mercoledì 23 dicembre 2020

DALLA CANTINA: De Dolle Drie Mussen 2015

I polder sono una fascia costiera al di sotto del livello dell'alta marea che è stata sottratta al mare da opere di bonifica; tramite dighe e canali, il terreno viene isolato e poi reso coltivabile. I primi esperimenti furono realizzati nel XII secolo intorno alla città di Bruges e furono poi perfezionati nei secoli successivi dagli olandesi che, all'epoca dei primi polder nel 1600, aspiravano l’acqua anche con l’aiuto di pompe idrovore azionate dai mulini a vento ed eliminavano poi il sale di cui era impregnato il terreno coltivando il cavolo cappuccio, ortaggio che ha grande capacità di assorbimento del sale. I polder furono anche usati per scopi militari; aprire le dighe per allagare rapidamente vasti aree di terreno era una tecnica usata per rallentare l’avanzata dell’esercito nemico. E’ quello che accadde in Belgio nel corso della prima guerra mondiale: lo scopo fu raggiunto, ma l’impossibilità di spostarsi originò una lunga guerra di trincea nella quale moltissimi soldati furono vittima del fango e degli elementi naturali avversi, ancor prima delle mitragliatrici e dei cannoni. 
Il polder Drie Mussen (“i tre passeri”) si trova in Belgio nella valle Handzame tra Diksmuide, Beerst e Vladslo: un’area agricola di 78 ettari per la quale a partire dal  2011 il governo fiammingo ha finanziato opere volte a recuperarne ed a preservarne la biodiversità: scavi di drenaggio, pulizia dei canali e delle d’acqua pozze per facilitare l’abbeveramento degli animali, piantumazione. Un progetto pilota, al quale lavorano agricoltori ed associazioni naturaliste, che ha già dato ottimi risultati: alcune specie di uccelli sono tornate a ripopolare i campi e gli agricoltori hanno notato grandi miglioramenti nella qualità dell’acqua e nel drenaggio dei prati nei periodi più umidi dell’anno.
E’ stato inoltre creato il “sentiero dei tre passeri” (Drie Mussenwandeling),   una bella camminata di quattro chilometri che dal Grote Mark di Diksmuide vi conduce al quartiere di Beerst-Keizerhoek dove si trova il caffè De Drie Musschen, l’accesso all’area del polder e un moderno ponte pedonale dal quale potete ammirare i campanili delle chiese di Diksmuide, Esen, Vladslo e Beerst.
Esen: agli appassionati di birra belga questa parola dovrebbe subito scaldare il cuore. E’ in questo piccolo paese delle fiandre che ha infatti sede il birrificio De Dolle. A gennaio 2015 per promuovere il turismo nell’area, la municipalità di Diksmuide ha voluto creare alcuni prodotti gastronomici a marchio Drie Mussen. Al caseificio biologico Dischhof è stato commissionato un formaggio (Drie Mussenkaas) prodotto con il latte del bestiame che pascola libero nella zona del polder. Al birrificio De Dolle, che si trova ai margini della zona, è invece toccato il compito di realizzare il suo abbinamento perfetto, la Drie Mussenbier. 

La birra.

Ricordo il mio stupore quando nell’estate del 2015 avvistai una bottiglia di Drie Mussen (8%) in un piccolo negozio di alimentari di Diksmuide. Non ne avevo mai sentito parlare e pensavo d’aver messo le mani su una specie di rarità, ma qualche ricerca in Internet mi fece poi tornare rapidamente con i piedi sulla terra. Sembra infatti essere una semplice rietichettatura della Arabier, anche se questo articolo del 2015  parla di una “versione speciale della Arabier”. Impossibile pretendere di conoscere la verità quando c’è di mezzo De Dolle; il “birraio pazzo” Kris Herteleer ha anche voluto trovare un curioso aneddoto da abbinare al nome. Come detto, De Drie Musschen è il nome di una locanda il cui proprietario aveva tre giovani figlie “così piccole e magre che avrebbero potuto volare via da dietro il bancone, proprio come tre passeri”.  
L’Arabier di De Dolle è una Belgian Strong Ale generosamente luppolata e dalla bevibilità assassina; non è ovviamente una birra da far invecchiare ma da bere fresca. Partendo dal presupposto che questa Drie Mussenbier sia solo un’Arabier mascherata, ho deciso volutamente di dimenticarla per cinque anni in cantina per togliermi la curiosità di vederne l’evoluzione.  
Il suo colore arancio velato è ovviamente un po’ più scuro rispetto a quello di una Arabier giovane; l’esuberante schiuma pannosa è quasi indissolubile e regala subito forti esteri fruttati, vagamente sciropposi, non facili da definire. Pensate a frutti di bosco, lamponi, ad una mela rossa matura, alla ciliegia sciroppata: bisogna attendere molti minuti che la schiuma collassi per sentire profumi più convenzionali che richiamano il biscottato, la frutta candita e quel magico profumo del lievito belga che per certi versi può ricordare alcuni champagne. Il timore che sia una birra terribilmente dolce ed ossidata svanisce fortunatamente al primo sorso: la bevuta è molto più armonica, bilanciata tra accenni di caramello e biscottati, pesca e albicocca candita, uvetta gialla e qualche nota vinosa che inizia a ricordare il marsalato. Ma la vera magia di questa Drie Mussen/ Arabier avviene nel finale, con un bel taglio acidulo a ripulire il dolce e un finale secchissimo, con punta amaricante di frutta secca a guscio che nuovamente suggerisce affinità con il mondo dello champagne. (Lo scenario descritto vi suona familiare? Qualche Stille Nacht con un paio d’anni sulle spalle, forse ?) 
La sua generosa luppolatura è scomparsa, l’alcool scalda con raziocinio e le bollicine non hanno l’aggressività tipica di una Arabier fresca: certo, il corpo mostra qualche lieve cedimento ma è una birra che si beve bene e che impressiona per la sua tenuta nel tempo. Non posso dire di preferirla ad una Arabier giovane, ma non ne farei un dramma se scoprissi di essermi dimenticato in cantina qualche bottiglia.
Per vostra informazione la Drie Mussen viene ancora prodotta con un'etichetta un po' meno amatoriale e un bicchiere - il classico Oerbier di De Dolle - serigrafato appropriatamente. 
Formato 33 cl., alc. 8%, scad. 05/2017, pagata 2,02 Euro (Belgio)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio

1 commento:

  1. No? Arabier e Dulle Teve per me capolavori assoluti. Ed anche Stille Nacht con qualche anno sulle spalle.
    Poi è anche questione di gusti.

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