A distanza di poche settimane torniamo a parlare di uno dei marchi di Pizza Port, storico birrificio di San Diego fondato nel 1992 a Solana Beach (San Diego County) da Gina e Vince Marsaglia. La loro storia ve l’avevo raccontata qui. Mentre Pizza Port apriva altri brewpub-succursali nelle vicine Carlsbad, San Clemente, Ocean Beach e Bressi Ranch a San Marcos il birraio Tomme Arthur curava nel 2006 la nascita delle due costole/marchi Lost Abbey e Port Brewing: il primo realizzava birre ispirate principalmente dalla tradizione belga, il secondo era invece dichiaratamente californiano e procedeva soprattutto a ritmo di IPA e Double IPA. A quel tempo le luppolate di Port Brewing era quanto di meglio si potesse desiderare non solo dalla California, ma da tutti gli Stati Uniti: ora le cose sono un po’ cambiate e i sogni dei beergeeks si sono spostati altrove. Ma per chi non ha interesse nel seguire la moda Port Brewing rimane ancora un imprescindibile punto fermo quando si parla di West Coast IPA classiche.
All’inizio del 2013 Tomme Arthur dichiarava: “con i nostri due marchi produciamo in totale una quarantina di birre che toccano diversi stile. Stranamente non avevamo mai fatto una Brown Ale, e quindi la Board Meeting era un completamento quasi naturale al nostro portfolio”. Era da due anni che Port Brewing non aggiungeva una nuova birra a quelle che venivano prodotte regolarmente tutto l’anno: Wipeout IPA, Shark Attack Imperial Red, Old Viscosity and Mongo Double IPA.
La birra.
Luppoli Challenger e Magnum, un’imprecisata varietà di malti, caffè prodotto dalla torrefazione Ryan Brothers di San Diego e fave di cacao della TCHO Chocolate di San Francisco: questi gli ingredienti di una robusta/imperial (8%) brown ale la cui veste grafica ha subito alcuni ritocchi nel corso del tempo. Personalmente preferivo l’etichetta originale a quella più minimalista e pulita che caratterizza le lattine e le bottiglie vendute oggi.
Il suo colore è un ebano piuttosto scuro e prossimo al nero, la schiuma cremosa ed abbastanza compatta. Non ci sono informazioni utili per risalire all’età anagrafica di questa lattina e l’aroma non è esattamente eccitante: poco intenso e neppure tanto definito. E’ rimasto un po’ di caffè ma i protagonisti sono soprattutto le tostature di orzo e pane; in secondo piano ci sono gli esteri, soprattutto la prugna. Per intravedere un po’ di cacao bisogna attendere che la birra raggiunga quasi la temperatura ambiente. Per fortuna le cose vanno molto meglio al palato: corpo medio e mouthfeel morbido rendono questa Imperial Brown Ale abbastanza scorrevole e per nulla ingombrante. Dopo un preambolo dolce (caramello, frutta sotto spirito) la bevuta si dirige senza esitazioni nel territorio dell’amaro del luppolo e del torrefatto: il caffè e il cioccolato si fanno un po’ attendere e diventano protagonisti solo a fine corsa. E’ però una bel finale, pulito, intenso e piuttosto lungo: alcool, caffè e cioccolato sono un epilogo perfetto di una Brown Ale all’americana, “supercharged”, molto amara. Il confine con una Imperial Porter/Stout è davvero labile. Il naso la penalizza un po’, forse a causa dell’età anagrafica, ma questa Board Meeting di Port Brewing è davvero un gran bel bere e soprattutto una birra dalla personalità forte, caratteristica che contraddistingue da sempre il marchio Port Brewing.
Formato 45,4 cl., alc. 8%, lotto e scadenza non riportati, prezzo indicativo 6,00 euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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