Prodotta per la prima volta nel 2009 la imponente (18-20%) Imperial Stout Black Tuesday ha contribuito in maniera definitiva la fama del birrificio californiano The Bruery, soprattutto tra i beergeeks. La birra è sempre stata disponibile solamente ai membri dei diversi programmi di “membership” attivati nel corso degli anni: attualmente ci sono la Preservation Society, la Reserve Society e la esclusiva Hoarders Society. Pagando una quota annuale avrete diritto a vari benefici tra i quali quello di ricevere alcune birre che non sono messe in vendita nei normali canali distributivi. Ne avevo parlato in dettaglio qui.
L’hype della Black Tuesday non è più quello di un tempo ma è una birra che è ancora abbastanza ricercata sul mercato secondario e che quindi si può utilizzare come merce di scambio per arrivare ad altre bottiglie “rare” o difficili da reperire. Il suo nome è ovviamente ispirato al quel Martedì Nero del 1929 nel quale a Wall Street crollarono i prezzi della maggior parte delle azioni dando forse il via alla Grande Depressione.
Patrick Rue, fondatore di The Bruery, racconta in un post e in un video la nascita di questa birra estrema, informalmente chiamata “la birra infernale” (The Beer from Hell) che avvenne in una giornata di birrificazione lunga sedici ora che si stava per concludere con esiti disastrosi. A quel tempo la situazione finanziaria del birrificio era precaria e quindi si rischiò un piccolo “martedì nero”.
Nel dicembre 2014 The Bruery annunciò la nascita di una versione “più accessibile” di Black Tuesday, dal contenuto alcolico ridotto a "solo" 11.3%: So Happens It’s Tuesday, il cui acronimo (S.H.I.T.) fu però di cattivo auspicio. Poche settimane dopo il birrificio fu costretto a dichiarare che le bottiglie (anch’esse destinate solamente ai membri dei club) non sarebbero state consegnate in quanto non rispettavano gli standard qualitativi richiesti. In poche parole: alcune bottiglie risultavano infette. Fu possibile assaggiarle solo presso la taproom, senza possibilità di asporto. Nel 2015 la birra fu finalmente distribuita al pubblico, con aumento dell’ABV a 14,7%: i problemi di qualità non furono però del tutto risolti sino al 2016, anno in cui The Bruery rivelò di aver iniziato a sottoporre alcune birre, senza specificare quali, ad una pastorizzazione flash.
Anche la So Happens It’s Tuesday ha le sue inevitabili varianti, in particolare quelle con aggiunta di caffè e di Oreo.
L’edizione 2017 di So Happens It's Tuesday si presenta di color ebano scuro e, nonostante l’imponente gradazione alcolica, genera un bel cappello di schiuma cremosa e abbastanza compatta. Se avete già assaggiato qualcuna delle grandi Strong Ales barricate del birrificio californiano vi sentirete subito a casa: l’aroma è ricco di bourbon e di “dark fruits”, nello specifico prugna, uvetta e datteri. In secondo piano spuntano note legnose e terrose, caramello, accenni di vino fortificato e di cocco tostato. Intenso pulito, caldo, avvolgente: preambolo ad un gusto che si muove nella stessa direzione, supportato da un corpo non particolarmente ingombrante e da una consistenza che non raggiunge particolari viscosità. L’alcool si sente comunque tutto e, sebbene non bruci, obbliga a sorseggiare con molta tranquillità. E’ una birra che fa serata, dolce e calda di bourbon e frutta sotto spirito; non mancano comunque richiami al porto e al cioccolato. Nel complesso bilanciata, grazie al contributo di alcool e legno, si congeda lasciando una scia praticamente interminabile; The Bruery la chiama Imperial Stout ma di "scuro" (torrefatto, caffè, etc..) a parte il colore, non c'è molto.
Anche per lei vale il discorso che avevo fatto per la Melange #3: livello alto pur in assenza di particolari profondità e complessità. Assieme a lei passerete una bella serata, anche se un po’ avara di emozioni: a voi decidere se il viaggio (magari da condividere assieme a qualche compagno) valga il prezzo del biglietto.
Formato 75 cl., alc. 14.7%, lotto 13/10/2017, prezzo indicativo 20-23 Euro (beershop) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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