Purtroppo non arrivano ancora in Europa le birre di Deschutes ed è un vero peccato perché il birrificio dell'Oregon ci sa davvero fare. Fondato come piccolo brewpub a Bend nel 1988 da Gary Fish, il birrificio che prende il nome dal fiume che attraversa la propria città è cresciuto sino a diventare (dati 2014) il settimo maggior produttore "craft" statunitense ed il dodicesimo se alla classifica aggiungiamo anche i colossi industriali. Oggi però non è il momento di passare in rassegna la storia di Deschutes perché c'è molto da dire sulla birra.
Nel 2005 Gary Fish "sfida" i propri birrai a creare una birra estrema, potente, quella che ancora mancava a Deschutes, la cui capacità produttiva era costantemente insufficiente a soddisfare la richiesta di tutte le birre "basiche". Da un informale "concorso" interno indetto tra i vari birrai ne escono vincitrici due Imperial Stout; una prodotta con l'aggiunta di liquirizia, l'altra con melassa nera (blackstrap): dal blend di queste due birre nasce la base per quella che sarà poi la definitiva imperial stout chiamata The Abyss: oltre a melassa e liquirizia, vengono aggiunti corteccia di ciliegio e baccelli di vaniglia. La sua preparazione è abbastanza laboriosa in quanto è necessario realizzare due mash separati che vengono poi portati nello stesso bollitore; ci sono poi 360 bastoncini di liquirizia da scartare a mano, uno ad uno. Potete seguire le fasi su questa interessante pagina-diario del birrificio; in alternativa, ecco un video in cui trovate Gary Fish e Ryan Schmiege, il cosiddetto "barrel master" di Deschutes. La ricetta completa prevede malti Pale, Black, Chocolate, Black Barley, Roasted Barley e frumento, mentre i luppoli utilizzati sono Millennium, Nugget, Styrian e Northern Brewer. Al momento della messa in bottiglia, viene fatto un blend di birra fresca e di birra affinata per dodici mesi in diversi tipi di botti: rovere dell'Oregon, ex-Bourbon, ex-Pinot Nero.
Nel 2006 alla Deschutes il marketing non era certamente una delle priorità è l'uscita della Abyss avvenne in sordina; il passaparola tra gli appassionati fu però velocissimo e già l'anno successivo le richieste superarono di gran lunga la disponibilità. Entrata nel circolo delle cosiddette "birre culto" americane, ogni anno viene commercializzata a novembre e sparisce rapidamente dagli scaffali dei negozi. E già che parliamo di hype, sia Ratebeer che Beer Advocate la elencano tra le 50 migliori birre al mondo: trentanovesima per il primo (e ventisettesima miglior Imperial Stout), quarantaseiesima per il secondo (ventesima miglior Imperial Stout).
Il millesimo 2013 protagonista di oggi viene presentato il 14 novembre nei pub di Bend e di Portland: l'ABV (variabile ogni anno) è 11% ed il blend è assemblato con il 72% di imperial stout non barricata, il 6% affinata in botti ex-Bourbon, l'11% in botti di rovere e l'11% di Pinot Nero. Anziché una scadenza, il birrificio imprime sull'etichetta la data dopo la quale ne consiglia il consumo: in questo caso è il 16 agosto del 2014, ovvero siete invitati a tenerla in cantina per almeno nove mesi.
L'abisso nel bicchiere è spaventosamente nero, anzi nerissimo: per fortuna c'è una rassicurante e sontuosa "montagna" di schiuma marrone molto fine e cremosa, dalla lunghissima persistenza. Stupenda. L'aroma è un percorso molto raffinato che si snoda attraverso i profumi del bourbon e della vaniglia, del fruit cake, dell'uvetta e della prugna, della melassa; ci sono intermezzi legnosi e vinosi (porto), ogni tanto fa capolino una nota affumicata e di cenere.
La discesa nell'abisso è molto meno minacciosa di quanto potrebbe pensare: i primi 3/4 della bevuta si mantengono nel territorio dolce delimitato dall'aroma, con melassa e caramello bruciato, fruit cake, vaniglia, uvetta e cioccolato al latte, liquirizia e suggestioni di porto. Il finale ha una repentina virata (forse qualcuno potrebbe trovarla un po' brusca) in territorio amaro con intensissime ma raffinate tostature, caffè e cioccolato fondente, cenere. La bevibilità per la gradazione alcolica è davvero notevole, nel blend c'è solo un 6% di birra affinata in botti ex-Bourbon ma il distillato fa sentire la sua morbidissima presenza ed il suo calore per tutta la bevuta. Impossibile non fare menzione del mouthfeel, dove a fronte di un corpo pieno c'è una patina superficiale morbidissima e setosa, ad accarezzare il palato mentre sulla lingua scorre un liquido ben più consistente ed oleoso; la carbonazione è ovviamente molto contenuta. Lunghissimo il retrogusto, punto d'incontro di Bourbon, caffè e cioccolato, caldo ed avvolgente, pulitissimo, degna chiusura di una Imperial Stout sontuosa e davvero ben fatta, dove potenza e finezza riescono a stabilire una convivenza pressoché perfetta.
Una birra non facile da trovare in quanto esce una volta l'anno, ma se capitate negli Stati Uniti tra novembre e dicembre, quando viene commercializzata, cercate di portarvene a casa almeno un paio di bottiglie e non ve ne pentirete, una da bere dopo un anno e un'altra da lasciare a lungo in cantina.
Formato: 65 cl., alc. 11%, IBU 86, anno 2013, $ 24.99 (liquor store, USA).
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