Prima volta sul blog della beerfirm Deb’s, fondata a Caramanico Terme (PE) nel 2014 da Debora Franceschelli, diploma da sommelier e passione per la birra coltivata prima in maniera autodidatta e poi attraverso un corso tenuto da Jurji Ferri di Almond 22; in assenza d’impianti produttivi di proprietà, la formula scelta per l’ingresso nel mondo dei professionisti è quello della beerfirm, appoggiandosi ad altri birrifici. Non ho trovato molte altre informazioni in internet, dove in assenza di un sito l’unico riferimento aggiornato è la solita pagina Facebook.
Dovrebbero essere cinque le birre in produzione: Big Bang (APA), White Ginger (witbier allo zenzero), Luce (Tripel), Sotto Sopra (Saison) e Red Snow (Belgian Strong Ale con aggiunta di miele e disponibile nel periodo natalizio). Due sono le bottiglie protagoniste del post odierno, le cui etichette purtroppo non fanno chiarezza su dove siano prodotte le birre: personalmente non ho nulla contro le “beerfirm”, ma auspicherei trasparenza, pur restando che l’unica cosa veramente importante è la qualità di quello che poi arriva nel bicchiere.
Partiamo dalla Big Bang, un’American Pale Ale che vede come protagonista il luppolo Citra. All’aspetto è di colore oro antico, leggermente velato e forma un cappello piuttosto generoso di schiuma bianca, molto cremosa e dall’ottima persistenza. L’aroma è purtroppo un biglietto da visita molto poco invitante; sporco e “lievitoso” dal quale emergono ricordi di fiori secchi ed un vago sentore di scorza di limone e di plastica. L’abbondantissima schiuma si porta dietro una carbonazione davvero eccesiva per un’American Pale Ale, ma il problemi di questa bottiglia sono ben altri. ll gusto riflette d’aroma nella mancanza di pulizia, s’intravede appena la dolcezza della frutta (ananas, forse polpa d’arancia) alla quale fa seguito l’amaro finale, sgraziato e sgradevole, nel quale più che la frutta secca dominano la plastica e la gomma bruciata. La pesantezza della birra al palato a livello tattile è notevole, così come la sua astringenza, a tratti allappante: impossibile continuare a berla.
Per dimenticarla passiamo alla saison Sotto Sopra, che non dovrebbe utilizzare spezie ma basarsi solamente sul "lavoro" del lievito. E' ambrata scarica con riflessi ramati: qui la schiuma bianca è invece un po’ grossolana ma soprattutto non ha l’esuberanza e la persistenza che di solito caratterizzano le saison. L’aroma è quasi assente e anche quel poco che c’è risulta poco pulito e “lievitoso”, aggettivo da intendersi nella sua accezione negativa: in mezzo ad un po’ di gomma bruciata si percepisce appena un ricordo di pera. Il corpo è medio-leggero, le bollicine – al contrario dell’American Pale Ale – qui sono molto poche e non riescono a dare a questa Saison la vivacità e la vitalità che meriterebbe. Al palato ritrovo gli stessi difetti della bottiglia precedente: birra pesante a livello tattile, astringenza (sebbene in tono minore) e una pulizia davvero lacunosa che ne rende difficile la descrizione. Forse biscotto e miele, pera, con l’amaro a riproporre gli stessi difetti dell’altra birra (plastica, gomma) ma, essendo presente in quantità minore, consente quanto meno di terminare il bicchiere, sebbene con uno sforzo notevole.
Spiace sempre parlare male di una birra (sopratutto perché è stata pagata!) ma queste due bottiglie sono davvero ben lontane dalla soglia della sufficienza: e se una “sfortunata” può sempre capitare, due su due sono purtroppo un indizio abbastanza preoccupante.
Nei dettagli:Big Bang, formato: 33 cl., alc. 5%, lotto 43, scad. 07/2017, pagata 4.00 Euro.
Sotto Sopra, formato: 33 cl., alc. 5.8%, lotto 72, scad. 09/2017, pagata 4.00 Euro.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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