E' "l'ammiraglia" del birrificio sardo Barley, guidato dal birraio Nicola Perra; BB10°, ovvero Birrificio Barley e 10 gradi alcolici, per un barley wine che vine prodotto con l'utlizzo di una piccola percentuale (2%) di sapa (mosto cotto) d'uva Cannonau. Segnalo per dovere di cronaca le altre produzioni del birrificio sardo che vedono l'utilizzo di mosto di vino: la BBevò, con sapa da uve Nasco e la BB9 (eccola qui) , con uve Malvasia.
E' lo stesso Nicola Perra a raccontare la genesi della BB10° in un interessante articolo del 2008 di Fermento Birra: i primi esperimenti partono nel 2003, con sapa da uva Nuragu che però non soddisfa completamente il birraio, alla ricerca di un profilo aromatico che ben s'accompagnasse con la birra che aveva in mente. Proprio per questo (aroma) la sapa da Cannonau viene aggiunta a fine bollitura, e le bottiglie riposano per almeno sei mesi prima di essere messe in commercio. Così spiega Nicola Perra la scelta di questo "ingrediente": "è un prodotto tipico che noi utilizziamo per aromatizzare ad esempio il pane durante le festività, quello che noi chiamiamo il pan di sapa. Una volta era lo zucchero dei poveri, si otteneva dalla bollitura del mosto di uve di scarto, non raccolte durante la vendemmia. La nostra sapa è molto ristretta e necessita di una cottura lenta che comporta una riduzione del volume di quasi un quinto. Quando diventa densa come il miele allora è pronta per essere aromatizzata con la scorza di arancia amara. Io poi ottengo la sapa con il mosto del vino del contadino, che utilizza uve più mature perché vuole un vino ancora più corposo."
Riserva (vendemmia) 2010, commercializzata nel 2011, per una bottiglia che ha quindi riposato in cantina all'incirca tre anni. All'aspetto si presenta di color tonaca di frate, opaco, con riflessi ambrati; la schiuma è sorprendentemente generosa, ancora abbastanza fine e cremosa, se si considerano sia la gradazione alcolica che "l'età" della birra. Al naso uvetta, datteri e prugna, mela cotta, zucchero candito, caramello; c'è anche una lieve presenza di sentori di cuoio, ed un discreto carattere di vino liquoroso. Il corpo è "soltanto" medio; pochissime le bollicine, consistenza oleosa, birra avvolgente ed abbastanza morbida che mantiene però un discreto livello di scorrevolezza. Non si tratta certo di una birra che va bevuta a grande velocità, ma che va sorseggiata ed assaporata lentamente, nonostante l'alcool sia molto ben nascosto. Il gusto è dolce e ricalca l'aroma; leggermente ossidata e liquorosa, offre un percorso molto raffinato che si snoda tra prugna, uvetta e frutti di bosco, qualche nota di cioccolato e liquirizia. L'inizio marcatamente dolce è magistralmente bilanciato da lievissime note aspre di amarena, da una leggera acidità ma soprattutto da un bellissimo finale tannico; il palato è asciutto, e si può assaporare un lungo retrogusto di vino liquoroso, caldo e morbido, che lascia completamente soddisfatti.
Il (lungo) ed elaborato processo produttivo si riflette purtroppo sul prezzo di una grande birra che non può certamente essere bevuta con grande frequenza, ma che meriterebbe l'acquisto di un cartone all'anno da mettere in cantina per assaporarne l'evoluzione del corso del tempo. Può essere una straordinaria compagna da dopocena o, come consiglia Kuaska nelle note di etichetta, per "accompagnare al meglio il rinomato bollito misto alla piemontese, contrastare un sapido pecorino e al momento del dessert accrescere il piacere del cioccolato e di dolci alla ricotta".
Formato: 75 cl., alc. 10%, lotto 06-11, scad. 03/2016, pagata 17.00 Euro (beershop, Italia).
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