La storia l’avrete già sentita più di una volta: un homebrewer di lunga data che dopo molti anni (venti, in questo caso) di attività tra le mura domestiche è stato convinto da famigliari e amici a trasformare il proprio hobby in una professione. Il protagonista questa volta si chiama Sean Lawson, impiegato a tempo pieno nella forestale del Vermont che nel 2008 accese il proprio impiantino da 1 barile (117 litri) in un capanno adiacente alla propria abitazione a Warren, innanzitutto per provare se diventare un birraio a tempo pieno era qualcosa che poteva piacergli. Nei dieci anni successivi all’inaugurazione il microbirrificio Lawson's Finest Liquids è passato dal vendere le proprie birre con una bancarella al mercatino degli agricoltori ad essere uno degli oggetti del desiderio dei beergeeks americani e non solo. Ad aiutarlo la moglie Karen, laureata in Scienze della Pubblica Amministrazione.
Le IPA e la birre allo sciroppo d’acero realizzate da Lawson ottengono sempre più successo e dopo tre anni (2011) avviene l’upgrade ad un impianto da 8 ettolitri. Nei piani dei Lawson c’era in verità l’apertura di un brewpub ma l’avere una figlia piccola e un’altra in arrivo hanno consigliato di procedere con cautela e rimandare il grande salto: il piccolo aumento della produzione consente tuttavia a più persone di assaggiare le birre e la Double Sunshine DIPA diventa rapidamente uno dei desideri dei beergeeks. Grazie al successo di The Alchemist e Hill Farmstead il Vermont birrario è improvvisamente sotto i riflettori ed iniziano a formarsi file di 50-60 persone davanti ai negozi, soprattutto al General Store di Warren e alle bancarelle dei mercatini ai quali Lawson consegna personalmente le bottiglie.
"Sapevo che esisteva il contoterzismo – dice Sean – ma pensavo che non avrei mai potuto affidare a qualcun altro la produzione delle mie birre. Ma dall’altro lato ero davvero stanco di dover dire ‘no’ a tutti gli appassionati e a tutti i distributori che le volevano”. Nel 2013 Lawson raggiunge un accordo soddisfacente con il birrificio Two Roads di Stratford, nel Connecticut: piena autonomia sulla scelta della materie prima e diretta supervisione sul birraio incaricato di effettuare le cotte. Per non confondere i propri clienti Sean decide di appaltare alla Two Roads delle etichette diverse da quelle che sta realizzando in Vermont. Il debutto avviene con una birra che vuole emulare, pur differenziandosi, la famosa Double Sunshine: nasce la Sip Of Sunshine, una nuova Double IPA che, grazie alla più vasta distribuzione, fa crescere ulteriormente la notorietà di Lawson’s. Sean ci tiene a sottolineare che “la trasparenza è uno dei nostri valori fondamentali. Per me è importante far sapere alla gente dove vengono prodotte le nostre birre; non ho mai voluto nascondere che la facciamo in Connecticut e, infatti, lo dichiariamo apertamente. Non solo, sulle lattine c’è scritto anche che viene prodotta alla Two Roads Brewing Co.”
Per assistere all’apertura del nuovo birrificio/brewpub con annessa taproom e negozio bisogna attendere l’autunno del 2018: i Lawson si spostano a Waitsfield, ad una quindicina di chilometri di distanza, sempre nella Mad River Valley. Duecento posti a sedere, molto legno, ampie vetrate, pietra e candelabri, un enorme camino, menu caratterizzato da formaggi, insaccati e soprattutto un nuovo impianto da 35 ettolitri. Una cinquantina i posti di lavoro creati: “speriamo di aiutare la valle – dice Karen – a fronteggiare i periodi di bassa stagione turistica; in maggio e in novembre tutto è fermo e la maggior parte dei ristoranti chiude. Nei nostri piani la gente dovrebbe venire da noi solo per un paio di drink accompagnandoli con qualche boccone e poi andare a mangiare in altri ristoranti”. Per l’occasione è stato anche effettuato l’intero restyling delle etichette, che erano ancora quelle fatte in casa da Sean, da parte di Kerrin Parkinson della Select Design di Burlington.
Le ricetta della Sip of Sunshine non è mai stata rivelata ma i due luppoli (cryo) che la caratterizzano maggiormente sono Citra e Mosaic. I soliti appassionati polemici lamentano che la birra, ora che viene prodotta presso la Two Roads in Connecticut, non è più quella di un tempo. “Ma è stata sempre e solo prodotta lì – ribadisce Lawson. La Double Sunshine che veniva ed è ancora prodotta in Vermont. Le due ricette sono leggermente diverse, soprattutto per quel che riguarda la luppolatura. La Sip of Sunshine è un po’ più leggera al palato e quindi ancora più pericolosa da bere”. Assieme a The Alchemist, Lawson è uno dei protagonisti del successo birrario del New England ma, come abbiamo visto per la Heady Topper, è errato paragonare le loro birre alle torbide NEIPA prodotte da Trillium o Tree House: qualcuno le ha già riclassificate come “Old School NEIPA”, ovvero IPA d’ispirazione West Coast ma prodotte in New England. E Sean Lawson concorda.
In effetti nel bicchiere è solo leggermente velata: il suo colore corrisponde al suo nome ed è solare, tra il dorato e l’arancio, con una testa di schiuma biancastra compatta e cremosa. L’aroma è una dolce macedonia tropicale, piuttosto zuccherina, quasi candita: mango, passion fruit, ananas, qualche accenno di arancia zuccherata. L’intensità è discreta ma la fragranza, a due mesi e mezzo dalla messa in lattina, lascia un po’ a desiderare. La sensazione palatale è invece ottima: leggermente morbida, poche bollicine e poco ingombrante. E’ una Double IPA che si beve con grande facilità, pulita e bilanciata tra malti (biscotto, miele) e il fruttato tropicale donato dai luppoli; c’è qualche accenno di marmellata d’arancia e un finale amaro che si dibatte tra vegetale e resinoso, di discreta intensità ma breve durata. Molto bilanciata, precisa, intensa e soprattutto piuttosto facile da bere nonostante il contenuto alcolico (8%): la Sip of Sunshine di Lawson non fa gridare al miracolo e mostra già stanchezza, pur restando piuttosto piacevole da bere. Difficile quindi dare un giudizio veritiero. Rimane la sorpresa di averla trovata nel frigorifero di un BrewDog bar di Londra: prezzo del biglietto un po’ caro (8,50 sterline) ed il gioco di averla provata, a queste condizioni, non vale proprio la candela.
Formato 47,3 cl., alc. 8%, imbott. 25/10/2019. NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa lattina e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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