Ancora un po’ di beer hunting in territorio Americano, in particolare nello stato del Michigan: tre birrifici che non mi sembra siano mai stati importati in Europa, a oggi.
Partiamo da Tapistry Brewing, fondato nel 2013 da Joe Rudnick e Greg Korson a Bridgman, nel Michigan sud-occidentale: le rive del lago sono ad un paio di chilometri di distanza e anche il confine con l’Indiana non è molto lontano. Rudnick e Korson, amici da una decina d’anni, passano molti weekend assieme a visitare birrifici del Michigan e maturano lentamente l’idea di aprirne uno. Rudnick è anche homebrewer e, a 39 anni, rinuncia alla sua ventennale carriera da ingegnere in un’industria farmaceutica per aprire le porte della Tapistry Brewing: impianto da 20 ettolitri in un edificio da 450 metri quadrati collegato ad un secondo edificio da 200 nel quale si trova la taproom. Il giardino che circonda la proprietà può accomodare un centinaio di persone. Si inizia con otto spine per arrivare alle venti attuali: l’organico del birrificio si compone di una decina di persone tra le quali il birraio Kyle Heslip. Dal 2015 le lattine hanno sostituito le bottiglie da 65 centilitri che sino ad allora Tapistry aveva sempre utilizzato e che vengono distribuite nell’area meridionale del Michigan e in quella settentrionale dell’Indiana. Il nome Tapistry nome deriva dall’unione delle parole “tap” e “chemisty”: in quattro anni di vita sono circa un centinaio le etichette prodotte, ma sono solo cinque quelle disponibili tutto l’anno.
Tra queste la Reactor IPA, 7.5% ABV e 78 IBU per un’etichetta che sembra promettere un’esplosione nucleare di verde luppolo: Cascade, Chinook e Centennial sono supportati da un mix di malti che include Pale, Caramello e Monaco. Il suo colore è ramato, con qualche riflesso dorato ma l’aroma non è così potente come la grafica vorrebbe far credere. Nessuna indicazione sull’età di una lattina che presenta un naso poco fragrante e poco intenso, caratterizzato da una percepibile componente etilica: marmellata d’arancia, biscotto, qualche accenno di aghi di pino. Il gusto prosegue nella stessa direzione con un buon livello di pulizia ma con poca fragranza: la bevuta risulta alquanto noiosa nel suo incedere dolce di biscotto-caramello-marmellata che quasi mette in secondo piano un finale amaro che si snoda tra il vegetale ed il terroso. L’alcool non si nasconde in una IPA solida e vigorosa ma monotona e priva di slanci.
Da Tapistry facciamo una gita di circa 400 chilometri a nord per raggiungere Traverse City, una graziosa cittadina (per gli standard americani) sulla riva del lago Michigan nonché nota come “la capitale delle ciliegie”. E’ qui che Russell Springsteen ha fondato la Right Brain Brewery; nativo del Michigan, Russell lavorava nei primi anni ’90 come acconciatore e allenatore di wrestling a Boulder, Colorado, dove venne a contatto con la craft beer revolution. Alla fine degli anni ’90 fu costretto a ritornare nel Michigan settentrionale per aiutare l’agenzia immobiliare del padre; non trovando (a suo dire) niente di decente da bere decise di iniziare a farsi la birra in casa. L’hobby divenne rapidamente un’ossessione ma Russell non disponeva dei fondi necessari per aprire un microbirrificio: ispirato da un viaggio a New York, decise allora di far coniugare le sue due passioni, capelli e birra. Nel 2005 nel Warehouse District di Traverse City nasce il Salon Saloon, metà barbiere e metà pub dedicato alla birra artigianale: due anni dopo, racimolati i 40.000 dollari necessari per acquistare un impianto usato, vende il Saloon a una delle proprie dipendenti e inaugura la Right Brain Brewery. Nel 2013 il birrificio si è trasferito nei più ampi locali (3000 metri quadri) nel SoFo District di Traverse City con una pub annesso nel quale sono operative una ventina di spine; all’impianto principale da 17 ettolitri se ne affianca uno da 8 per rifornire il locale che, dicono, riceve 150.000 persone ogni anno, con un picco nei mesi estivi quando la regione è popolata da molti vacanzieri. La produzione, di circa 6000 ettolitri l’anno, è attualmente affidata all’esperto birraio Sam Sherwood, ex Founders, Perrin e Traverse Brewing.
La Ceo Stout (5.5%) viene prodotta in collaborazione con la torrefazione Jack Coffee Co. di Traverse City; CEO acronimo di Chocolate, Espresso e Oatmeal, ovvero quello che dovrebbe aspettarvi nel bicchiere. E’ la birra più venduta di Right Brain: il caffè è effettivamente protagonista al naso, con buona eleganza ed intensità: chicchi ed espresso sono accompagnati in secondo piano da note di orzo tostato e liquirizia. Nonostante l’utilizzo d’avena la sensazione palatale non è particolarmente cremosa e sembra soprattutto mirare alla scorrevolezza: anche al palato c’è tanto caffè, supportato molto in sottofondo dal dolce del caramello e da delicate tostature. Eleganza e pulizia non sono allo stesso livello dell’aroma ma la bevuta è ugualmente intensa e abbastanza soddisfacente, peccato per una lieve astringenza che rovina un po’ l’esperienza. Bene il caffè, secondo me manca un po’ di contorno.
Centennial, Cascade e Citra, quest’ultimo anche in dry-hopping, sono i protagonisti della IPA (5.8%) chiamata Dead Kettle. Nel bicchiere è ramata con riflessi oro carico. L’aroma si compone di dolci profumi di arancia e pompelmo, ben zuccherati, con qualche nota floreale e biscottata; l’intensità è discreta, mentre pulizia ed eleganza sono ampiamente migliorabili. Il mouthfeel è morbido e gradevole ma un po’ troppo ingombrante per una birra dal contenuto alcolico modesto che dovrebbe invece scorrere senza intoppi. La bevuta è ben bilanciata, in piena tradizione Midwest, tra caramello, biscotto, agrumi e un finale amaro, di discreta intensità ma un po’ sgraziato, nel quale s’incontrano note vegetali e di scorza d’agrumi. Anche in bocca l’intensità è di ottimo livello ma pulizia e finezza lasciano un po’ a desiderare: una IPA discreta che tuttavia è ancora ben lontana dalle migliori produzioni del Michigan.
A soli dieci chilometri di distanza da Tapistry si trova la Greenbush Brewing Company, fondata a Sawyer nel giugno 2011 dai quarantenni Scott Sullivan e Justin Heckathorn, rispettivamente un ex mobiliere ed un ex bancario, nei locali che ospitavano una lavanderia. L’apertura di Greenbush era un evento atteso con grande interesse in quanto una porter prodotta da Sullivan ai tempi dell'homebrewing aveva riscosso grandi consensi in concorsi ed eventi della zona. Il nome Greenbush è quello di una vecchia stazione ferroviaria, ora in disuso, di Harbert, paese vicino dove Sullivan e Heckathorn sono nati: “il mio socio Justin propose quel nome e suonava bene, quindi lo adottammo”. Nel 2015 il birrificio si è ingrandito acquistando un magazzino sull’altro lato della strada nel quale ha trovato posto un impianto da 17 ettolitri dedicato alla produzione di fusti e bottiglie; nel locale originale rimane operativa la taproom, alimentata dal vecchio impianto da 8 ettolitri, dove possono sedersi una trentina di persone. La produzione si attesta sui 15000 ettolitri l’anno, l'obiettivo è di raddoppiarla entro i prossimi cinque anni.
Tra le oltre 150 etichette sfornate in sei anni di attività scelgo proprio quella porter che attirò l’attenzione sull’homebrewer Scott Sullivan e lo convinse ad entrare nel mondo dei professionisti. Distorter è una porter robusta (7.2%) che si presenta quasi nera e regala un naso di buona intensità, semplice ma molto pulito: caffè americano, orzo tostato, liquirizia. Al palato l’alcool è ben gestito e riesce ad irrobustire la bevuta senza comprometterne la facilità: è una porter che nel gusto mantiene gli stessi elevati standard di pulizia ed eleganza dell’aroma. Il gusto è ben bilanciato tra caramello, liquirizia e caffè, impreziosito da accenni di tabacco e di cioccolato e si conclude con intense tostature il cui amaro viene enfatizzate da una generosa luppolatura resinosa. Una porter di ottimo livello, intensa e facile da bere, capace di reggere il confronto con le tante eccellenti “sorelle scure” che vengono prodotte da altri famosi birrifici del Michigan come Founders, Bell’s e Dark Horse.
Nel dettaglio:
Tapistry Reactor IPA - 47.3 cl., alc. 7.5%, IBU 78, lotto/scadenza non indicati, 2.39 $
Right Brain CEO Stout – 47.3 cl., alc. 5.5%, lotto/scadenza non indicati, 2.59 $
Right Brain Dead Kettle IPA – 47.3 cl., alc. 8%, IBU 70, lotto/scadenza non indicati, 2.,89 $
Greenbush Distorter - 35.5 cl., alc. 7,2%, , 2.09 $
Nessun commento:
Posta un commento