Solitamente quando ospitiamo un birrificio per la prima volta ne facciamo un breve profilo storico, ma nel caso della Brasserie Cantillon dobbiamo fare una doverosa eccezione. Non solo il nome non ha bisogno di nessuna presentazione per gli appassionati di birra, ma ci è impossibile riassumere in poche righe (per i meno esperti) la storia di questo produttore di lambic. Vi invitiamo quindi a googolare, se volete saperne di più. Noi procediamo rapidamente: attivo dal 1900, anno in cui fu fondato da Jean Cantillon a Bruxelles, in quello che visto dall'esterno non sembra altro che uno dei tanti anonimi garage. Dentro, vi attende un viaggio a ritroso nel tempo che vi riporterà proprio agli inizi del secolo scorso, visto che quasi nulla è cambiato da allora: gli stessi macchinari, le stesse vasche, lo stesso ambiente (polvere, legno, ragnatele e ragni) e la stessa aria che contamina il mosto con lieviti e batteri selvaggi. Negli anni 70 il birrificio passa nelle mani di Jean-Pierre Van Roy (sposo di Claude Cantillon) che riesce con grande fatica a rilevare la proprietà dagli altri membri della famiglia Cantillon, poco propensi a continuare un'attività (produttore di lambic) che secondo loro non aveva nessun futuro. Assolutamente imperdibile la visita guidata al birrificio (nonchè Musée Bruxellois de la Gueuze, se vi trovate a Bruxelles). Oltre a Lambic puro e Gueuze (assemblaggio di due o più lambic di età diversa), Cantillon è anche produttore di lambic "alla frutta," come ad esempio Kriek (aggiunta di ciliegie acidule) e Framboise (lamponi). Proprio a questa seconda categoria appartiene la Rosè de Gambrinus; le prime tracce di una Framboise si trovano nei documenti dell'archivio Cantillon sin dal 1909; la prima guerra mondiale vide - per ovvie ragioni - la dismissione di qualsiasi birra alla frutta. Mentre le Kriek Cantillon tornarono ad essere prodotte regolarmente a partire dal 1922, la Framboise venne prodotta saltuariamente solo negli anni trenta, per poi scomparire sino al 1973 quando un amico di Van Roy, Willy Gigounon, si presentò in Rue Gheude con 150 chili di lamponi. Nel frattempo, nell'immaginario dei consumatori, il nome "framboise" era ormai associato a birre dolciastre prodotte con l'aggiunta di aromi artificiali; per differenziare la propria "creatura", Van Roy decide di chiamarla Rosè, dedicandola, piuttosto che a Bacco, al suo alter ego birrario: Gambrinus. Bevuta giovane (entro un anno dall'imbottigliamento, secondo il birrificio), la Rosé De Gambrinus evidenzia tutto il suo potenziale fruttato; lasciandola invecchiare, divengono invece dominanti le tipiche caratteristiche del lambic a discapito dei lamponi. Scegliamo la prima strada, quella che "preferisce" anche Van Roy, è stappiamo una bottiglia del 26 Settembre 2012. Splendido rosso con riflessi ambra, con una generosa testa di schiuma rosa, molto fine ma poco persistente. Aroma fortissimo di lamponi maturi, opulente e dolce, che domina completamente la scena a scapito del lambic. Avvertiamo solo qualche sentore di fragola (giusto per concedere una piccola deviazione) e lattico. Splendida anche in bocca, leggera, frizzante e vivace, quasi sbarazzina: l'inizio è dolce di lampone, con una progressione aspra prima di frutti rossi e poi quasi di limone, per un finale molto secco, acido (lattico) e dissetante. Sotto questa apparenza "rosa" si cela una complessità appena sbocciata (visto la ancora giovane età) che porta per il momento solo qualche sentore terroso e rustico, di cantina. Compagna ideale di un'afosa serata estiva, si beve con impressionante facilità che disseta e rinfresca (decisamente appropriate le temperature consigliate in etichetta, 6-7 gradi). Può fare da aperitivo ma anche da semplice pausa rinfrescante in qualsiasi momento della giornata. Come detto, lamponi in assoluta evidenza, quasi "troppi": rimandiamo al futuro l'assaggio di una bottiglia con qualche anno in più sulle spalle per scoprire le differenze. Formato: 75 cl., alc. 5%, lotto 26/09/2012, scad. 12/2022, pagata 12.90 Euro (beershop, Italia).
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