una NEIPA molto intelligente che non si prefigge di stupire con fuochi d’artificio ma che mette al primo posto equilibrio e facilità di bevuta: proprio per questo i puristi del protocollo NEIPA la troveranno forse un po’ sotto le righe. Per me invece è il suo vero valore aggiunto.
Davvero ottima la BowTie di Mc77. Se la facesse in lattina un birrificio inglese che ha il logo a forma di nuvoletta (tanto per citarne uno) ci sarebbe mezza Europa a parlare di lei; ma siamo in Italia e dobbiamo accontentarci.
Con la Breaking Hops torniamo invece sul classico: trattasi di una Double IPA (7.8%) prodotta dalla primavera del 2014. Anche lei ha portato a casa una medaglia da Birra dell’Anno: era il 2018 ed arrivò l’argento nella categoria 13 (birre chiare e ambrate, alta fermentazione, alto grado alcolico, luppolate, di ispirazione angloamericana - Double IPA). Nello stesso anno Mc77 conquistò anche un oro con la Bastogne New England Edition in categoria 4 (birre chiare e ambrate, alta fermentazione, basso grado alcolico di ispirazione anglosassone: English Golden Ale, English Pale Ale).
Se nome e grafiche non lasciano dubbi sull'ispirazione, credo che invece la ricetta abbia subito nel corso del tempo inevitabili modifiche. Sul sito del birrificio viene infatti definita ambrata mentre nel bicchiere la trovo tra l’arancio e l'oro antico; la luppolatura se non erro dovrebbe contemplare Nelson Sauvin, Mosaic e Simcoe. L’aroma parla di ananas, mango e pompelmo, resina e pino: frutta fresca e candita convivono fianco a fianco. L’aroma è pulito ed elegante ma l’intensità è un po’ dimessa: non pretendo l’esplosività dell’abbondante dry-hopping di una NEIPA, ma da una Double IPA con un mese di vita m'aspetto qualcosina in più. Miele, accenni biscottati e frutta tropicale/pompelmo costituiscono il supporto dolce alla generosa luppolatura che sfocia in un finale amaro, pungente, lungo e intenso ricco di note resinose e qualche divagazione dank. Anche l’alcool in questa fase offre il suo contributo portando un po’ di calore. Interpretazione abbastanza classica di una West Coast IPA, pulita e ben fatta, che si beve con piacere anche se mi sembra mancare un po’ di personalità e di esplosività. Tutto bene dal lato consumatore: data d’imbottigliamento ben chiara e shelf-life corta, a quattro mesi, come dovrebbe sempre essere per queste birre.
Nel dettaglio:
BowTie, 33 cl., alc. 6,3%, lotto del 10 25/02/2019, scad. 25/06/2019, prezzo indicativo 5,00 euro (beershop)
Breaking Hops, 33 cl., alc. 7.8%, lotto 08 del 19/02/2019, scad. 19/06/2019, prezzo indicativo 5,00 euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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