Tra le molte novità del 2014 di Toccalmatto, oltre a diverse one-shot e collaborazioni varie, c’è stata la nascita della linea sperimentale FreakLab Series: viene inaugurata a settembre con l’uscita della Black Bretty. “La prima, rarissima e misteriosa release della serie sperimentale FreakLab. Non saprete altro”: questo il criptico messaggio con il quale viene annunciata sul blog del birrificio di Fidenza. Qualche mese dopo è arrivata una Smoked Porter seguita a dicembre dalla Belgian Ale chiamata Antani.
Non so se la FreakLab Series non sia ancora attiva ma le novità in casa Toccalmatto non smettono di arrivare, soprattutto nella forma di one shot e collaborazioni; quella più interessante è però stata la joint-venture annunciata la scorsa estate assieme a Caulier, marchio-beerfirm di proprietà italiana che produce in Belgio e in Messico. Il birrificio di Fidenza produrrà le birre Caulier per il mercato italiano (si parla di circa 11.000 ettolitri/anno) mentre De Proef continuerà a soddisfare la domanda del nord-europa.
Black Bretty inaugura quindi la FreakLab Series sperimentale di Toccalmatto, caratterizzata da grafiche monocromatiche, per poi entrare nella gamma Toccalmatto e dotarsi di una vera e propria etichetta. Birra e musica s’incontrano spesso nel mondo Toccalmatto e credo che anche in questo caso - visti gli indizi in etichetta - il nome scelto sia un richiamo ad una canzone, quella Black Betty che gli afro-americani cantavano sul lavoro negli anni ’30 del secolo scorso. Per quel che riguarda la birra parliamo di una strong/imperial porter (9.5%) prodotta con brettanomiceti ed aggiunta ciliegie. Il lotto di produzione in etichetta sembra rimandare all’annata 2013; la bottiglia è stata da me acquistata nel 2015 e ha riposato per un paio d’anni in cantina.
All’aspetto risulta ”quasi nera” e forma una testa di schiuma di modeste dimensioni, con bolle un po’ grossolane ed una discreta persistenza. L’azione dei brettanomiceti è evidente al naso, che apre con richiami al cuoio e al formaggio, alla pelle di salame; al loro fianco troviamo profumi di ciliegia, prugna e, più in secondo piano carne, salsa di soia e qualche traccia volatile di solvente. Al palato si avverte già qualche segno dell’età: il corpo è medio ma la birra appare un po’ slegata in alcuni passaggi, con una bassa carbonazione che non riesce a restituirle un po' di energia. La bevuta è comunque un interessante caleidoscopio di sapori che a parole sembrerebbero respingersi tra di loro: tostature e caffè, cuoio, salsa di soia e carne, tabacco, l’asprezza dell’amarena, il dolce dell’uvetta e della prugna. C’è una discreta astringenza che rovina un po’ quello che vorrebbe essere un finale appagante fatto di lievi tostature, caffè e qualche spunto di cioccolato; l’alcool è piuttosto delicato e apporta solamente un lieve tepore a fine bevuta.
Una imperial porter piuttosto complessa da sorseggiare con calma, non tanto perché la bevuta sia difficile o impegnativa ma perché ci sono davvero molti elementi, spesso dissonanti, che richiedono la dovuta attenzione. Il risultato è un po’ confuso e un po’ penalizzato da qualche segno del tempo, ma tutto sommato è una birra che si beve con soddisfazione e che induce a farsi delle domande su quello che c’è nel bicchiere. Che sia questo il vero significato del tanto abusato termine “birra da meditazione” ?
Formato: 75 cl., alc. 9.5%, lotto 13030, scad. 16/04/2023, pagata 10.00 Euro (birrificio)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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