Gli esperti dicono che sia un birrificio perfetto per essere acquistato da una multinazionale, ma il fondatore Jacob McKean nel 2017 ha deciso di “vendere” il 30% della propria azienda ai dipendenti, con la possibilità di aumentare la quota al 100%. Parliamo di Modern Times Beer (qui la storia), nato nel 2013 grazie ad un crowfunding da oltre un milione di dollari e ancora oggi uno dei birrifici più alla moda di San Diego (hipsters, nonché uno dei precursori del formato che oggi sembra essere imprescindibile, le lattine.
Nell’anno del debutto il birrificio aveva prodotto quasi 3000 ettolitri, nel 2018 ha raggiunto quota 80.000. Il Lomaland Fermentorium, la sede originale nel quartiere di Point Loma di San Diego, oggi è affiancata dalla succursale Flavordome che si trova nella zona di North Park. Proseguendo verso nord, ad Encinitas troverete il Far West Lounge, a Los Angeles il Dankness Dojo, a Santa Barbara l’Academy of Recreational Sciences e a Portland, in Oregon, il Belmont Fermentorium. Ma il progetto più ambizioso è ancora in costruzione: parliamo del Leisuretown di Anheim, California, proprio di fronte a Disneyland. Birrificio (9000 hl/anno), torrefazione, ristorante, ampio beer garden e piscina con bar annesso. Annunciato in pompa magna nel 2017 ha subito qualche ritardo ma dovrebbe finalmente essere inaugurato entro la fine del 2019.
La birra.
Modern Times è birrificio e torrefazione ed è quindi perfettamente naturale che birra e caffè si siano incontrati più di una volta nei loro bicchieri. Una delle poche birre che il birrificio di San Diego produce tutto l’anno è infatti la (ottima) stout al caffè Black House. Il suo successo ne ha inevitabilmente fatto nascere molteplici varianti: già nel 2014 alle spine di Point Loma era possibile assaggiare la sua versione nitro, ovvero al carboazoto. Nel 2016 la birra fu venduta per la prima volta anche in lattina impreziosita dall’aggiunta di due ulteriori ingredienti: cocco e cacao. Il caffè utilizzato è un blend di Etiopia Hambela (75%) e di Sumatra Mandheling (25%): la lista dei malti include 2 row, Crystal 60, Munich, Chocolate Pale, roasted barley, flaked barley, Midnight wheat, Carapils and Kiln coffee malt, avena, fiocchi d’orzo.
L’apparenza è ovviamente la prima delle componente che il carboazoto deve valorizzare: versatela con vigore nel bicchiere per assistere a quella “fontana di birra al contrario” che le pubblicità della Guinness hanno reso celebre, giusto per darvi un’idea. Caffè e tostature sono protagoniste di un aroma molto pulito ed elegante che rispecchia gli elevati standard qualitativi delle produzioni Modern Times; in secondo piano cacao, tabacco, qualche nota terrosa. L’intensità non è particolarmente elevata ma a dieci mesi dalla messa in lattina non si possono pretendere miracoli. Al palato c’è quella cremosità, in questo caso molto soffice e quasi impalpabile, che si richiede ad una birra nitro: una carezza di seta percorre effettivamente tutto il palato ma le bollicine sono quasi assenti, rendendo di fatto la birra quasi piatta. E’ questo l’unico appunto che mi sento di fare ad una stout dal gusto intenso e dal contenuto alcolico (5.8%) inavvertibile: caffè e torrefatto sono in prima linea ma è nelle retrovie che si apprezza il bello di questa birra e sono questi dettagli a fare la differenza: cacao, cocco, fruit cake, acidità molto ben dosata, finale secco. La bevibilità è impressionante e nel finale caffè e cioccolato s’incontrano per un ultimo morbido abbraccio. Se come me avevate apprezzato la Black House “normale” non potrete che amare anche la sua edonistica versione nitro, delizia per il palato e per le sue papille gustative.
Formato 47,3 cl., alc. 5.8%, IBU 30, lotto 04/01/2019, prezzo indicativo 6,00 euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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