Grand Haven, cittadina adagiata sulla riva del lago Michigan, è una popolare destinazione turistica per molti abitanti che abitano nelle aree più interne dello stato americano; il suo porto turistico e la sua grande spiaggia sabbiosa fanno si che il numero di abitanti (10.000 circa) aumenti esponenzialmente nei mesi estivi. E’ in questa località che nel 2010 Chris Michner, assieme alla moglie Alyson e al socio Kyle Miller hanno deciso di aprire nel 2010 il birrificio Odd Side Ales.
Michner e Miller si dilettavano con l’homebrewing nel proprio appartamento ai tempi della Michigan State University: terminati gli studi Michner iniziò a lavorare nel campo delle revisioni contabili ma dopo due anni si trovò disoccupato a causa della crisi finanziaria del 2008. Non contento del precedente lavoro, anziché cercarne un altro simile decise d’investire i 40.000 dollari che era riuscito a mettere da parte, ne chiese altri 40.000 in prestito per ristrutturare un vecchio edificio in centro a Grand Rapids, dove sino al 1984 venivano prodotti dei pianoforti: la cittadina del Michigan era ancora sprovvista di brewpub. Sistemato l’impiantino da 75 litri (!) e, con l’aiuto di alcuni familiari, anche gli arredamenti della taproom, il 17 marzo 2010 Odd Side Ales serve le prime pinte ai propri clienti: nel locale non viene installato nessun televisore e non si serve cibo (anche se potete portare il vostro) in quanto il focus è volutamente orientato sulla birra.
In poco tempo la capacità dell’impianto viene raddoppiata ma gli spazi del brewpub di Grand Haven – che oggi ospita ancota una ventina di spine, tutte di Odd Side - non consentono grandi manovre; nel 2012 un nuovo impianto da 17 ettolitri trova spazio in un fabbricato a sei chilometri di distanza. Nel 2015 è tempo di un nuovo trasloco in un capannone da 4000 metri quadri poco più a sud al 1811 di Hayes Street, in prossimità del Grand Haven Memorial Airport: sul muro esterno dello stabilimento vi è una gigantografia dell’etichetta dalla Session IPA chiamata Hop Gobbler. Qui è operativo il nuovo impianto da 500 ettolitri con il quale, tenendo fede al suo nome, Odd Side produce birre spesso utilizzando frutta, spezie e altri ingredienti “inusuali”; il database di Ratebeer ne elenca quasi trecento anche la birra più venduta rimane la Citra Pale Ale. Ed è proprio su birre "normali" che mi sono orientato.
Le birre.
Partiamo dalla Hop Gobbler, in etichetta una Extra Pale Ale che il birrificio definisce una invece “session” Pale Ale; nasce nel 2013 ed è oggi una delle birre più vendute di Odd Side. Da settembre 2016 è disponibile anche in lattina. I luppoli utilizzati dovrebbero essere Centennial e Citra, mentre il suo colore leggermente velato è perfettamente dorato; l’aroma è pulito e ancora fresco di note floreali ed erbacee, cedro e arancia, frutta tropicale. Il suo carattere di “session beer” è evidente al palato dove c’è pulizia e fragranza e un’intensità, soprattutto per quel che riguarda il livello d’amaro, tale da non stancare mai chi decide di berla. Crackers, miele e agrumi disegnano un profilo delicatamente dolce bilanciato da una finale amaro erbaceo, più che resinoso, di modesta intensità. Il suo punto di forza sono quella pulizia e facilità di bevuta tipiche del Midwest americano (e dei suoi immigrati di origine tedesca). Nonostante la bella etichetta, personalità e intensità sono un po’ deboli, ma è comunque una birra che si beve con grande piacere se la si trova nel proprio bicchiere.
Citra Pale Ale (5.8%) non è, secondo il birrificio, né un'American Pale Ale né una IPA: si colloca a metà, qualsiasi cosa ciò voglia dire. Si tratta di una single hop a tutto Citra il cui dorato è più carico rispetto alla Hop Gobbler. La bevo a due mesi circa dalla messa in bottiglia e l'aroma è ancora fresco: mandarino, arancia e qualche nota di ananas, profumi floreali costituiscono un bouquet pulito ma dolce, come se un po' di zucchero fosse caduto sulla frutta. La sensazione palatale è gradevole e morbida e il gusto ricalca l'aroma senza nessuna deviazione: una leggera sensazione caramellata e biscottata ben si amalgama con agrumi e frutta tropicale fino ad una chiusura abbastanza secca con un amaro delicato ma non molto elegante nel quale s'incrociano note erbacee e zesty. Una buona Pale Ale dà il meglio di sé al naso, mentre in bocca l'eleganza si perde un po' per strada.
Chiudiamo con la Hoplicated, una Double IPA che Odd Side dichiara essere la sorella maggiore della Citra Pale Ale: la data d'imbottigliamento in etichetta è illeggibile ma dovrebbe trattarsi di una bottiglia con un mese e mezzo di vita. In passato era anche stata commercializzata con il nome I want my Htv e un'etichetta che citava il video di Money For Nothing dei Dire Straits. Anche qui l'unico luppolo protagonista è il Citra ma sin dall'aroma, quasi assente, s'intuisce che c'è qualcosa che non va. La bevuta non è particolarmente pulita ma è sopratutto troppo spinta sul versante dolce: caramello, biscotto, agrumi canditi, marmellata, sciroppo di frutta danno forma ad una birra stucchevole con un amaro finale che quasi non riesce ad emergere. L'alcool (9%) è ben gestito e si sente con moderazione, la sensazione palatale è morbida e avvolgente ma la sua eccessiva dolcezza la rende una Double IPA che stanca subito il palato e che si beve con troppa fatica.
Hop Gobbler, 35.5 cl., alc. 5%, IBU 36, imbott. non riportato, 1.49 $
Citra Pale Ale , 35.5 cl., alc. 5.75%, IBU 43, imbott. 14/06/2017, 2.09 $
Hoplicated, 35.5 cl., alc. 9%, IBU 61, imbott. 30/06/2017 (?), 2.19 $
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