martedì 19 gennaio 2016

Gaverhopke Den Twaalf 2012

Risale al 1994 la fondazione del birrificio 't Gaverhopke di Stasegem, dintorni di Kortkijk; i proprietari Erik Ameye e Christiane Soens decidono di ritirarsi nel 2007 e lo cedono a Gudrun Vandoorne e Bruno Delrue, una coppia che abita nei paraggi e che conosceva da tempo il birrificio. 
E’ la trentenne Gudrun a lasciare il suo lavoro da assistente sanitaria e affianca per un anno Erik Ameye imparando a fare la birra e a far funzionare il birrificio: nel giugno dello stesso anno si diploma anche “birraia” a Ghent.  
A luglio dello scorso anno Gaverhopke si è trasferita di qualche chilometro all’interno della storica fattoria/castello  “Goed te Nieuwenhove”, a Waregem: in questa suggestiva cornice, che il comune di Waregem ha ceduto in concessione per dodici anni, verrà inaugurato nella primavera 2016 il nuovo impianto produttivo.  Le birre sono momentaneamente ancora prodotte a Stasegem, ma nel “castello” è già possibile sedersi (52 posti) al nuovo bar dove poterle gustare e mangiare. Troverete anche una sezione “didattica” destinata ad ospitare scolaresche per illustrare loro la fattoria storica ed il funzionamento del birrificio.
Nei sui otto anni di gestione del birrificio Gudrun Vandoorne ha parzialmente rinnovato la gamma introducendo qualche novità come la Bittersweet Symphony (American IPA) e rielaborando alcune ricette ricevute dalla precedente gestione. La qualità del nuovo corso Gaverhopke da quanto leggo è stata sempre altalenante, con incoraggianti segni di miglioramento avvenuti negli ultimi anni; un esempio appropriato è quello dell'ammiraglia di casa, chiamata Den Twaalf (la dodici), una massiccia Belgian Strong Dark Ale (o Quadrupel, se preferite). Il forum di appassionati Belgian Beer Board parla di alcuni lotti problematici/infetti risalenti al 2012, quando le birre non erano state ancora sottoposte al cambio di etichetta, avvenuto l'anno successivo: la fortuna ha voluto che avessi in cantina proprio una di quelle bottiglie.
La foto al solito rende la birra più scura della realtà: la sua livrea è ambrata piuttosto carico, con riflessi dorati che emergono in controluce: forma giusto un dito di schiuma ocra, abbastanza fine ma molto poco persistente. Al naso l'intensità è modesta e dolce: uvetta e datteri, prugna, mela verde e pera, zucchero candito, una lieve ossidazione (cartone) e una nota aspra di aceto di mela. In bocca è sorprendentemente "leggera" per l'ABV dichiarato, 12%: corpo medio, bollicine quasi assente, consistenza quasi acquosa. Il gusto mantiene un'intensità abbastanza dimessa e parte alquanto dolce con caramello, zucchero candito e uvetta sotto spirito che sono poi contrastati dall'asprezza dell'aceto di mela, la cui evidenza è direttamente proporzionale all'elevarsi della temperatura. La bevuta è fiacca, slegata e leggermente ossidata, con un finale un po' astringente che asciuga completamente il dolce ma "spegne" di fatto la birra, completamente priva di retrogusto fatta eccezione una leggera scia acetica ed aspra di frutti rossi. Componente etilica praticamente assente in una birra molto poco appagante che finisce per la maggior parte nel lavandino.
Formato: 33 cl., alc. 12%, imbott. 02/2012, 4.50 Euro (beershop, Italia)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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