Ancora un incontro con una beerfirm, ieri in Belgio, oggi negli Stati Uniti. Anche se nel caso di oggi sembra trattarsi di una scelta inevitabile più che di una decisione personale. Ben Fullelove, nato in Inghilterra (Bournemouth) si è trasferito in Texas con i genitori da quando era bambino. E’ titolare dal 2007 del The Petrol Station, un bar con ottima selezione di craft beer a Houston, così chiamato perché situato nei locali che ospitavano in precedenza un distributore di benzina. Homebrewer, ha il sogno dichiarato di aprire un birrificio “prima di aver compiuto 40 anni”. Le leggi della Texas Alcohol and Beverage Commission che regolamentano la produzione e la somministrazione di bevande alcoliche birra non sono molto permissive; ne avevo accennato in questa occasione. Nel caso specifico a Fullelove, che possiede un bar, non è permesso di aprire un birrificio se non dopo aver venduto il bar. Nel 2012 il Petrol Station viene nominato tra i migliori 100 bar americani dove bere birra dalla rivista Draft; il “buzz” mediatico che ne consegue porta Fullelove a conoscere Garrett Oliver (Brooklyn), Greg Koch (Stone) e soprattutto Mikkeller e Gregg Berman di Clown Shoes. E’ proprio quest’ultimo ad assaggiare le produzioni casalinghe di Fullelove ed a convincerlo a contattare la Mercury Brewing di Ipswich (Massachusetts) dove Clown Shoes, altra beerfirm, produce. Considerata l’impossibilità di avviare la propria beefirm in Texas, Fullelove porta le proprie ricette in Massachusetts (a 3000 km di distanza!) e crea il proprio marchio Brash Beer; curiosamente, non può tutt’ora vendere le proprie birre nello stato in cui risiede.
Tutti questi discorsi sono tuttavia già obsoleti, perché nel giugno del 2013 la restrittiva legge Texana sugli alcolici è stata finalmente alleggerita e Ben ha già avviato la progettazione di aprire a Houston la Brash Brewing Co., in un magazzino di 1200 metri quadri ed con un impianto da 30 barili, inclusa una linea per la messa in lattina della birra. Non sarà più necessario vendere il bar. Nel 2013 Ratebeer nomina la Brash come “ Best new brewery” dello stato del Massachusetts.
Di certo Brash non è specializzato in "session beers"; Fullelove dichiara di produrre le birre che a lui piacerebbe bere, ma basta dare un'occhiata a quelle in produzione stabile per rendersi conto che si tratta di birre abbastanza impegnative, che vengono oltretutto proposte nel generoso bomber (65 cl.): c'è Smoglifter, una Imperial Chocolate Milk Stout (10%), Item Nine (IPA, 9%), The Bollocks (Double IPA, 12%), Hot Fuzz, Imperial Porter barricata in botti di Bourbon (11,5%) e Texas Exile, che vado a stappare, una Imperial Brown Sugar Oatmeal Porter (10.5%). Tutte splendide le etichette, disegnate da Ben stesso, che "rappresentano quello che facciamo: sono un po' punk, un po' anti-establishment, con una buona dose di umorismo". Evidente l'autoreferenzialità del nome scelto, "l'esilio texano", di un birraio che è costretto a produrre le proprie birre a migliaia di chilometri di distanza: un poliziotto inglese sorride su di un triciclo mentre passa sorridente davanti ad un gruppo di poliziotti che controllano il confine del Texas. Sembra quasi voler dire: restatevene pure lì all'interno del vostro confine, con le vostre leggi antiquate; noi, qui fuori, ce la stiamo spassando.
E' una birra maestosamente nera, impenetrabile dalla luce: la schiuma beige, fine e cremosa, è di buona grandezza e molto persistente. Il naso offre un ottimo benvenuto, molto pulito ed intenso, con caffè macinato, orzo tostato, lievi sentori di frutta sotto spirito (prugna ed uvetta), fruit cake, alcool e una leggera affumicatura. Non è da meno l'approdo al palato: birra piena, poco carbonata e molto morbida e cremosa, quasi vellutata, avvolgente. Grande intensità anche nel gusto, con una notevole quantità di caffè e di tostature ed intermezzi di caramello, cioccolato amaro e frutta sotto spirito. L'alcool si sente, riscalda e potenzia la bevuta senza eccessi o poco gradevoli estremismi. Non c'è molta complessità, non ci sono molti altri elementi in gioco ma sono pulizia ed intensità a rendere questa Texas Exile un'ottima birra da sorseggiare in tutta calma. Chiude amara di tostature, con una sensazione quasi "polverosa" di caffè macinato, lunghissima, e qualche lieve nota di affumicato e di tabacco. Formato decisamente esagerato, con alcool e prezzo (italiano) che consigliano la condivisione con uno o più compagni di bevuta. L'etichetta recita "ale brewed with coffee" ed il caffè è l'assoluto protagonista di questa birra solidissima, nera come la pece all'aspetto e nel gusto. Non è senz'altro adatta per la colazione, ma decisamente appropriata per un dopocena e per andare a letto con il sorriso stampato sulla bocca.
Formato: 65 cl., alc. 10.5%, scad. 12/2016, pagata 22.20 Euro (beershop, Italia).
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