Athens, capoluogo dell’omonima contea dell’Ohio, è una tranquilla cittadina di 28.000 abitanti che si moltiplicano nei mesi in cui gli studenti frequentano i corsi della Ohio University. Tra di loro nel 2004 c’era anche Brad Clark che per mantenersi gli studi faceva un po’ di tutto in un brewpub chiamato O’Hooley’s: era lì che – oltre alle birre della casa - aveva iniziato a conoscere quelle di Sierra Nevada, Dogfish Head, Avery e Allagash.
Appena riesce a fuggire dal dormitorio del college e ad affittare un mini-appartamento con alcuni amici Brad inizia a farsi la birra in casa; nel 2005 il pub dove lavorava si trova in difficoltà finanziarie e propone l’investimento all’amico Art Oestrike, già proprietario di un negozio di Bagel che da sempre desiderava aprire un bar. Oestrike rileva l’attività in fallimento e offre a Brad, che lo riforniva spesso con la sua birra fatta in casa, il ruolo di apprendista birraio: “io sapevo solo fare birra da kit in casa e lui non aveva mai gestito neppure un bar, figuriamoci un brewpub; fu una pazzia, non avevamo idea di quello che stavamo facendo”. Per qualche mese Clark affianca il precedente birraio del brewpub sull’impianto da 8 ettolitri e poi si reca per un anno a Chicago per di seguire un corso al Siebel Institute; in città passa i weekend al Map Room, un pub nel quale s’innamora della Rodenbach Grand Cru e di altre birre acide a lui ancora sconosciute.
Nel frattempo, ad Athens, la madre di Oestrike muore improvvisamente di cancro ai polmoni e, in suo onore, il locale O’Hooley’s viene rinominato Jackie O’s; terminato il corso Clark è molto più confidente delle sua capacità e assume il ruolo di birraio. Per il nuovo nato brewpub Jackie O’s è l’inizio di una crescita senza sosta che inizia nel 2009 con l’apertura di un secondo pub con trenta spine e cucina a fianco del brewpub e di un forno i cui prodotti sono serviti sia al pub che nei Farmers Market della zona. Nel 2012 Oestrike e Clark acquistano un nuovo edificio ad un paio di miglia di distanza, una sorta di fattoria con tanto di silo, nel quale a marzo 2013 viene inaugurato il nuovo impianto da 24 ettolitri. Qualche mese dopo debuttano le prime lattine della Firefly Amber e della Brown Ale Chomolungma; la produzione si assesta sui 5000 ettolitri l’anno tra fusti (30%), bottiglie e lattine (70%) per raddoppiare l’anno successivo. Il nuovo birrificio offre anche a Clark uno spazio nel quale iniziare a produrre quelle birre acide che ama, una linea d’imbottigliamento separata per evitare contaminazioni, tre foeders da 120 ettolitri e qualche centinaio di botti ex rum, bourbon e vino.
Tutto sembra andare per il meglio quando, il 16 novembre 2014, un terribile incendio colpisce Union Street, la strada dove si trovano i due locali di Jackie O’s: il tetto, gli impianti idraulici e la cucina del pub vengono gravemente danneggiati ma fortunatamente gli impianti del brewpub adiacente sono salvi. Ad un’azienda che aveva appena fatto ingenti investimenti viene però a mancare la principale fonte di reddito: una quarantina di persone rimangono senza lavoro per diverse settimane: a fine anno il brewpub riapre offrendo un menu gastronomico ridotto mentre i lavori di ricostruzione della Publican House si sono protratti sino a maggio 2016. Nel frattempo Jackie O’s ha raggiunto i 14000 ettolitri l’anno e ha avviato un nuovo piano di espansione per arrivare sino a 35.000; il 99% delle birre vengono distribuite in Ohio, con qualche occasionale spedizione in California di birre acide e “robuste”, queste ultime apparse di recente anche in Europa.
La IPA Mystic Mama (e la sua sorella maggiore Matriarch -Double IPA) è una dedica che Oestrike e Clark fanno a Jackie, la madre di Art Oestrike improvvisamente scomparsa nel 2005. La prima IPA prodotta da Jackie O’s nel 2007 si chiamava Magic Mama e si ispirava a quello che allora era uno dei birrifici preferiti da Brad Clark, Dogfish Head: “era molto amara e conteneva anche una percentuale di malto tostato, era quasi una Indian Brown Ale”. La crisi del luppolo del 2008 ne sospese la produzione che riprese solamente nel 2009 con il nome Mystic Mama. Questa volta Clark guardò alle IPA della West Coast, alla Racer 5 di Bear Republic, alla Green Flash’s West Coast IPA e alla Duet di Alpine: vennero utilizzate cinque varietà di luppolo, Centennial, Columbus, Warrior, Amarillo e Simcoe, questi ultimi due utilizzati anche in dry-hopping. Clark conferma che da allora la birra subisce dei lievi aggiustamenti volti a migliorarne la shelf life o a sopperire alla mancanza di disponibilità di qualche varietà di luppolo; la versione attuale prevede un abbondante dry hopping di Citra e Simcoe (un chilo ogni cento litri) che dura da 5 a 7 giorni.
Il suo colore dorato è quasi limpido, mentre nel bicchiere si forma una generosa e cremosa testa di schiuma bianca, dall'ottima persistenza. L'aroma, benché pulito ed elegante, non è tuttavia il punto di forza di una lattina che ha un mese di vita sulle spalle: arancia e pompelmo, ananas e mango ci sono ma l'intensità è davvero bassa. Pronto riscatto al palato, a partire da una sensazione palatale molto morbida e gradevole: la bevuta è in perfetto equilibrio tra il leggero contributo dei malti (pane, accenni biscottati) e un fragrante ed elegante fruttato che richiama sopratutto il pompelmo e un po' di tropicale. L'amaro finale è di buona intensità, molto pulito ed "educato" nella sua alternanza di resina e pompelmo: l'alcool è molto ben nascosto in questa IPA dalla grande bevibilità, pulitissima e molto bilanciata, capace di rivaleggiare con le sorelle della West Coast alle quali dichiara di ispirarsi.
"Adoro i malti: non che i luppoli siano da meno, ma sono davvero molto eccitato quando mi trovo nella mia stanza dei malti a immaginare che cosa posso fare con loro": queste le parole di Brad Clark che utilizza una tonnellata di malto nel suo bollitore da 23 ettolitri per una delle birre che ama maggiormente produrre. E' la imperial stout Dark Apparition, il cui successo ne ha poi originato le solite molteplici varianti sia per quel che riguarda gli ingredienti aggiunti (caffè, vaniglia...) che i passaggi in differenti botti.
Nera quanto la sua etichetta, forma nel bicchiere una bella testa di schiuma cremosa e compatta: al naso s'intrecciano profumi di caramello bruciato e melassa, caramella mou, orzo tostato e caffè, tabacco e cacao in sottofondo. Il suo corpo medio non è particolarmente ingombrante e la sensazione palatale si mantiene sul versante oleoso senza indulgere nella lussuria del cremoso. La bevuta si mostra potente sin da subito, con l'alcool che non mostra nessuna timidezza e riscalda ogni sorso: caramello, frutta sotto spirito (prugna, uvetta) e melassa danno forma ad una bevuta che inizia abbastanza dolce mettendo caffè e tostature e tabacco in secondo piano. Intensa e avvolgente, la Dark Apparition di Jackie O's è una sorta di piccolo dessert che si sorseggia con calma ma con grande soddisfazione: in chiusura delicate tostature, caffè e qualche accenno di cioccolato vengono bagnati da una calda nota etilica che prende per mano e accompagna per un bel pezzo di strada.
Nel dettaglio:
Mystic Mama IPA, formato 35.5 cl., alc. 7%, IBU 80, imbott. 12/07/2017, 2,02 $Dark Apparition, format 37.5 cl., alc. 10.5%, lotto 2017, 6,21 $
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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