Il primo debutto italiano del 2016 sul blog è del giovane birrificio varesino “50&50 Craft Brewery”, le cui due ”metà” sono Alberto Cataldo ed Elia Pina, un altro caso di passaggio dalla passione dell’homebrewing al mondo dei professionisti. Il birrificio è pronto a partire già nel 2013 ma, da quanto leggo, la burocrazia ne ha fatto slittare il debutto a maggio del 2014. L’impianto è attualmente composto da un Braumaster da 8 hl. a fiamma manuale, fermentatore tronco-conico da 1400 litri e due maturatori isobarici PED da 1200 litri.
Le birre propose sono inizialmente quattro, equamente divise tra bassa e alta fermentazione: Man Bassa e Be-Bhop, una lager ed una bock (molto) luppolate, Italiano Medio (golden ale) e Confessionale (American Pale Ale). Arrivano poi abbastanza velocemente anche un’American IPA (Django), la Tripel “Effimera” e, ultima arrivata, una Session IPA chiamata Mr. Crocodile.
Due le birre che “bagnano” il debutto sul blog; iniziamo dalla Golden Ale chiamata “Italiano Medio” accompagnata dalla divertente etichetta abbozzata da Elia Pina e realizzata poi dallo studio tattoo Macaroni Crew di Induno Olona. Malti Pils, Pale e Carahell, luppoli Ahtanum e Cascade è quanto dichiarato in etichetta, assieme alla scritta “chi semina raccoglie, ma chi raccoglie si china, e a quel punto è un attimo”. Il sito del birrificio riporta invece quella che è forse una prima versione della birra che prevedeva: Pale, Wheat, Carahell, Carapils, luppoli Amarillo, Cascade, Ahtanum; probabile che questo non sia aggiornato. Il lievito è l’immancabile US-05.
Nel bicchiere arriva di colore ramato opalescente, con riflessi dorati ed un cappello non troppo generoso di schiuma bianca e cremosa, dalla buona persistenza. Plaudo alla scelta del birrificio di mettere in etichetta la data d’imbottigliamento (17/09/2015): già quattro i mesi di vita che si riflettono un po’ sulla freschezza dell’aroma. Gli agrumi (arancio, pompelmo) tendono un po’ alla marmellata piuttosto che al frutto fresco, accompagnati da profumi florealie vegetali con una lieve presenza di caramello e bubble-gum. L’intensità è discreta, mentre la pulizia e la finezza potrebbero essere migliori. E’ una birra nata per essere facile da bere (anche dall’italiano “medio” non avvezzo alla cosiddetta “artigianale”) e in questo senso il risultato è stato ottenuto: si paga però (e a volte un po’ troppo) il prezzo dell’intensità che latita nei primi sorsi, almeno finché il palato non si abitua. Delicata la base maltata (pane, lieve caramello), delicata la presenza di arancia e pompelmo con qualche sconfinamento nella marmellata, più convincente il finale amaricante fondato sul binomio zesty/vegetale. La bassissima carbonatazione aiuta ad aumentare la velocità di scorrimento ma invero toglie un po’ di vivacità alla bevuta che sarebbe comunque già stata “snella” grazie ad un corpo leggero e ad una consistenza watery. La costruzione di una quasi (5%) session-beer “delicata” e da bere ad oltranza c’è, la bottiglia in questione è un po’ penalizzata dal trascorrere del tempo che ne limita il godimento: allo stato attuale è una birra “media” di nome e di fatto, con i luppoli un po’ stanchi che occasionalmente regalano anche qualche lieve nota che ricorda alla lontana la cipolla. Mi sarebbe piaciuto berla 2/3 mesi fa.
Scende l’ABV (4.5%) ma sale il tasso di amaro nella Mr. Crocodile, una Session IPA probabilmente ispirata alla noto trittico cinematografico con protagonista Mick Dundee. L’etichetta non riporta informazione sugli ingredienti ma apprendo che vengono utilizzati luppoli australiani. Dorata e velata, schiuma bianca, cremosa e dalla buona persistenza anche se non abbondante. Al naso il dolce “fruttatone” della luppolatura esotica offre profumi di mango, melone maturo, papaya e maracuja, in sottofondo un cenno di pompelmo e fragola, bubble-gum. Pulizia e intensità sono ad un livello più alto rispetto alla birra precedente. Anche i primi sorsi di questa Session IPA non abbondano d'intensità ma anche qui la ricetta è ben pensata: snella la base maltata (crackers), frutta dolce tropicale, virata amara finale con scorza d'agrumi e note vegetali. E' una della poche Session IPA che ho bevuto nelle quali si punta sul dolce tropicale dei luppoli australiani rispetto al solito agrume che spesso caratterizza queste birre. Quando la birra è molto fresca la scelta può rivelarsi azzeccata, ma con il passare del tempo il dolce fruttato che tende a diventare sempre più "maturo" può rischiare di vanificare il potere rinfrescante e "sessionabile" di una IPA così leggera e poco carbonata, dalla consistenza piuttosto watery. Quattro i mesi di vita di questa bottiglia, c'è ancora equilibrio ma anche qui, soprattutto al naso, i luppoli iniziano a dare qualche segno di cedimento e - di nuovo - ritrovo qualche lontano rimando alla cipolla.
Due birre "delicate" e pensate per essere facilmente fruibili ed in grande quantità: la strada intrapresa sembra essere giusta ma, a mio modesto parere, manca ancora un po' di carattere e di pulizia. Facilità di bevuta e "sessionabilità" non devono necessariamente sacrificare una parte dell'intensità del gusto. Il birrificio è giovane, il tempo per aggiustare la mira c'è e, come detto, mi piacerebbe rincontrare queste birre con qualche mese in vita di meno alle spalle.
Nel dettaglio:
Italiano Medio, formato 33 cl., alc. 5%, IBU 21, lotto 17/09/2015, scad. 05/2016, 3.50 Euro.
Mr. Crocodile, formato 33 cl., alc. 4.5%, IBU 40, lotto 09/09/2015, scad. 04/2016, 3.50 Euro.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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