La notizia, almeno sulla carta, è di quelle che fanno i “botti”: annunciare una collaborazione con il birrificio trappista Orval, un’entità non esattamente aperta alle sperimentazioni, visto che dal 1932 commercializza solamente un solo (omonimo) tipo di birra, se escludiamo la Petite Orval destinata “ufficialmente” solo al consumo interno al monastero. Non è però una novità assoluta, visto che l’Orval ha già una collaborazione all’attivo, l’Imperial Pilsner realizzata per il birrificio americano Boulevard Brewing Company. Stuart Howe, mastro birrario alla Sharp’s Brewery, coltiva da tempo l’idea realizzare la propria versione di una “Patersbier” trappista; una birra dal contenuto alcolico modesto, che viene bevuta quotidianamente dai frati all’interno del monastero. Una Petite Orval, in breve. E’ dagli inizio degli anni ’90 che Stuart accarezza il sogno di visitare il birrificio di un monastero trappista ma è solamente a giugno del 2010 che, grazie all’interessamento di alcuni suoi conoscenti (vantaggi di lavorare per una multinazionale come la Molson Coors ?) riesce ad ottenere il “permesso” e si reca al monastero per studiare i segreti della Petite Orval assieme Jean-Marie Rock, mastro birrario all’Orval. Sul suo blog trovate anche un’appassionante resoconto a puntate dell’esperienza. Curiosamente, Rock è anche il paese dove ha sede la Sharp’s Brewery, in Cornovaglia. Rientrato a casa, Stuart inizia a lavorare alla ricetta; in ottobre Jean-Marie Rock ricambia la visita e si reca a Rock per benestariare il primo lotto in produzione. La birra viene chiamata Monsieur Rock, e viene commercializzata per la prima volta in dicembre del 2010, nonostante non sia esattamente un prodotto pensato per i mesi più freddi dell’anno. E’ una blonde/golden ale di color giallo paglierino, velato. La schiuma, generosa, è bianca, fine e cremosa, mediamente persistente. Brassata esclusivamente utilizzando il luppolo Saaz (così leggiamo), ha un bel naso complesso e fresco, che include sentori floreali, fruttati (soprattutto arancio), lemongrass e lieviti tipicamente belgi. Il corpo è abbastanza leggero, con una carbonatazione “vivace”, ma in questo caso – dobbiamo dirlo - molto appropriata. In bocca troviamo una bella base maltata (crosta di pane) seguita da note di arancio, limone e lieviti che richiamano l’aroma. Secca e molto beverina, il contenuto alcolico dichiarato (5.2%) è quasi impercettibile: nel finale emerge il Saaz con un bell’amaro erbaceo ed una nota di scorza di limone. Il retrogusto corto lascia il palato molto pulito e già pronto al sorso successivo. Se la presenza del nome “Orval” vi fa pensare subito all’uso dei brettanomiceti siete sulla strada sbagliata; non li incontrerete in questa Monsieur Rock, e resterete probabilmente delusi. Rimane comunque una birra inglese molto pulita che richiama il Belgio soprattutto per la presenza dei lieviti; l’ombra dell’Orval è piuttosto da ricercarsi tra i luppoli, con un bel profilo vegetale che richiama l’Orval più fresca, quella che - introvabile in Italia - porta ancora i profumi del dry-hopping. Comunque buona, questa Monsieur Rock, capace di esaltarsi con piatti di pesce (nel nostro caso, un ottimo trancio di branzino grigliato). Formato: 50 cl., alc. 5.2%, scad. 12/2011.
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english summary:
Brewery: Sharp’s Brewery, Rock, Cornwall, England.
Appearance: hazy pale yellow color, big rocky white head. Aroma: fresh and complex with flowers, citrus (orange) lemongrass and Belgian yeasts. Mouthfeel: light-medium bodied, nice lively champagn-esque carbonation. Taste: a bready malt backbone with citrusy flavors (orange, lemon) recalling the aroma. Dry finish with a beautiful grassy (and lightly zesty) Saaz hops profile. Overall: an exciting collaboration brew between Stuart Howe (Sharp’s) and belgian Jean-Marie Rock (Orval). You’ll be disappointed you’re looking for the typical Orval brett in this brew. This is rather a nice and clean golden ale with a Belgian yeast twist. Very drinkable in spite of a 5.2% ABV. Nothing “to die for”, but a well done and tasty brew. Bottle: 50 cl., 5.2% ABV, bb. 11/2011.
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