Alexandre Dumont e Stéphane Meuleman, due ex-compagni d'Università (ingegneria) fondano nel 2007 la Brasserie de Jandrain-Jandrenouille in un'imponente fattoria risalente al diciottesimo secolo chiamata la "Féculerie", probabilmente perché un tempo in quel luogo si produceva la fecola, estraendola dai tuberi. Un birrificio di piccole dimensioni (55.000 bottiglie prodotte l'anno, dichiarano) che però ha da subito suscitato grossi entusiasmi; i due fondatori lavorano anche nella sede europea (a Louvain-La-Neuve) della Yakima Chief, uno dei maggiori produttori ed esportatori di luppolo americano proveniente dalla omonima vallata dello stato di Washington. Rispettivamente, Alexandre è "Business Development Manager" mentre Stephane occupa la poltrona di Senior Vice President of Sales; non c'è dunque da meravigliarsi se i luppoli americani sono stati protagonisti nelle loro (poche) birre prodotte sin da subito ed in tempi non sospetti (2007), prima che il loro uso iniziasse a diffondersi sempre di più tra i birrifici del Belgio. Leggo su quello che è al momento l'unico sito "ufficiale" che l'attività della Brasserie è ora portata avanti esclusivamente da Alexandre Dumont. L'entusiasmo degli esordi è andato un po' scemando nel corso degli anni, con un livello qualitativo delle birre che non si è purtroppo mantenuto sempre costante.
Solamente tre le birre prodotte sino ad ora, più altre prodotte per locali e o per altri birrifici; per una volta, saltiamo le birre "originali", con la promessa di ritornarci al più presto, e partiamo con la Belga Corner, una birra che Jandrain-Jandrenouille produce appositamente per l'omonimo ristorante belga che si trova a San Paolo, Brasile.
Si presenta nel bicchiere di color arancio pallido, opalescente; la schiuma è un po' grossolana, bianca, di buona dimensione ma dalla persistenza molto scarsa. Il naso non è particolarmente entusiasmante, ed offre un bouquet discretamente elegante di arancio e banana, qualche sentori di miele, pane e cereali, leggermente rustico. In bocca è leggerissima, discretamente carbonata, con una consistenza spiccatamente watery che la rende molto scorrevole ma anche un po' sfuggente. Se l'inizio è tutto sommato discreto, con note di pane e cereali, arancio, pera e banana, l'intensità della birra va purtroppo a scemare nel corso della bevuta sino quasi a spegnersi nel finale, dove l'acqua diventa protagonista. Praticamente assente l'impronta caratterizzante del lievito belga, è per lo meno molto dissetante e rinfrescante, grazie anche ad una buona acidità che ben bilancia il dolce della frutta. Una bevuta tutta in discesa, che parte con buone intenzioni ma si indebolisce sempre di più sino a quasi scomparire, senza lasciare un gran ricordo di sé.
Formato: 75 cl., alc. 6.5%, lotto e scadenza non riportati, pagata 6.06 Euro (beershop, Belgio).
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