Secondo appuntamento con il birrificio estone Põhjala, uno dei protagonisti della piccola “craft bier revolution” che sta lentamente cercando di svilupparsi anche nella piccola repubblica baltica; nato nel 2011 come beerfirm, dal 2014 è a tutti gli effetti un vero birrificio. La loro storia ve l'avevo riassunta qualche settimana fa bevendo la loro Virmalised IPA.
Oggi passo in rassegna due birre entrambe "scure" ma completamente diverse tra di loro: una Black IPA quasi sessionabile ed una massiccia Imperial Stout.
Pesankond è il nome scelto per la prima birra; Google translator suggerisce "fidata, figliata" come significato ma in realtà si tratta di un popolare (?) fumetto estone per il cui ventesimo anniversario è stata realizzata questa birra. Il simpatico personaggio raffigurato in etichetta pronuncia "Black Forest IPA" in quanto la ricetta prevede l'utilizzo di mirtilli e di "punte" di abete rosso; non si tratta degli aghi di pino che vengono usati in alcune birre, ma dei cimali che precedono la formazione degli aghi stessi. Scopro casualmente che nel diciottesimo secolo negli Stati Uniti e nel Canada era abbastanza diffusa la produzione di una Spruce Beer, una bevanda realizzata con i cimali di conifera molto diversa dalle birre realizzate oggi aggiungendo alla normale ricetta un po' di aghi di pino. I malti sono Pale, Cara pale, Crystal 150, Black male e Carafa type 2 special, i luppoli Columbus, Chinook e Mosaic.
Di colore ebano scuro, forma una testa di schiuma nocciola abbastanza fine e cremosa, dall'ottima persistenza. Bottiglia con circa due mesi e mezzo di vita e aroma ancora fresco e molto intenso: domina il dolce della frutta tropicale (mango e papaia), con un "contorno" di melone retato, fragola e mirtillo, mandarino, pompelmo rosa. Il bouquet è elegante, e caratterizzato da un ottimo livello di pulizia. La gradazione alcolica (5.4%) non è lontanissima dai parametri della sessionabilità ma al palato questa Black IPA rivela un'intensità sorprendente e che farebbe pensare a "palcoscenici" ben più importanti. L'inizio è dolce riproponendo ananas e mango che lasciano pian piano il posto ad una progressione amara che parte dalla scorza del pompelmo per poi evolvere in territori più intensi ricchi di resina e terrosi. I malti scuri - come vorrebbe l'illusione dello stile, una Black Pale Ale - si concentrano sul colore senza indulgere nel tostato e nel torrefatto, avvertibili in modo lieve solo quando la birra s'avvicina alla temperatura ambiente. Pulita e profumata, davvero ben fatta e bilanciata anche nel suo "essere amara" e - tocca ripetermi - grande intensità abbinata ad un'eccellente facilità di bevuta. Ottima.
Di ben altra caratura etilica è invece la Pime Öö, che tradotto dovrebbe voler dire "notte oscura"; è una poderosa imperial stout (13.6%) con un'etichetta che personalmente trovo splendida nel suo minimalismo: uno scenario lunare che al tempo stesso suggerisce le lunghe notti d'inverno nei paesi baltici, perfettamente rappresentate dal bianco della neve e dall'oscurità del cielo, immersi in un un profondo silenzio. La ricetta vuole malti Pale, Monaco, Special B, Crystal 300, Crystal 150, Crystal 200, Carafa type 2 special e Chocolate, avena e Chocolate Rye (segale), due soli luppoli, Magnum, e Northern Brewer.
Assolutamente nera, con una piccola ma cremosa schiuma beige scuro che svanisce piuttosto in fretta. L'aroma mi delude, e non poco: salsa di soia e carne avvolti da una forte presenza etilica sono un biglietto da visita tutt'altro che invitante; emerge in un secondo tempo anche una leggera affumicatura. Per fortuna le cose migliorano in bocca, a partire dalla sontuosa sensazione palatale: corpo medio-pieno, pochissime bollicine, consistenza densa e cremosa, masticatile, morbidissima. Il percorso al palato inizia con una lieve affumicatura seguita da una melassa molto dolce di caramello e toffee, vaniglia, tortino alla gianduia, liquirizia, cioccolato al latte e prugna disidratata. La presenza etilica è innegabile ma, considerata la mole, è sopportabile senza troppi sforzi; quella che invece per qualcuno potrà risultare "troppo" è la componente dolce, davvero spinta vicino al limite dell'eccesso. L'alcool cerca di asciugarla un po' riuscendoci solo in parte, mente il finale amaricante di caffè e tostature è davvero troppo timido per completare l'opera. Personalmente mi piacciono le imperial stout dolci, quasi le preferisco a quelle molto amare e "tostate", ma questa eccede anche il mio limite; benino il retrogusto etilico nel quale ritorna il lieve affumicato che aveva aperto le danze e s'intravede ancora un po' di caffè. Per contrastare un po' il dolce e accelerare la frequenza dei sorsi diventa quasi obbligatorio abbinarla ad una tavoletta di cioccolato fondente: ci fosse un po' più d'amaro (caffè e tostature) sarebbe davvero un'ottima rappresentante della "categoria" delle massicce imperial stout scandinave, ma in questa bottiglia l'eccessiva dolcezza la rende alla lunga un dessert in forma liquida difficile da sorseggiare.
Nel dettaglio:
Pesakond Black IPA, formato 33 cl., alc. 5.4%, IBU 40, scad. 29/04/2016.
Pime Öö Imperial Stout, formato 33 cl., alc. 13.6%, IBU 60, lotto 040, scad. 22/12/2015.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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