sabato 9 gennaio 2016

Amager / Three Floyds Arctic SunStone

Il 2015 si è chiuso con uno dei suoi protagonisti, il birrificio Amager; con l'anno nuovo si torna di nuovo in Danimarca, nei  nei pressi dell’aeroporto di Copenhagen dove nel 2006 Morten Valentin Lundsbak e Jacob Storm l'hanno fondato. Amager non fa mistero di amare il luppolo e si presta volentieri a collaborazioni internazionali con altri birrifici, soprattutto americani. Eccone un altro esempio, una birra realizzata assieme agli statunitensi di Three Floyds, famoso (e di non facile reperibilità nemmeno al di là dell'oceano) birrificio aperto a Munster, Indiana, dai fratelli Nick  e Simon Floyd assieme al padre Mike.
I Three Floyds sono una presenza abbastanza stabile in Danimarca, essendo collaboratori da lunga data con Mikkeller: prima per alcune birre e poi per la realizzazione del brewpub Warpigs a Copenhagen.
La collaboraizone con Amager arriva invece nel 2013; è in quell'anno che viene realizzata un'American Pale Ale chiamata Arctic Sunstone. Il nome fa ovviamente riferimento alla mitologica "pietra del sole",  strumento che sarebbe stato utilizzato dagli abili navigatori del Nord per localizzare il sole e riuscire ad orientarsi anche nelle giornate nuvolose. La ricetta elaborata da Jacob Storm di Amager con Chris Boggess e  Barnaby Struve dei Three Floyds prevede malti Pale, Munich e Melanoidin, con una generosa luppolatura di Tomahawk, Citra, Centennial e Simcoe. 
Il suo aspetto è tra l'arancio ed il dorato, leggermente velato: il bianco cappello di schiuma che si forma è cremoso e compatto, dalla trama fine e dall'ottima persistenza. 
La bottiglia ha poco più di un mese di vita e l'aroma ne riflette la freschezza: pungenti e fragranti profumi di pompelmo e arancio, mandarino, ananas, mango e litchi, melone. Pulizia ed eleganza ineccepibili, ottimo biglietto da visita che si traduce in un gusto altrettanto "piacione" e ruffiano quanto basta. Un tocco di miele, leggera base biscottata a sorreggere un ingresso dolce e fruttato, ricco di pesca/mango, arancio e pompelmo, frutta tropicale. L'etichetta l'identifica come "American Pale Ale" ma l'amaro che non tarda ad arrivare è importante: la resina è infatti protagonista del finale, affiancata da qualche note dolce di tropicale a renderla meno "minacciosa" del previsto. Bevetela senza che vi sia detto cosa ci sia nel bicchiere e dichiarerete senza esitare: una IPA! Profumata e facilissima da bere, bilanciata, pulita, morbida in bocca pur essendo dotata di una grande scorrevolezza; le bollicine sono al livello giusto, il corpo è medio. L'alcool (6%) è molto ben nascosto, la bevibilità non è forse a livello delle migliori sorelle di categorie che vengono prodotte in America ma è davvero un dettaglio trascurabile. Il livello è alto, la bevuta molto soddisfacente facendosi perdonare di  assomigliare un po' ad altre birre (collaborative) realizzate da Amager. 
Formato: 50 cl., alc. 6%, IBU 43, lotto 1188, scad. 11/2016.

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