mercoledì 23 aprile 2014

Birrificio Settimo Aes

L’Aes del  Birrificio Settimo è probabilmente l’unica  “Spéciale Belge” italiana,  ma anche nella madre patria belga non sono moltissime le birre che affollano questa categoria stilistica. Le sue origini  risalgono al 1904, quando la Unie van Belgische Brouwers (oggi Belgische Brouwers, ovvero l’associazione  dei birrifici belgi) organizza un concorso per la creazione di una “nuova” birra popolare che potesse far concorrenza a quelle – sempre più di successo – che verso la fine del diciannovesimo secolo venivano importate da Inghilterra, Germania e Cecoslovacchia. Le linee guida del concorso furono volutamente molto generiche: qualsiasi ingrediente era ammesso, a patto che il contenuto alcolico fosse compreso tra tra il 4 e il 5%. I risultati del concorso vengono resi noti l’anno successivo, nel corso della Exposition Universelle et Internationale di Liegi;  tra i 73 partecipanti, a vincere è la Belge du Faleau della (oggi defunta) Brasserie Binard di  Châtelineau (Hainaut). Una “ambrata” facile da bere che – pare – ben si distinse tra una moltitudine di birre di frumento o ben più “scure” di colore. La Belge du Faleau ottenne un buon successo e molti birrifici si mettono a produrre una “Spéciale Belge di color ambrato, con una buona base maltata, leggermente fruttata e dal finale non eccessivamente amaro”. Nel 1931 arriva la Spéciale di De Koninck, forse ad oggi quella più famosa, che servita nel suo bicchiere chiamato “bolleke” divenne col passare degli anni  “la birra“  di Anversa; la versione – altrettanto famosa – della Palm arriva un po’ più tardi, nel 1928. Tra quelle apparse più recentemente mi piace ricordare la Very Special Belge della Brasserie De La Senne e soprattutto la prima birra-collaborative realizzata negli oltre 150 di storia dalla Brasserie Dupont, che assieme agli americani di Iron Hill decide di fare proprio una Spéciale Belge.  
Il Belgio definisce oggi queste birre uno streekproduct, ovvero “prodotto regionale” e, da quanto leggo, si sta aspettando la delibera della Comunità Europea per ottenere l’Indicazione di Origine Protetta. Dopo la seconda guerra mondiale alcuni birrifici iniziarono anche a produrre la “Dubbel Speciale Belge", una versione più alcolica, fruttata e “caramellosa” della “normale”.  La popolarità di entrambe le “speciali”  venne però progressivamente affossata negli anni dalla diffusione delle lager/pils; ma mentre oggi è ancora abbastanza facile riuscire a bere una “Spéciale Belge”, il discorso si fa molto più complicato per la  defunta “Dubbel Spéciale”: il birrificio  De Glazen Toren dovrebbe essere stato ad oggi l’unico a tentare di riesumarla con la “Cuvée Angelique Dubbel Special”. Questo il breve “excursus” storico reperito in internet da diverse fonti; mi scuso in anticipo per eventuali lacune o inesattezze ma non ho a disposizione il tempo necessario per fare un’approfondita ed accurata ricerca sull'argomento e per verificare l'esattezza delle fonti dei link sopra evidenziati. Eventuali correzioni sono sempre ben accette.
Aes di Birrificio Settimo, dunque: all'aspetto è ambrata e velata, con un modesto cappello di schiuma biancastra, dalla trama fine, cremosa e dalla media persistenza. L'aroma non è particolarmente intenso, ma è comunque molto pulito: s'avvertono sentori di crackers, cereali, miele, caramello/toffee, frutta secca. In bocca è poco carbonata, con corpo medio-leggero ed un buon compromesso tra l'essere scorrevole/watery e mantenere comunque una discreta presenza e morbidezza al palato. Sono le note del malto, del biscotto e del caramello e guidare il percorso, con lievi note fruttate e di miele; se la prima parte della bevuta si mantiene abbastanza dolce, la seconda bilancia il tutto con un virata amara che ospita note erbacee, terrose e di frutta secca. La contraddistingue un ottimo livello di pulizia, caratteristica che sino ad ora ho riscontrato in tutte le birre prodotte da Settimo; dopo due birre (Prius e Prius Exxtra) nelle quali i luppoli erano indiscussi protagonisti, questa Aes rappresenta un'ottima alternativa a chi invece preferisce una birra più equilibrata e con una maggior presenza dei malti. Semplice ma non banale, è ben fatta e facilissima da bere; per una volta potete essere soddisfatti anhe senza i profumi di un abbondante dry-hopping e la sensazione di aver bevuto un succo di agrumi o di frutta tropicale. Coraggiosamente controcorrente.
Formato: 33 cl., alc. 5.7%, IBU 43, lotto 03813, scad. 12/2014, pagata 3.90 Euro (beershop, Italia).

1 commento:

  1. Escursus storico praticamente perfetto. Birra da capire e contestualizzare nella storia antica e attuale. In sostanza birra che comprendono in pochi.
    Croce e delizia di chi intraprende una strada come la mia.

    Nix

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