martedì 14 gennaio 2020

Three Hills Myces II - Burlington

Three Hills è un microbirrificio inglese fondato nell’agosto del 2016 da Andrew Catherall a Wooodford, nel Northamptonshire. Andrew è un ex-homebrewer che ammette di essersi lasciato prendere un po’ la mano: “ero arrivato al punto di avere in casa una stanza a temperatura controllata piena di fermentatori, un kegerator con 3-4 birre alla spina e ovviamente non ero in grado di berla tutta da solo. Entrai così in contatto con altri appassionati e con alcuni birrai professionisti che apprezzarono le mie birre e mi spronarono ad andare avanti”.  Sono proprio alcune di queste conoscenze a farli fare il salto nel mondo dei professionisti: mentre si trovava a Shangai, lavorando nel settore informatico, gli viene proposto di diventare il birraio della Fighting Tiger, un birrificio in procinto di aprire a Wuhan, nella Cina centrale.  Ma dopo aver assemblato l’impianto e realizzate alcune cotte pilota il progetto viene improvvisamente bloccato e Catherall si trova disoccupato.  Il birraio tedesco Tobias Weber gli propone di tornare a Shangai per assisterlo nella produzione di birre a bassa fermentazione presso la succursale cinese della Drei Kronen 1308.  
Dopo un anno e mezzo, alla fine del 2015, Andrew decide che è meglio fuggire dall’inquinamento della metropoli cinese e rientrare in Inghilterra a gettare le basi per il progetto Three Hills, che lui ama definire una “garage nano brewery” in quanto ancora si trova nell’autorimessa di casa: impianto da 225 litri spesso in funzione due volte al giorno e sei fermentatori tedeschi con una capacità complessiva di circa 4000 litri al mese. Three Hills deve il suo nome ad alcune tombe del periodo neolitico che si trovano nei paraggi: la parte grafica viene affidata allo Studio Crême di Bermondsey a Londra. Si parte con quattro birre, disponibili in fusto e bottiglie da trentatré centilitri, Pale Ale, IPA, Amber Ale e Dark Ale che non sono oggi più in produzione. Catherall ha imparato in fretta i meccanismi del mercato della craft beer ed oggi procede sfornando novità a ritmo quasi incessante in lattina; in tre anni di attività il database di Untappd ha già registrato 236 birre. Tutto questo senza dimenticarsi della tradizione anglosassone (birre in cask) e di sperimentare: la serie Trium ad esempio si compone di 6 birre prodotte con un blend di tre ingredienti provenienti dalla stessa “famiglia”. Ad esempio una Farmhouse Ale con aggiunta tre fiori (ibisco, calendula e sambuco) o una Tripel con tre varietà diverse di foglie di tè in infusione (Oo long, Pu’er e Thai Pandan).

La birra.
In occasione del suo terzo compleanno, avvenuto lo scorso agosto, Three Hills ha realizzato una serie di tre New England IPA chiamate Myces (5.5%) e realizzate con gli stessi ingredienti (malti Extra Pale,  Carapils, frumento ed avena, luppoli Citra BBC, Mosaic BBC ed El dorado) ma con tre diversi ceppi di lievito: la Myces I utilizza un mix di due varietà imprecisate di lievito, la Myces II utilizza il Burlington e la Myces III il London Fog. 
Vediamo la Myces II, che presenta un leggero gushing allo stappo della lattina e nel bicchiere assomiglia ad un succo di frutta alla pera: la schiuma è esuberante, pannosa, quasi indissolubile. Ananas, lychee, limone, lime e mandarino, fiori bianchi; intensità e freschezza non mancano, la pulizia è buona ma si può fare meglio. Nel complesso è comunque un bel bouquet fruttato nel quale gli agrumi sono protagonisti.  L’eccesso di schiuma si riflette al palato in una carbonazione un po’ troppo elevata ma basta far ruotare un po’ il bicchiere per migliorare la situazione: pane e crackers sono il veloce preludio ad una bevuta fruttata e succosa, come vuole la moda. Il risultato è una NEIPA ruffiana, secca e prevalentemente agrumata/zesty, fatta eccezione per una delicata dolcezza data dalla frutta a pasta gialla. Il livello d’amaro è moderato ma sul palato rimane dopo ogni sorso la sensazione di una lieve patina oleosa “luppolata”. L’intensità è notevole, l’impostazione è intelligente ma l’esecuzione non è esente da imperfezioni: c’è qualche spigolo di troppo che andrebbe smussato in questa NEIPA un po’ rozza e dal carattere quasi rustico. A tre anni dall’apertura sarebbe lecito aspettarsi di meglio ma il risultato è comunque soddisfacente e godibilissimo, qualcuno potrebbe persino dire “rappresentativo di un nano-birrificio che ancora opera in un garage”. Pensate a questa birra come ad un disco lo-fi, per fare un paragone musicale.
Formato 44 cl., alc. 5.5%, scad. 05/05/2020, prezzo indicativo 6.00 sterline (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa lattina e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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