Appuntamento fisso di ogni anno, anche sul blog, è quello con la Duvel Tripel Hop, “sorella" più luppolata della Duvel che affianca ad ogni edizione una nuova varietà di luppolo a quei Saaz e Styrian Goldings utilizzati per quella “normale”.
La Tripel Hop nacque come "one-shot" nel 2007 ospitando il luppolo Amarillo; il risultato piacque ai bevitori ma alla Moortgat non ritennero che valesse la pena replicarlo; a quanto si legge furono necessarie una "campagna" su Facebook e 12.000 firme raccolte dagli appassionati belgi di “De Lambikstoempers" per convincerli a rimetterla in produzione. Nel 2012 la Tripel Hop ritornò utilizzando il Citra, come terzo luppolo "incomodo”, nel 2013 fu usato il Sorachi Ace e nel 2014 l’americano Mosaic: il 2015 ha visto come protagonista l’Equinox (oggi rinominato Equanot) e il 2016 la varietà sperimentale HBC 291 oggi nota con il nome di Loral.
Lo scorso anno Duvel mise in vendita anche un “tasting box” comprendente tutte e sei le precedenti edizioni ; oltre alla possibilità di una “pericolosa verticale”, gli acquirenti potevano anche votare la loro preferita. Duvel aveva dichiarato che la vincitrice sarebbe poi diventata la Tripel Hop 2017: la promessa è stato mantenuta e la scorsa primavera quando la Tripel Hop Citra è stata messa in vendita, anche se dalle etichette è sparito il millesimo.
Nessuna sorpresa per quel che riguarda l’aspetto il colore è perfettamente limpido e dorato con una generosa testa di schiuma cremosa ma dalle bolle un pochino troppo grosse e dalla buona persistenza. L’aroma è molto pulito ed elegante, e presenta le tipiche note del Citra: arancia, pompelmo e mandarino, lime e cedro in secondo piano. C’è una nota pepata, un tocco di miele e di agrumi canditi, qualche ricordo di pasticceria. Il mouthfeel è quello giusto per supportare una Strong Ale capace solitamente di mascherare il suo contenuto alcolico (9.5%) in maniera diabolica, appunto. In questa bottiglia non è esattamente così e l’alcool si fa sentire: il ritmo di bevuta non ne è particolarmente influenzato ma il bevitore avverte che nel bicchiere c’è qualcosa che può “far male”. I malti (pane e miele) supportano adeguatamente una bevuta caratterizzata da un bel fruttato nel quale gli esteri sono perfettamente amalgamati al luppolo: non solo agrumi ma anche qualche sensazione di frutta a pasta gialla, pesca in primis. La bevuta è dolce ma perfettamente asciugata dall’alcool e da una notevole attenuazione: c’è anche un velocissimo spiraglio amaro di scorza d’agrumi prima del congedo con una scia dolce e calda di frutta sotto spirito. Ben fatta, pulita e intensa: nel bicchiere è quasi tutto perfetto inclusa una certa avarizia nel regalare emozioni. Ma sugli scaffali dei supermercati è comunque sempre una manna dal cielo trovarla.
Formato: 33 cl., alc. 9.5%, lotto 41305, scad. 08/2018, prezzo indicativo 2,49 Euro (supermercato)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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