venerdì 24 gennaio 2020

Hoppin' Frog Barrel Aged TORIS The Tyrant

Per un triennio è stata l’ammiraglia delle Imperial Stout di casa Hoppin’ Frog, birrificio dell’Ohio guidato da Fred Karm.  Parliamo della T.O.R.I.S. The Tyrant (Triple Oatmeal Imperial Stout) che avevamo assaggiato in questa stagione. La birra era nata nel 2016 per festeggiare la caduta della House Bill 37, una legge dello stato americano che vietava di produrre e vendere birre con un ABV superiore al 12% all’interno dei propri confini.  Karm si era battuto per anni assieme alla Ohio Craft Brewers Association contro questo divieto che venneo rimosso solamente il 31 maggio 2016: in agosto il senatore Keith Faber consegnava a Fred Karm il martelletto di legno usato dal giudice per approvare le modifiche alla legge e nello stesso giorno si svolgeva la festa per la messa in commercio di una versione barricata dell’American Barley Wine In-Ten-Sity, 12%. Il vero party fu tuttavia quello del 31 agosto, quando fu messa in vendita la prima birra che superava il limite un tempo proibito:  una versione potenziata di una delle birre che hanno contribuito al successo di Hoppin’ Frog, ovvero l’imperial stout BORIS The Crusher (9.4%). Lei e la sua sorella maggiore DORIS The Destroyer (10.5%) venivano affiancate dalla mastodontica TORIS (Triple Oatmeal Imperial Stout) The Tyrant  (13.8%).  
“Ci sono voluti tantissimi sforzi - dice Karm –  è da ventidue anni che faccio birra in Ohio ma sento che solo adesso possiamo davvero spiegare le ali. Avevamo già pronte almeno cinque ricette con ABV superiore al 12%, ma dovevamo sceglierne una e realizzare la sorella maggiore di BORIS è stata una scelta ovvia. Ma ne arriveranno presto altre. Ho sempre volute far birre speciali, non birre da bere tutti i giorni”.  
Tre anni dopo Karm ha voluto portare la sua Imperial Stout oltre quel limite e lo scorso agosto ha messo in vendita la Q.O.R.I.S. The Quasher  - Quadruple Imperial Stout (15.7%).  In attesa che giunga anche nel nostro continente ci “consoliamo” con le immancabili versioni barricate di TORIS che sono iniziate ad arrivare nel 2017. Oltre al classico passaggio in botti di Bourbon c’è stato anche quello nelle botti di whisky del Colorado (Rocky Mountain); chi ha invece la fortuna di potersi recare alla taproom di Hoppin Frog ne può assaggiare qualche altra edizione limitata, tipo la Cherry Bitters Barrel-Aged T.O.R.I.S

La birra.
Le prime bottiglie di Barrel Aged TORIS vengono messe in vendita al birrificio il 3 giugno del 2017 al costo di 17,99 dollari a bottiglia più tasse. L’etichetta è ovviamente la stessa della TORIS “normale”, con il potente carrarmato in bella evidenza. Il suo colore è nero, la schiuma è modesta ma abbastanza cremosa. Il bourbon apre il sipario di un aroma caldo ed avvolgente nel quale si scorgono dettagli di legno, cioccolato, melassa, fruit cake: bene intensità e pulizia, non c’è invero molta profondità a voler essere pignoli. Al palato è piena, piuttosto oleosa ma non per questo ingombrante: la bevuta è altrettanto calda e potente, ricca di bourbon, frutta sotto spirito, fruit cake e melassa. E’ dolce ma ben asciugata dall’alcool e bilanciata da un finale amaro nel quale arrivano tostature, caffè, cioccolato fondente e anche un po’ di luppolo. Una birra che picchia duro ma che non è difficile da sorseggiare: la sua coda è una lunghissima passeggiata, quasi interminabile, tra bourbon, cioccolato e caffè. 
Nessuna sorpresa nel bicchiere: ci si ritrova la splendida TORIS che viene ulteriormente potenziata dal passaggio in botte: viene sacrificato qualche dettaglio e per questo credo di preferire la versione “normale” a questa barricata.  Non è il nirvana ma il livello è indiscutibilmente elevato: non è affatto difficile reperirla e se si ha un po’ di pazienza spesso la si trova anche scontata. La mia è rimasta in cantina per due anni e non ne ha per nulla risentito. 
Formato 65 cl., alc. 13.8%, IBU 65, imbott. 05/2017, prezzo indicativo 18.00-24.00 euro

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa lattina e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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