Lo scorso giugno il birrificio inglese Siren, che abbiamo già incontrato in più di un occasione, annuncia la nascita di una serie di birre che hanno come protagonista il caffè e che si chiameranno “Barista Project”. Non è la prima volta che il caffè finisce in una birra di Siren: una delle loro etichette più apprezzate è infatti la stout Broken Dream e le sue diverse varianti, ma per le nuove birre Siren promette di voler portare in una nuove e inesplorate direzioni il rapporto tra birra e caffè. Sabato 14 giugno, nella taproom di Siren a Finchampstead, duecento persone hanno partecipato all’evento di presentazione delle quattro birre al caffè, disponibili nello stesso giorno anche in altri in sette selezionati locali del Regno Unito.
“Americano” è una Double IPA (9.1%) prodotta con caffè etiope in collaborazione con la Quarter Horse Coffee di Birmingham; un caffè estremamente forte è stato aggiunto direttamente nella birra poco prima della messa in fusto e bottiglia. I luppoli utilizzati sono stati Citra, Columbus, Cascade, Chinook e Mosaic Cryo Powder. “Crema” è invece una White (sweet) Stout (4.9%) che utilizza caffè invecchiato in botti di whiskey tedesco, baccelli di vaniglia e fave di cacao. “CapHeine” (6.2%) vede la collaborazione della torrefazione Climpson di Londra; chicchi di caffè keniano, caratterizzati da note fruttate e floreali, sono stati aggiunti ad una birra acida prodotta con ibisco in bollitura e 120 chili di lamponi durante la fermentazione. Per creare un vero e proprio “caleidoscopio” di sapori è stato anche fatto un leggero dry-hopping di Mosaic, Palisade e Bravo. La quarta e ultima birra del “Progetto Barista” è un’imperial stout chiamata Turkish.
La birra.
Ovviamente ispirata all’omonimo caffè orientale, la Turkish di Siren è una massiccia imperial stout (10%) che vuole rappresentare un’esperienza molto più ampia: al caffè viene infatti anche abbinato il dolce. Oltre a 45 chili di caffè tailandese forniti dalla Tamp Culture Coffee di Reading sono stati impiegati vaniglia, scorza d’arancia e noce moscata nel whirpool e 420 chili di fichi alla birra fermentata; l’etichetta cita anche fave di cacao e zucchero moscovado.
Nel bicchiere appare un liquido abbastanza denso e scuro, mentre la schiuma di modeste dimensioni risulta un po' scomposta. Al naso domina il caffè con un'intensità davvero notevole ma con scarsa finezza, ricordando più che alto i "fondi" esausti che il liquido: nel poco spazio libero rimasto s'intravedono note di carne affumicata, tabacco, tostature. Non basta l'opulenza a formare un bouquet convincente ed invitante che dovrebbe invece evocare un dessert. Neppure il mouthfeel è esente da critiche: la sensazione è oleosa ma non particolarmente morbida o cremosa. Al palato il dolce del caramello e del fico cerca di fornire un appoggio alle intense tostature che a tratti sconfinano nel bruciacchiato; carne, fondi di caffè e tabacco costituiscono una bevuta che segue l'aroma con buona corrispondenza, peccando nuovamente in pulizia ed eleganza. Una nota luppolata quasi resinosa chiude il percorso ben mescolandosi all'amaro del torrefatto, mentre il retrogusto è una lunga e calda scia etilica ricca di frutta sotto spirito e caffè.
Turkish, ovvero una Imperial Stout ambiziosa nelle intenzioni che fallisce i suoi nobili intenti di abbinare il caffè al dessert: birra spigolosa e grezza, con poco equilibrio tra i vari elementi e, sopratutto, una scarsa pulizia che non permette di percepire gli elementi-dessert elencati in etichetta. La potenza (anche quella etilica) c'é, ma per citare un famoso spot pubblicitario "senza il controllo è nulla": nel complesso discreta, ma quando il prezzo del biglietto è di fascia alta è lecito pretendere molto, molto di più
Formato: 33 cl., alc. 10%, lotto G799, imbott. 09/06/2017, prezzo indicativo 6.00-7.00 Euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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