Quando iniziò con l’homebrewing Joe Short aveva diciannove anni e considerava quell’hobby solamente un metodo per aggirare le leggi e poter consumare alcolici assieme agli amici della Western Michigan University: non aveva ambizioni professionali ma, ricorda, “i compagni di college che mi venivano a trovare erano impressionati dalla quantità di libri e quaderni che vedevano in casa. In realtà io non stavo studiando, stavo leggendo libri di homebrewing e scrivendo ricette di birre!”
Terminato il triennio, Short lascia gli studi per lavorare in alcuni birrifici del Michigan settentrionale e, a soli 22 anni, registra il nome di quello che diventerà il suo birrificio, Short’s Brewing; a Bellaire nel 2013 inizia con l’aiuto di amici e volontari i lavori di ristrutturazione di una vecchia ferramenta dove viene aperto nell’aprile del 2004 un piccolo brewpub con impianto da otto ettolitri. Nel 2005 entra in società anche l’amica (poi fidanzata e poi moglie) Leah: inizia con un lavoro estivo – retribuito con birra e cibo - per poi occuparsi in pieno della ristorazione; l’anno successivo arriva il terzo socio di Short’s: si tratta di Scott Newman-Bale, un amico in comune della coppia con un background nel settore immobiliare che diventerà poi fondamentale nella gestione amministrativa a finanziaria del birrificio.
Nel suo primo anno di vita Short’s produce 200 ettolitri ma nel 2008 è già tempo di espandersi: per meglio concentrarsi su questo aspetto Joe assume il birraio Tony Hansen al quale affida la produzione. L’anno successivo è operativo il nuovo birrificio di Elk Rapids che consente a Short’s d’imbottigliare e distribuire le proprie birre in tutto il Michigan; il pub di Bellaire viene completamente ristrutturato e riapre nel 2010: nel 2016 verrà nuovamente ingrandito per permettere di accomodare 500 persone. Nel 2015 Short’s inizia anche la produzione di sidro, mentre quella di birra raggiunge i 45.000 ettolitri: nonostante qualche anno prima avesse protetto da copyright lo slogan “Michigan Only, Michigan Forever”, il birrificio si vede costretto a distribuire le proprie birre anche al di fuori dei confini del proprio stato se vuol mantenere quel piano industriale che prevede di saturare completamente la propria capacità produttiva (65.000 ettolitri) entro la fine del 2017.
Qualche mese fa Short’s ha confermato di aver raggiunto un accordo per la cessione del 20% delle proprie azioni birrificio Lagunitas che, ricordo, dallo scorso maggio è posseduto al 100% da Heineken. Per la Brewers Association americana tuttavia Shorts può continuare ad essere craft, visto che la percentuale venduta non supera il 24.9%: molti appassionati americani non hanno tuttavia apprezzato il fatto che Shorts, nel comunicare quanto avvenuto, non abbia mai espressamente nominato la multinazionale olandese "nascondendo" l'operazione dietro al nome Lagunitas. Le rassicurazioni fornite dal birrificio del Michigan ai propri dipendenti e ai propri clienti sono sempre le stesse: “non cambierà nulla, sarà più facile per noi crescere, siamo sempre noi a contollare il nostro birrificio”. Chi vivrà, vedrà.
Sono quasi cinquecento birre prodotte da Short’s in tredici anni di attività, ma solamente cinque quelle disponibili tutto l’anno. Vediamone due partendo dalla Bellaire Brown, una classica American Brown Ale il cui bell'aspetto di colore ambrato carico con intensi riflessi rossastri è un po' rovinato da una schiuma scomposta e grossolana. L’aroma è invece molto pulito e piuttosto complesso, con una ben riuscita convivenza di pane nero e caramello, orzo e caffè, frutti di bosco. In sottofondo richiami alla carne affumicata, al cioccolato al latte e al pane tostato. Al palato c'è piena corrispondenza con l'aroma per una bevuta intensa ma facile al tempo stesso, grazie ad una componente etilica (7%) molto ben nascosta. Nel finale anziché enfatizzare le tostature la ricetta sceglie il versante dolce, indulgendo su di una sorta di caffellatte ben zuccherato; una lieve astringenza non penalizza una Brown Ale molto ben fatta, pulita e valorizzata dalla fragranza di poche settimane in bottiglia.
Huma Lupa Licious - il nome deriva ovviamente da sua maestà il luppolo, humulus lupulus - è la flagship IPA di Short's che, con un ABV del 7.7%, si pone ai confini del double. Centennial, Columbus, Chinook, Cascade e Palisade sono le varietà selezionate, mentre l'etichetta è opera dell'artista Fritz Horstman. Il suo colore è oro antico e l'aroma, benché pulito, non è il suo punto di forza: note floreali e resinose costituiscono un bouquet un po' povero e di modesta intensità, ma bastano alcuni sorsi per accorgersi che nel bicchiere c'è una IPA molto solida e ben fatta. La base maltata (biscotto e caramello) è ben presente ma non invadente, nella miglior tradizione Midwest; pompelmo e arancia regalano un piacevole tocco fruttato ad una bevuta che si apre con un finale amaro piuttosto intenso e pungente, resinoso e terroso. L'alcool è ben gestito, avvertendosi quanto basta per dare forma ad una IPA potente ma facile da bere, molto ben bilanciata: non corre di certo dietro alle mode, la sua ricetta - dicono - è la stessa da dodici anni ma si difende ancora con onore in un mondo che corre troppo velocemente sempre dietro all'ultima novità.
Nel dettaglio:
Bellaire Brown, 35.5 cl., alc. 7%, IBU 19, imbott. 02/08/2017, prezzo 2,11 $Huma Lupa Licious, 35.5 cl., alc. 7.7%, IBU 95, imbott. 18/07/2017, prezzo 2,11 $
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